Qualche riflessione su ISEE e dintorni.
Sempre nell’attesa (finora delusa) di novità regionali sul fronte dei ticket, ne approfitto per qualche informazione-riflessione sull’ ISEE, che Errani e Lusenti hanno dichiarato di voler superare con nuovi criteri per determinare l’accesso e le quote di contribuzione a prestazioni e servizi.
Il principale punto di forza dell’ISEE risiede nel suo carattere generale, cioè nel fatto che le sue modalità di calcolo sono valide a livello nazionale, anche se (vedi sopra) gli Enti erogatori si servizi e prestazioni hanno la possibilità di “fissare ulteriori criteri e un nucleo familiare ristretto rispetto a quello standard”, ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali agevolate e della determinazione della quota di contribuzione a carico dei richiedenti.
Inoltre anche il fatto che l’attestazione ISEE venga rilasciata da un ente (Centro di assistenza fiscale o sede o agenzia INPS) offre maggiori garanzie di veridicità rispetto ad una semplice autodichiarazione, benchè il suo calcolo parta da una dichiarazione sostitutiva compilata dall’interessato, che contiene tutti gli elementi necessari al calcolo stesso. Ciò richiede pertanto l’effettuazione di “controlli formali sulla veridicità dei dati e i controlli di tipo sostanziale, a cura degli Enti erogatori, dell’INPS e della Guardia di Finanza, compresi quelli da effettuare direttamente presso gli Istituti di credito o altri intermediari finanziari”, effettuati a campione (sarebbe opportuno a tale riguardo dare evidenza al numero dei controlli effettuati ed ai risultati di tali controlli, in modo da incentivare la veridicità delle dichiarazioni sostitutive).
Un punto di debolezza dell’ISEE consiste nei costi non indifferenti a carico della finanza pubblica, connessi ai contributi da riconoscere ai centri che effettuano il calcolo e che rilasciano l’attestazione.
La messa a punto di un indicatore diverso e più equo dell’ISEE, non può che confrontarsi con le modalità di calcolo di tale indicatore, e con i parametri che contribuiscono a determinarne il valore, vale a dire da un lato il mix dei redditi IRPEF, dei proventi IRAP, del patrimonio mobiliare ed immobiliare che concorrono, con le franchigie previste, a definire la condizione reddituale, dall’altro gli aspetti della condizione familiare presi in considerazione, ed i “pesi” attribuiti ad essi che determinano il valore della scala di equivalenza.
A Parma, per esempio, è stata fatta la scelta di elaborare un “coefficiente correttivo a misura di famiglia”, denominato “quoziente Parma”, in grado, secondo quell’ amministrazione, di rendere più eque ed omogenee le tariffe del Comune.
A tale scopo non è stato toccato l’ISEE, in base al quale viene determinata la tariffa del servizio.
A tale tariffa viene poi applicato uno sconto che deriva dal rapporto tra valore della scala di equivalenza dell’ISEE e valore di una nuova scala di equivalenza, decisa dal Comune, che sostanzialmente aumenta i pesi attribuiti ai componenti del nucleo familiare, distinguendone anche l’età, la condizione lavorativa, il grado di invalidità e prevedendo anche un punteggio per l’affidamento familiare.
E’ chiaro che sia l’algoritmo di calcolo dell’ISE ( Indicatore di situazione economica), sia (ed ancor più) la scelta dei parametri per misurare il “carico familiare” attraverso la scala di equivalenza, rispondono a criteri soggettivi e discrezionali.
Una proposta possibile per verificare l’equità del sistema ISEE e per apportare ad esso modifiche ed adattamenti nel senso di una maggiore equità, potrebbe essere quella di affidare al Settore Programmazione, che dispone di una considerevole banca dati di attestazioni ISEE , l’analisi di una serie di situazioni reddituali e di composizioni famigliari con i relativi valori ISE ed ISEE, tentando una valutazione qualitativa e di “buon senso” finalizzata all’ individuazione (peraltro, si ribadisce, affetta da inevitabile sensibilità soggettiva) di eventuali situazioni di “iniquità” relativa, da correggere con una modifica del sistema.
Commenti dei lettori
a me pare che tutte queste possibili mini-calibrazioni siano totalmente schiacciate da un aspetto che sta a monte di tutto: si ragiona solo su redditi dichiarati e su beni regolarmente intestati ! E l’evasione ? Possiamo stare anni a inventarci tutte le formule che vogliamo e migliorare l’equità ISEE del 5%, del 10%, di quanto vuoi.. ma finchè l’evasione è ai livelli italiani mi pare che migliorare ISEE & affini sia, passami l’esagerazione, sostanzialmente trascurabile.
E’ vero, caro Matteo. I due aspetti non sono alternativi tra loro, anche se è vero che è molto (?) più facile esercitarsi sui redditi e sui capitali accertati che su quelli (ingentissimi) sottratti al controllo pubblico.