I limiti della gestione commissariale
Dopo aver apprezzato, in un altro articolo, lo stile del Commissario Cancellieri, non posso fare a meno di sottolineare i limiti insuperabili della gestione commissariale, limiti che non dipendono dal valore personale dei suoi protagonisti ma dalla loro strutturale provvisorietà, dall’assenza di un mandato democratico e popolare e, lasciatemelo dire, dalla mancanza di “mestiere”: un eccellente funzionario non è la stessa cosa di un bravo sindaco o di un esperto assessore.
Parlando di questi tempi con cittadini, esponenti di comitati ed associazioni, dirigenti comunali, ho potuto avere conferma di questi limiti. Alcuni esempi.
- l’astenersi da decisioni strategiche in materia urbanistica (nuovi Piani Operativi, modifica del Regolamento Urbanistico Edilizio, avvio di nuovi Laboratori partecipati ecc.), è corretto dal punto di vista politico-amministrativo, ma comporta un freno ed un ostacolo per lo sviluppo della città;
- l’assenza di indirizzi in materia di politiche per la mobilità, l’energia e l’ambiente condannano la città al piccolo cabotaggio in settori d’importanza fondamentale;
- è stata posta una giusta enfasi sugl’interventi di manutenzione, ma in pari tempo si sono fatte scelte di priorità per le opere pubbliche del programma 2010 senza confronto e partecipazione dei cittadini;
- criticità come quella che riguarda i lavori della nuova stazione alta velocità (via Carracci) non vengono affrontate adeguatamente;
- il sistema del welfare cittadino (oggetto di una riforma mai portata a regime) avrebbe bisogno di energici ed appropriati interventi d’impulso e/o correzione che mancano completamente;
- analogamente il tema dell’emergenza abitativa richiederebbe provvedimenti organici e strutturali e non soltanto provvedimenti su casi singoli;
- la partecipazione langue e non trova riferimenti ed occasioni per esprimersi;
- mi chiedo se anche la decisione sull ‘utilizzo del Palazzo comunale non debba essere assunta da un’amministrazione democraticamente eletta.
Ripeto, sono alcuni esempi ai quali, temo, se ne aggiungeranno altri nei prossimi mesi. Bologna non può attendere ancora un anno per tornare al voto!