La primavera araba vista da credenti
Qualche sera fa ho partecipato, presso il Centro di cultura islamica di via Pallavicini, ad uno dei periodici incontri, che si svolgono ormai da diversi anni, tra un gruppo di cattolici bolognesi guidati da mons. Stefano Ottani, ed un gruppo di fedeli islamici guidati dal Presidente del Centro.
Mentre gl’incontri svolti in passato avevano al centro temi di carattere religioso, sui quali vivere occasioni di dialogo, di confronto e di conoscenza reciproca, l’incontro dell’altra sera sperimentava la possibilità di discutere delle grandi questioni quotidiane a partire dalla fede ed aveva come tema i moti popolari (la cosiddetta “primavera araba”) che interessano ormai da mesi alcune delle repubbliche “ereditarie” (evidente ossimoro) del nord Africa (Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Yemen).
Per i cristiani l’autorità non s’ impone con la forze delle armi ma, sull’esempio di Gesù, si afferma attraverso il servizio ed il dono di sè. Anche i fedeli del Centro islamico hanno testimoniato il rifiuto della violenza, del terrorismo e del fanatismo religioso
Ma non è semplice dimenticare gli aspetti politici, sociali ed economici che sono alla base della crisi di quei regimi corrotti ed autoritari (come hanno denunciato gli amici musulmani), sostenuti ed accreditati per ragioni d’interesse economico fino a ieri (e, in qualche caso ancora oggi) dalle potenze occidentali, incapaci di una iniziativa politica (prima ancora che militare) che legittimi e riconosca nuove leadership democratiche in quei paesi, leadership che, peraltro faticano ad emergere e ad affermarsi.
Un ruolo importante sembra quello dei Fratelli Musulmani, che, secondo mons. Ottani potrebbe essere simile a quello svolto dall’Azione Cattolica in Italia negli anni del fascismo e della nascita della nostra repubblica.