Ed ora avanti con le primarie!
Dopo la sospensione causata dalla dolorosa rinuncia di Maurizio Cevenini, è ripreso dal 19 novembre il percorso delle elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco di Bologna del centrosinistra. Quello è stato anche il giorno in cui l’assemblea cittadina del PD ha preso atto della rinuncia di Andrea De Maria ed ha scelto Virginio Merola come candidato espresso da questo partito.
Ora Merola dovrà raccogliere (entro il 10 dicembre) le 1500 firme che gli consentiranno, il giorno successivo, di essere formalmente accreditato dal Comitato per le primarie, insieme ai civici Amelia Frascaroli (che ne ha già raccolte circa 3300) e Benedetto Zacchiroli, come candidati alle elezioni primarie che si svolgeranno il 23 gennaio 2011.
In parallelo alla campagna elettorale per le primarie, il PD darà seguito al percorso per l’elaborazione del proprio programma elettorale, da proporre a chi risulterà vincitore delle primarie stesse: dopo gli Stati generali della cultura ed altri incontri tematici, sono previste iniziative sul welfare, sull’economia ed il lavoro, sulla città metropolitana, sull’urbanistica e le infrastrutture.
Fatta questa lunga (e, credo, necessaria) premessa, vorrei esprimere qualche valutazione di carattere politico.
Innanzitutto per confermare ancora una volta la mia condivisione della scelta operata dal gruppo dirigente del PD bolognese di affidare ad elezioni primarie di coalizione, aperte e non blindate, la scelta del candidato sindaco del centrosinistra.
Questa scelta (prevista anche dallo Statuto del partito) nasce, in un contesto locale e nazionale di delusione e sfiducia dei cittadini nei confronti della politica, dalla volontà di ricucire tale rapporto affidando ai cittadini stessi la designazione del candidato sindaco e dalla convinzione che siano proprio gli elettori (iscritti e non ai partiti) coloro che sanno scegliere il candidato migliore, ammettendo implicitamente che tale compito non può essere svolto adeguatamente dai gruppi dirigenti dei partiti (i famosi “caminetti”), come dimostrano le ultime esperienze in materia, a Bologna e altrove.
In realtà tale convinzione non si è ancora pienamente affermata all’interno del PD (non parliamo poi del centrodestra dove le decisioni vengono prese a Roma, ma anche degli altri partiti del centrosinistra, alcuni dei quali attendono l’esito delle primarie per contrattare con il candidato Sindaco le condizioni del loro sostegno elettorale). C’è infatti chi ritiene ancora che il PARTITO (ma chi o quale dei suoi organismi?) abbia il diritto e la capacità di scegliere in autonomia il candidato ritenuto più idoneo, senza comprendere che nell’attuale contesto politico ai partiti è richiesto innanzitutto, in atteggiamento di umiltà, il compito di ascoltare le richieste della città, di elaborare programmi capaci d’interpretarle, di promuovere la partecipazione e l’impegno delle migliori energie e risorse disponibili (proprie e della società civile).
E le primarie rappresentano, da questo punto di vista, il mezzo e lo strumento più idoneo per ristabilire quella che il segretario Donini ha definito la “connessione sentimentale” con la città.
Certo, come tutti gli strumenti, anche le primarie hanno bisogno di essere “suonate” con perizia per poter produrre una piacevole melodia e non una serie di suoni disarmonici. Ciascuno deve fare la sua parte: il direttore d’orchestra (i partiti), gl’interpreti (i candidati) ed il pubblico (gli elettori).
Mi sembra che dopo un inizio di percorso sofferto e travagliato ora ci siano le condizioni perchè le primarie possano esprimere la loro valenza positiva.
I partiti (il PD in primo luogo) si sono dati delle regole sul cui rispetto si dovrà esercitare il necessario controllo.
I candidati (tre salvo improbabili sorprese dell’ultim’ora) sono in campo. Sono pochi ? Sono inadeguati ? Si deve comunque prendere atto che, tra i candidati civici, chi voleva farsi avanti avrebbe potuto farlo, seguendo l’esempio di Amelia e Benedetto. Ai candidati civici, in particolare, è affidata una funzione assai importante che è quella di coinvolgere e rappresentare ambiti della società che non si riconoscono nei partiti e che rimarrebbero lontani da elezioni monopolizzate dalla politica e dai suoi linguaggi e rituali.
C’è poi l’unico candidato espresso dal PD, al termine di un cammino non privo di tensioni. A questo riguardo ecco ciò che penso.
Il candidato unico non si va a cercarlo. Se esiste (per la sua autorevolezza e rappresentatività) si afferma da solo come tale (era il caso di Cevenini). La preoccupazione dei dirigenti nazionali e locali del PD riguardo a due candidature di partito credo fosse motivata non tanto dal timore di avvantaggiare in tal modo un candidato civico, ma dal sospetto che ciò avrebbe impegnato tutte le energie del partito in un’accesa ed autoreferenziale competizione interna, iscritto per iscritto, circolo per circolo, invece che in uno sforzo di dialogo e di apertura a tutta la città. Mi auguro che la rinuncia di De Maria sia frutto, come lui stesso ha dichiarato, di un sincero riconoscimento delle maggiori possibilità di Merola, per il suo profilo personale, di mettersi in sintonia con la richiesta che viene dalla città. E’ questa una delle tante prove di maturità che le primarie impongono. Vedremo nei prossimi giorni se sarà superata positivamente.
Al pubblico infine, cioè agli elettori, è chiesto di partecipare, di esprimere domande, esigenze, opinioni, di valutare le risposte e le proposte dei candidati e, infine, il 23 gennaio prossimo, di recarsi alle urne in gran numero. E’ evidente che questo dipenderà in larga misura dalle capacità dei candidati, dalla loro disponibilità al confronto e dalla efficacia della loro presenza: il Comitato per le primarie dovrà, mi auguro, organizzare in accordo con i candidati, numerosi incontri generali o tematici nelle diverse parti del territorio comunale. Ma poi ogni candidato assumerà individualmente le iniziative più idonee ad incontrare i cittadini, soprattutto, penso, quelli esterni al perimetro dei partiti. Detto questo mi auguro che i cittadini stessi, almeno quelli che rappresentano il potenziale bacino elettorale del centrosinistra, concedano un’apertura di credito e si mostrino indulgenti nei confronti di un processo democratico che non conosce alternative se non quella di accettare che siano altri a decidere l’amministratore di quel grande condominio che è Bologna.
Ed ora vorrei dire qualcosa a proposito dei candidati, che conosco personalmente sia pure in misura diversa.
Ho avuto modo di collaborare con Benedetto Zacchiroli quando faceva parte dello staff del sindaco Cofferati, con l’incarico di seguire le relazioni internazionali. Per le sue conoscenze e per il suo profilo “creativo” lo ritengo capace di rappresentare le idee ed i punti di vista di un mondo giovanile, assai significativo ed importante per la città.
Conosco Amelia Frascaroli da tanti anni ed ho per lei e per la sua famiglia grande stima ed amicizia. Per la sua storia personale e professionale sa interpretare bisogni ed istanze della parte più umile della società bolognese (vecchie e nuove povertà, immigrati ecc.) ed è portatrice di proposte e di esperienze sulla riforma del welfare cittadino. Il suo valore aggiunto è quello di essere donna, in una politica ancora declinata prevalentemente al maschile. La sua campagna per la raccolta delle firme ha manifestato l’esistenza di una vasta rete di relazioni ed ha espresso una dimensione della politica, domestica, quotidiana e non di professione. Ho firmato per la sua candidatura.
Ho direttamente apprezzato la competenza di Virginio Merola come amministratore nei cinque anni durante i quali era Assessore all’urbanistica ed alla casa della giunta Cofferati ed io ero Presidente della sua Commissione consiliare di riferimento. Sono stati anni nei quali Bologna si è dotata di una buona strumentazione urbanistica. Alle elezioni primarie del 2008, quelle che incoronarono Delbono, già prescelto dagli organi dirigenti nazionali, regionali e locali del PD, gli ho dato il mio voto ed il mio sostegno. Ho votato per lui all’interno dell’assemblea cittadina del PD che ha determinato la rinuncia di De Maria.
Per la conoscenza che ho dei candidati, ho fiducia che le primarie bolognesi potranno essere davvero una grande prova di democrazia e propiziare un’affermazione del centrosinistra alle “secondarie” della prossima primavera. Queste mi paiono le condizioni da garantire:
• Competizione leale tra diversi profili personali e programmatici, che punti innanzitutto alla valorizzazione delle idee e dei valori in cui si crede, più che alla critica di quelli altrui, non dimenticando mai che il vero avversario (avversario, non nemico) è il centrodestra.
• Massimo impegno per parlare alla città, prima ancora che ai propri iscritti e per conquistare in particolare l’area degli scontenti e dei potenziali astenuti.
• Attraverso il confronto dialettico arricchire il proprio profilo programmatico e migliorare la propria capacità di ascolto e di comunicazione.
• Allargare la partecipazione e suscitare entusiasmo e mobilitazione.
• Libertà di voto al di là delle appartenenze di partito.
Se sapremo vivere così le primarie, qualunque ne sarà l’esito, si realizzerà attorno al vincitore, quella unità che è condizione necessaria per vincere le prossime elezioni al comune di Bologna.
Ed io per chi voterò il 23 gennaio?
Forse deluderò la vostra curiosita ma non ho ancora preso una decisione, incerto tra Amelia Frascaroli e Virginio Merola. Parteciperò attivamente alla campagna elettorale ascoltando i candidati ed offrendo loro i contributi programmatici che derivano dall’esperienza maturata in Consiglio comunale dal 2004 ai primi mesi di quest’anno.
Questo non è il momento dei tifosi ma dei cittadini attenti e responsabili.
Commenti dei lettori
Da cittadina che ha contribuito alla fondazione del PD penso sia necessario, in nome del pluralismo interno e della partecipazione, sostenere un candidato che rappresenti questi valori e che possa rivitalizzare il desiderio di molti cittadini a partecipare alla vita pubblica. Capisco la scelta del candidato unico del PD, ma non la condivido perchè non è funzionale nè al progetto di PD in cui ho creduto, nè alle primarie, che rischiano di diventare un plebiscito. Per questo ho pensato di sostenere Amelia Frascaroli, anche se anch’io ho apprezzato il lavoro svolto da Merola come amministratore.