La Finanziaria della Regione e le famiglie
In questi giorni la stampa locale ha dato rilievo alle critiche mosse dal cardinale di Bologna Mons. Carlo Caffarra all’art.42, comma 3 del progetto di Legge Finanziaria della Regione Emilia-Romagna circa l’equiparazione delle diverse forme di convivenza nell’accesso ai servizi. Ho ritenuto opportuno dichiarare la mia opinione attraverso una dichiarazione che è stata ripresa solo in parte da diversi organi di stampa (vedi nella Rassegna stampa) . Credo utile riportare di seguito in forma integrale questa dichiarazione.
Il comma 3 dell’art.42 del Progetto di Legge Finanziaria della Regione estende di fatto alla generalità dei servizi e delle provvidenze erogate da Regione ed enti locali dell’Emilia-Romagna la possibilità di accesso (cioè di presentare domanda) che già al momento è prevista in numerosi casi.
Cito fra tutti, per il suo rilievo, la domanda di accesso all’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica).
Il fondamento che sta alla base di tale provvedimento è il concetto di “famiglia anagrafica”, cioè di nucleo di persone conviventi sotto lo stesso tetto, previsto all’art.4 del DPR n.223/1989.
Ritengo che il problema vero non stia tanto nell’accesso potenziale ai servizi ma nei criteri di priorità che, servizio per servizio, definiscono la concreta possibilità di usufruirne.
Sotto questo profilo condivido le parole del cardinale Caffarra a favore della famiglia fondata sul matrimonio, come riconoscimento di una responsabilità pubblicamente assunta , che merita di essere apprezzata.
Continuo a ritenere ad esempio che il punteggio riservato alle giovani coppie per l’accesso all’ERP potrebbe prevedere per le coppie coniugate, proprio per tale motivo, un riconoscimento specifico, sia pure modesto. Analogamente potrebbe accadere per i prestiti sull’onore indirizzati alle coppie o per il progetto di autorecupero della casa.
Viceversa, sempre per fare un esempio, per i servizi che si rivolgono ai bambini, non è possibile, sempre a mio avviso, introdurre differenziazioni che rappresenterebbero un’ingiusta penalizzazione e discriminazione.
In sostanza occorre prestare la massima attenzione ai diritti ai quali i diversi servizi e provvidenze danno risposta e modulare conseguentemente, in coerenza a principi di evidenza pubblica, i rispettivi criteri di priorità nell’accesso.