Dopo il congresso riprendiamo a fare politica
Il congresso del Partito Democratico si è concluso con le primarie del 25 ottobre che hanno sancito l’elezione di Pierluigi Bersani a segretario nazionale: Contestualmente sono stati eletti anche i segretari regionali (Bonaccini per l’Emilia Romagna).
Si è trattato di elezioni vere, nelle quali il risultato (a differenza di quello che accadde per Prodi e per Veltroni) non era affatto scontato. La campagna elettorale ha messo in evidenza differenze significative tra i diversi candidati ed ha avuto anche toni aspri, com’è ovvio tutte le volte che c’è una competizione politica. Ora però è il momento dell’unità, nella battaglia politica difficile che attende il PD, a cominciare dalle elezioni regionali di fine marzo. Così è avvenuto dopo le primarie per la scelta del candidato sindaco di Bologna, per merito dei diversi candidati che si erano fronteggiati.
Prima di archiviare questo episodio importante per la vita politica non solo del PD ma del paese (a quando analoghi congressi “veri” dei partiti che s’identificano nel loror leader, come il PDL, la Lega o l’IDV ?) vorrei fare alcune considerazioni.
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Le primarie sono state assai partecipate, più di quanto si prevedeva (e si temeva) alla vigilia: si tratta quindi di uno strumento che il PD deve continuare ad utilizzare, sia pure senza inflazionarne l’uso, rimuovendo le diffidenze di alcuni leaders come D’Alema.
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Il risultato delle primarie, non molto diverso da quello dei congressi degl’iscritti, dimostra che non va alimentata la contrapposizione tra iscritti ed elettori.
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E’ sperabile che le mozioni congressuali non si cristallizzino in correnti tra cui vengono spartite le cariche nel partito o nelle istituzioni: Bersani ha prevalso ed a lui compete l’onore e l’onere di definire la linea del partito cercando di fare sintesi con le posizioni che si sono rivelate minoritarie ma non irrilevanti.
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Le primarie hanno contribuito a quel rimescolamento di storie e di identità che va proseguito nel confronto e nel dibattito politico: sempre meno, con il passare del tempo, ciascuno di noi dovrà essere definito come ex-qualcosa (DS, Margherita, veltroniano, bindiano, franceschiniano ecc.)
Un primo banco di prova esterno saranno, come detto, le elezioni regionali, ma anche, nella vita interna del partito, il congresso per l’elezione del segretario provinciale, ove io spero che si possa realizzare un ulteriore rimescolamento, senza dare per scontato il successo di un candidato “bersaniano”, chiunque esso sia.
Un’ultima notazione: ero candidato nella lista Franceschini per l’assemblea nazionale e non sono stato eletto. La cosa non mi addolora particolarmente: la dimensione che sento più mia è locale e cittadina, legata al mio Quartiere ed al Consiglio comunale ove continuerò ad impegnarmi a fondo, secondo il mandato ricevuto dagl’ iscritti e dagli elettori.
Paolo