Etica pubblica

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 4 febbraio, 2010

 

Villa S.Giuseppe

Villa S.Giuseppe

Come avevo preannunciato, ho partecipato nei giorni scorsi, nei limiti concessi dalla necessità di essere presente in Consiglio comunale, ad un Corso di esercizi spirituali tenuto dai padri gesuiti di Villa S.Giuseppe sotto S.Luca, sul tema “ Gestione del bene comune: la spiritualità ha a che fare con la politica?” . Credo che chi è impegnato in politica abbia più che mai bisogno di momenti di riflessione sulle motivazioni profonde del proprio impegno e sullo stile con cui fare politica.

I brani della Bibbia che hanno guidato la nostra riflessione (eravamo in una dozzina di persone, prevalentemente impegnate negli enti locali ed appartenenti tutti al PD salvo un amico dell’Udc) erano tratti dal Pentateuco e centrati sulla figura di Mosè, e dal Nuovo Testamento.

Vorrei soltanto riprendere le riflessioni dell’ultima giornata, che partivano dalla fine del cap.32 e dal cap.34 del Deuteronomio dove si parla di Mosè che, al termine dei 40 anni di guida del popolo di Israele nel deserto verso la terra promessa, muore in vista della meta senza poter entrarvi direttamente. Mi pare che questi brani si prestino, in modo non strumentale, per qualche suggestione utile a chi sta impegnandosi in politica.

Innanzitutto Mosè non impreca contro il Signore ma ha parole di gratitudine e di benedizione: quanto c’è bisogno oggi di spendere parole buone, di apprezzamento e di riconoscimento reciproco, pur nella contrapposizione sui contenuti, tra chi milita in campi avversi!

Inoltre vorrei mettere in evidenza lo spirito di gratuità di Mosè, che rinuncia di buon grado a partecipare direttamente da protagonista alla presa di possesso della terra ed a vedere il risultato del proprio impegno. Capita sovente che un amministratore (appunto da amministratore e non da padrone della cosa pubblica) goda i frutti del lavoro di altri, dei quali è giusto riconoscere i meriti, anche se di un partito diverso dal proprio. In definitiva in tutto questo possiamo anche vedere, almeno alla lontana, un invito ad un certo distacco dalle poltrone occupate temporaneamente, che deve peraltro accompagnarsi al massimo impegno nello svolgere il proprio incarico, finchè questo dura. Mi paiono questi alcuni principi basilari di un’etica pubblica che mette davvero al centro il bene comune.

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