La politica al tempo del Commissario

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 4 giugno, 2010

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Annamaria Cancellieri

Indubbiamente i partiti bolognesi ed i loro esponenti vivovno con forte disagio questa lunga ed inedita fase politica, destinata a durare fino alla prossima primavera: essi infatti sono abituati a ricoprire un ruolo di maggioranza (e di governo) o di opposizione, ruoli che sono per definizione assenti di fronte al commissariamento della città.

Non a caso sia il PD che il PdL si sono trovati in sintonia nel manifestare il proprio imbarazzo di fronte a questa situazione, ma mentre il PD rinnova di continuo la richiesta che si possa tornare a votare al più presto, il PdL, con il suo rifiuto in sede parlamentare, lo rende di fatto impossibile.

Quali sono i rischi di questa fase politica?

Innanzitutto quello di una gestione del “giorno per giorno”, che di fronte ai problemi della città, aggravati dalla crisi (stato dei servizi sociali ed emergenza abitativa, per fare due esempi) non è in grado di dare ad essi risposte strutturali ed organiche, dovendosi limitare a portare avanti alcune delle iniziative avviate dall’amministrazione Delbono, con le risorse previste in bilancio, come quella (accompagnata da un’enfasi forse eccessiva) della lotta ai graffiti, scontando comunque, anche in questo caso, incertezze e difficoltà.

A ciò si aggiunge la inevitabile mancanza di decisioni di caratter strategico (aree ex-ferroviarie ed ex-militari) di cui il cittadino non avverte oggi le conseguenze ma che peserà nei prossimi anni in termini di ritardo nella realizzazione della Bologna del futuro.

Si ha inoltre sentore della difficoltà del Comune nel dare riscontro alle innumerevoli domande, bisogni e sollecitazioni che nascono dal  territorio, il che è comprensibile vista l‘assenza di riferimenti partecipativi e di rappresentanza istituzionale come il Consiglio comunale ed i Consigli di quartiere.

Annamaria Cancellieri è certamente consapevole di ciò, tant’è vero che ha preannunciato una serie d’incontri nei 9 quartieri per presentare i bilanci sociali dei quartieri stessi (nati dall’amministrazione Cofferati) e per ascoltare i cittadini.

In effetti si assite ad un fiorire di iniziative di “ascolto”, promosse anche dai quotidiani (Il cantiere delle idee di Repubblica ed il Manifesto per Bologna del Corriere, la Fabbrica del programma dei prodiani) iniziative tutte utili e lodevoli ma che presuppongono l’esistenza di amministratori legittimati dal voto popolare non solo ad ascoltare ma soprattutto a fare sintesi ed a dare risposta sulla base di scelte di priorità.

Ma il rischio principale che stiamo correndo, a ben vedere, è quello che i cittadini bolognesi non avvertano la delicatezza di tale situazione e si abituino a pensare che non è poi così male che la città non sia amministrata dalla politica e che è forse meglio un governo tecnocratico, delegando implicitamente al Commissario ed alla macchina comunale la gestione della città. Se democrazia significa letteralmente “governo del popolo” ed il popolo non ci tiene più ad esercitare tale diritto, allora siamo di fronte ad un deterioramento della coscienza civile perchè si sta buttando via con l’”acqua sporca” della cattiva politica, il “bambino” della partecipazione democratica.

Naturalmente di tutto questo non ha colpa il Commissario, che cerca di fare bene il proprio difficile mestiere, incoraggiato dalla buona stampa che accompagna il suo lavoro.

E che fa il PD, che porta la responsabilità oggettiva della situazione che si è venuta a creare?

Il PD ha promosso 9 incontri nei quartieri, dal 29 aprile al 29 maggio, che hanno visto il coinvolgimento dei segretari e comitati di circolo e degli ex-consiglieri di quartiere, sotto il coordinamento di 4 gruppi tematici formati da ex-assessori, ex-presidenti di commissione comunale e rappresentanti dell’esecutivo provinciale uscente e dei Forum. In questi incontri è stata fatta una ricognizione dei problemi e dei nodi presenti sul territorio, indicando per ciascuno di essi le soluzioni e le azioni da perseguire. Il rapporto (per scaricare clicca su 9-proposte-da-bologna)  è stato presentato alla cittadinanza nel corso di un’iniziativa svoltasi il 29 maggio scorso.

La stampa (Repubblica in particolare) ne ha dato conto come di un’iniziativa ispirata ad una critica del lavoro del Commissario. Sono testimone diretto (per avere fatto parte del gruppo di coordinamento) della capziosità e della tendenziosità di tale interpretazione.

Piuttosto è vero che quanto è emerso potrà servire da un lato per indirizzare e stimolare il lavoro del Commissario (a partire dalla sua visita nei quartieri), dall’altro per l’organizzazione di autonome iniziative del PD per la mobilitazione dei suoi iscritti e dei cittadini. Inoltre il materiale raccolto rappresenta un contributo alla definizione del futuro programma elettorale per la città e per i quartieri del PD e della coalizione di centrosinistra, che potrà trovare arricchimenti fin dall’imminente Congresso provinciale e dalle feste dell’Unità e di cui il candidato sindaco sarà chiamato a fare la propria personale sintesi.

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