Dopo i referendum sul servizio idrico
Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 15 giugno, 2011
L’esito dei referendum rappresenta un messaggio chiaro ed inequivocabile, anche per le concrete ricadute di carattere politico e normativo, per quanto riguarda nucleare e legittimo impedimento.
Più complesso appare il discorso per quanto concerne il servizio idrico.
Sul Corriere della Sera di ieri è comparso un articolo di Massimo Mucchetti, sostenitore del NO, che mi sembra interessante sotto questo profilo e che vi consiglio di leggere cliccando su dopoilreferendum
Tag:Acqua, Referendum
Commenti dei lettori
Paolo l’articolo messo è sicuramente molto interessante anche se non mi trova molto d’accordo. Io penso che aver votato sì anche ai referendum sull’acqua sia il modo migliore per risolvere quelle problematiche rilavate nell’articolo. Poi so bene che tutti i referendum abrogativi non creano mai delle legge buone ma servono solo a dare un indirizzo. Visto che ci troviamo in una situazione 1991 voglio pensare che il governo ascolti i referendari e corregga la legge nel senso che viene auspicato. Il che secondo me non vuol dire rinunciare alla gara pubblica e non far sì che ci partecipino società a capitale sia pubblico che privato. Però ci sono anche società completamente pubbliche che il loro lavoro lo svolgono bene e che devono poter partecipare alle gare. Se però non fosse passato il referendum da qui a fine anno si sarebbe arrivati alla cessione di quote ai privati nelle azinde a capitale misto o anche in aziende completamente pubbliche. E questo sarebbe stata una svendita con nessun guadagno per noi cittadini. Per quanto riguarda l’obbligo della remunerazione del capitale investito sono nettamente contrario perchè di fatto c’è sempre la remunerazione ma nessuno investe. E di questi casi ne conosciamo troppi. Io vorrei rammentare che gli investimenti grossi in questo paese sono fermi da troppo tempo: l’ultimo grande investimento, pagato da noi tra l’altro, è la rete Alta Velocità. Per il resto vedo che tante società sono gestite da privati che però non investono (Autostrade per l’Italia per dirne uno). Oppure ci ritroviamo con casi di privatizzazioni/svendite (uno su tuti: Alitalia) dove chi ha comprato si è trovato il capitale pagato da noi cittadini e alla fine prenderà i soldi e se ne andrà da qui a qualche anno. E questo perchè i nostri imprenditori sono famosi per una sola cosa: non hanno un euro e quindi difatto i capitali gli mettono sempre le nostre banche. L’ultimo caso è la vicenda Parmalat-Lactalis dove nonostante una banca si fosse dichiarata disponibile ad una cordata non si è neanche risciuti a farla (giusto per far capire anche quanto amano rischiare certi nostri imprenditori). Al di là di questa piccola divagazione mi premeva sottolineare come i servizi pubblici locali siano monopoli e che se gli affidi a privati se non c’è un vero controllo (e in Italia di authority funzionanti forse c’è solo quella per l’energia) i risultati sarebbero gli stessi che ottieni affidandoli ad un ente pubblico con la differenza che il privato non può rimetterci e quindi noi cittadini paghiamo sempre di più (è come chiedere ad un privato di investire nel traposrto regionale ferroviario: se i soldi non li dà la regione quello o triplica i prezzi oppure chiude per fallimento in 5-6 mesi). Per questo ci vule un’Authority seria e poi bisogna ripartire con gli investimenti pubblici. Ci vorrà quel che ci vorrà ma non abbiamo scelta perchè se anche le banche italiane o le società estere volessero investire tu gli devi far rientrare al 100% dell’investimento e poi loro vorranno tariffe per cui hanno un guadagno significativo (insomma le bollette saranno ultrasalate). Quindi tanto vale che gli investe lo Stato Italiano perchè la rete è di tutti noi e quindi è normale e ovvio che siamo noi a tassarci per ammodernarla (in fin dei conti così è stato sia per la rete ferroviaria che pe tutte le opere infrastrutturali recenti e lontane).
Grazie caro Lorenzo, per questo tuo interessante contributo che condivido in buona parte.