Intervento di presentazione della mozione Licciardello

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 5 giugno, 2010

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Piergiorgio Licciardello

Cari compagni e cari amici, questo primo congresso provinciale è un passaggio di grande
importanza per la vita del nostro partito e per il suo futuro, ed anche, conseguentemente, per la
nostra città.
Abbiamo corso il rischio di un congresso “bulgaro”, con un solo candidato, senza quel confronto e
quel dibattito franco che è il “sale” della democrazia. Gl’iscritti che stanno partecipando ai congressi
di circolo non sono molti. Pensiamo quanti in meno sarebbero stati se non ci fosse stato da scegliere tra due candidati…..
Con la sua candidatura Piergiorgio Licciardello rende quindi un servizio prezioso al PD, alla sua
democrazia interna e, in definitiva anche a Raffaele Donini, che gli dovrebbe essere grato per
questo motivo.
Nel PD bolognese , in questi anni, c’è stata paura del confronto, temuto come motivo di divisione.
Ma come può accadere questo in un partito come il PD che ha nel proprio DNA la diversità di
culture e tradizioni politiche ?Non è questo un sintomo del malessere di un partito che teme la
dialettica, anche quando questa non produce lacerazioni e divisioni insanabili, come sta avvenendo
in questo bel dibattito congressuale?
C’è stata spesso, in questi anni, una tendenza all’unanimismo (che non coincide con una giusta
tensione all’unità), volta alla ricerca di candidati unici (anche la candidatura di Donini, al di là della
sua genesi, ha questa caratteristica, appoggiata com’è da esponenti di vertice di tutte le aree del
partito, che vanno da Campagnoli a Mumolo).
Lo dico in modo netto: quelli tra i presenti che sono contenti di come è stato il PD in questi tre anni
possono votare tranquillamente per Donini, visto che è stato vice-segretario del partito e che ha
condiviso tutte le decisioni della classe dirigente senza dare mai esplicitamente alcun segnale di
dissociazione o di critica.
Se invece pensate che il PD abbia commesso diversi errori e che sia giunta l’ora di cambiare, allora
dovreste scegliere Piergiorgio Licciardello.
Alcuni di questi errori io vorrei ricordarli:
-la scelta delle candidature istituzionali a livello nazionale e regionale è stata fatta al vertice, senza
consultare la base (ed i risultati si sono visti….)
-dopo la entusiasmante e vittoriosa campagna elettorale di Cofferati, il partito si è completamente
appiattito sulle scelte del Sindaco, con un sostegno acritico, nonostante una gestione
dell’amministrazione, solitaria e carente di partecipazione e di rapporto con la città (che solo ora si
riconosce), fino al suo improvviso abbandono, ed alla revoca, con motivazioni contraddittorie,
dell’impegno preso con i bolognesi.
-e che dire della scelta “dall’alto” della candidatura di Delbono, di cui non si potevano ignorare le
opacità, legittimandola con primarie pilotate. Gli esiti si sono visti: la città commissariata per oltre
un anno, la politica estromessa e delegittimata (i danni di questa situazione sono incalcolabili, non
solo per la vita della città, ma anche per il deterioramento della sua coscienza democratica, dal
momento che si sta affermando l’idea che sia meglio affidare il governo della città ad un onesto
funzionario piuttosto che a propri rappresentanti scelti attraverso il voto popolare)
-abbiamo perduto nel 2009 comuni simbolo come Marzabotto, molte migliaia di voti alle ultime
elezioni regionali, (altro che “tenuta”) e molti iscritti.
E’ quindi necessario un cambiamento, non dell’identità del partito, definita chiaramente dal
Manifesto dei Valori e dal Codice Etico, ma nell’essere coerenti con questa identità, nello stile, nei
comportamenti, rivedendo ed eliminando certe liturgie e le espressioni stereotipate e tranquillizzanti
che narcotizzano il PD. Questo il rischio che corriamo: non essere più un partito di lotta e quando si
perde il governo delle amministrazioni (come ora a Bologna) rischiare l’irrilevanza politica.
Dobbiamo ricominciare a dire le cose con prontezza e tempestività, con nettezza e chiarezza e,
soprattutto, dobbiamo ricominciare a fare le cose che diciamo.
Da questo punto di vista, se si analizzano i programmi dei candidati, come espressi nelle rispettive
mozioni, notiamo che è giusto parlare dei temi che stanno a cuore alla gente (welfare, scuola,
occupazione, territorio e ambiente, mobilità) ma dobbiamo anche parlare dei problemi del partito,
affrontarli e cercare di risolverli.
Circa le proposte programmatiche non si trovano contrasti o differenze sostanziali tra i due
documenti, che possono rappresentare la base del prossimo programma elettorale del PD per
Bologna.La mozione Licciardello è tuttavia più chiara, immediata e comprensibile. Questi i titoli
dei suoi cinque capitoli: Bologna città metropolitana, Oltre la crisi,idee per il rilancio dell’economia,
Welfare e coesione sociale, Per una reale sostenibilità-pianificazione territoriale e mobilità, Scuola e
formazione base della giustizia sociale e dello sviluppo.
E a questo proposito vorrei aggiungere qualcosa per confermare i rischi che la politica, la
partecipazione democratica ed i partiti che la animano, come il PD, stanno correndo in questo
momento nella nostra città.
Se avete letto i giornali in questi giorni avrete visto che è tutto un fiorire d’iniztive di ascolto e di
proposta: l’Officina delle idee di Repubblica, il Manifesto per Bologna del Corriere ed anche la
Fabbrica del programma.
Tutte queste iniziative, di per sé lodevoli, sottendono una sfiducia nei partiti come luogo di
confronto democratico, radicato nel territorio e fra la gente, capace di elaborazione di idee e di
programmi.
Dobbiamo reagire con forza, meglio che in passato a questa deriva. Noi idee e proposte ne abbiamo
e riusciamo anche a realizzarle come provano il Parco di S.Donnino inaugurato domenica scorsa e
Bella Fuori che sarà inaugurata il 13 giugno. Questi sono i frutti della buonba politica e della
partecipazione democratica che dobbiamo rivendicare con orgoglio, con l’impego ad un ulteriore
miglioramento della nostra azione ed iniziativa politica.
Per quanto riguarda le proposte per la vita interna del partito, vorrei ricordare che lo stimolo alla
discussione partì dal documento “Un nuovo PD per Bologna” presentato alcuni mesi orsono da
Licciardello ed altri. Questi i temi affrontati allora e ripresi oggi nella mozione
Licciardello:composizione degli organismi dirigenti (meno pletorici) e rispetto del ruolo della
direzione e dell’esecutivo, funzione dei circoli e dei Forum che sono una risorsa del partito e che
debbono contare assai di più che in passato, primarie e selezione delle candidature per competenza e
merito, necessità di investire nella formazione alla politica, rapporto tra partito ed eletti nelle
istituzioni. Donini ha recepito in parte queste proposte, ma ci sono forti dubbi che riesca a
realizzarle, perchè sarà condizionato da molti dei suoi “grandi elettori” (basta vedere quanto ha
dichiarato Campagnoli di fronte al giusto rifiuto di Donini di un’apertura a Guazzaloca: “devi
imparare a fare politica”; e basta vedere in tema di primarie le opinioni diverse tra i suoi
sostenitori).
Insomma Donini è persona rispettabile e probabilmente è bene intenzionato quando ammette che
serve un cambio di rotta, ma Licciardello è più credibile nel suo impegno per il cambiamento e per
l’innovazione e, se anche non vincesse il Congresso sarebbe una sentinella attenta del cambio di
rotta e della discontinuità che anche Donini a parole auspica. Non si tratta di alimentare una cultura
del sospetto: anche nel recente episodio della decisione della Presidente della Provincia di non
sostituire i due assessori che a pochi mesi dalle elezioni hanno fatto la scelta di smentire l’impegno
assunto, emigrando in Regione, mentre Licciardello ha preso le difese della Draghetti, Donini ha
detto che avevano ragione un po’ tutti, dimostrando di non avere il coraggio di opporsi alle logiche
che hanno dominato il partito in questi anni, anche perchè, quando lo trovasse, verrebbe richiamato
all’ordine.
E’ vero: Piergiorgio Licciardello non è molto conosciuto e non ha una lunga storia politica alle
spalle (è entrato nel partito alla sua fondazione), ma è giovane ed in questi mesi ha dato buona
prova di sé come segretario del PD a S. Stefano. Non è un professionista della politica (ma il PD
non aveva detto che era aperto alla società civile?). E’ un dirigente d’azienda sposato e con tre figli,
vive del suo lavoro e non soffre quindi dei condizionamenti che ha chi vive della politica. Ha fatto,
come chi lo sostiene, una scelta coraggiosa di cui va dato atto, senza preoccuparsi della propria
carriera.
Sono in gioco (non sembrino parole troppo grandi) verità e libertà: perchè nel PD ciascuno deve
essere messo in grado di esprimere liberamente e con verità le proprie opinioni, senza dover temere
per questo ostracismi od emarginazioni, con il diritto di essere giudicato soltanto per ciò che dice e
per il proprio modo di stare nel partito e nella società.
Più Licciardello avrà consensi, più si darà un chiaro e forte segnale della domanda di cambiamento
e di discontinuità e della volontà del partito di ripartire con nuovo slancio , pur nella fedeltà ai
principi ispiratori che hanno portato alla nascita del PD ed in cui tutti noi crediamo.
Può sembrare un paradosso ma il modo migliore per permettere a Donini, se sarà eletto segretario,
di fare ciò che dice, è votare Piergiorgio Licciardello.

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