Ma ci possiamo fidare delle agenzie di rating ?

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 15 gennaio, 2012

standard1Di fronte al declassamento da parte di Standard&poor’s del debito sovrano dei paesi di mezza Europa, tra i quali l’Italia, arretrata di ben due posti, si ripropone con forza il giudizio sull’attendibilità delle agenzie di rating (come, oltre alla citata, Moody’s e Fitch).

Non sono un’economista ma provo a dire le ragioni del mio scetticismo.

Senza pensare a pregiudizi di carattere politico-economico, mi sembra che le agenzie non valutino aspetti oggettivi e misurabili delle condizioni economico-finanziarie dei soggetti sottoposti a valutazione (stati o imprese) ma si basino su previsioni del rischio di investimento nei titoli di tali soggetti, previsioni per definizione soggettive e discrezionali (nel caso dell’Italia sembra aver pesato non un giudizio sulla manovra del governo Monti ma sulla supposta precarietà del consenso politico parlamentare di cui il governo godrebbe.

Anche la scala di misura che le agenzie adottano (diversa da agenzia ad agenzia e che mi ricorda, per analogia, i voti dei professori a scuola - 5+, 6– ecc.) non ancorata a parametri trasparenti, mi pare non deponga a favore della trasparenza ed oggettività dei giudizi.

Non sarebbe meglio definire un sistema di valutazione riconosciuto e condiviso, basato su una serie di indicatori misurabili come il rapporto deficit/PIL ed altri di cui gli economisti dispongono, magari considerati anche nella loro evoluzione nel tempo, e su questo basare il voto di sintesi?

Ho una qualche consocenza dei sistemi di certificazione ISO, EMAS ecc, sulla qualità, sull’ambiente, sulla sicurezza . e delle società che li applicano: anche in questo caso sono possibili valutazioni non corrette ma almeno esistono procedure definite da organismi ufficiali a cui ci si deve attenere rigorosamente. Possibile che non si possa, anche in economia, fare qualcosa di meglio?

Commenti dei lettori

Caro Paolo, penso proprio che anche in economia si possa fare di meglio. Almeno una di queste società non aveva previsto il fallimento di una “grande” banca americana, a cui pochi giorni prima del crack aveva assegnato la famosa tripla A. Ben venga quindi anche l’inchiesta della procura di Trani. E bene anche la mozione approvata ieri sulla creazione di una società di ratin EUROPEA. Speriamo bene. Grazie, Paolo, e buon lavoro. Umberto Tadolini

#1 
Scritto da Umberto Tadolini il 26 gennaio, 2012 @ 13:07

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