Cronache ospedaliere 3
Oggi vorrei dedicare il mio blog al personale non medico che opera nel reparto in cui sono ricoverato, personale che si può distinguere in Caposala, Infermieri, OSS (Operatori Socio Sanitari) e personale addetto alla pulizia dei locali. Quest’ultimo servizio, come diversi altri (portantinaggio, lavaggio biancheria ecc.) è esternalizzato, nella fattispecie alla Manutencoop, ed è svolto, qui da me, da personale femminile in parte straniero (la mia stanza è pulita sovente da due simpatiche e gentili giovani signore della Costa d’Avorio e della Nigeria).
E veniamo agl’Infermieri ed agli OSS, che si dividono, in base alla rispettiva professionalità, tutte le numerose e delicate incombenze non di competenza dei medici. Si va, per i primi, dalle diverse prestazioni di tipo terapeutico, (medicazioni, iniezioni, somministrazione farmaci, misurazione temperatura e pressione ecc.), per i secondi alle mansioni più umili ma altrettanto essenziali per la vita dei degenti, come la somministrazione dei pasti, le pulizie personali, il rifacimento dei letti ecc.
Infermieri ed Os sono prevalentemente donne e posso testimoniare direttamente, sulla base dell’esperienza di questi lunghi giorni, quanto il loro lavoro sia pesante e gravoso (svolgendosi su turni che coprono l’intero arco giornaliero e notturno), professionalmente impegnativo, non privo di responsabilità (soprattutto per gl’infermieri) e meritevole di un maggiore riconoscimento sul piano economico.
Come tutti i lavori, anche quello di Infermieri ed OSS richiede una qualità professionale, cioè va svolto “bene”, in modo efficace. Trattandosi inoltre di un lavoro che si rivolge a delle persone, per di più in condizioni di fragilità, la qualità del lavoro non può prescindere, secondo me, dall’atteggiamento nei confronti dei malati e dei loro parenti. E mentre non mi sento in grado di giudicare la professionalità di un infermiere o di un OSS, rispetto allo svolgimento delle mansioni di sua competenza,dopo un mese di degenza mi ritengo in grado (e legittimato) ad esprimere una valutazione dello stile e dell’atteggiamento che il personale mantiene nei confronti del paziente, e della qualità relazionale che si viene a stabilire.
Io ho cercato d’imparare il nome di battesimo di ciascuno dei collaboratori sanitari con cui vengo in contatto, proprio per cercare di personalizzare un rapporto che non è tra lavoratore e paziente, ma tra Paolo e Sabrina, tra Paolo e Roberto o Enrico, tra Paolo e Cinzia, tra Paolo e Daniela, tra Paolo e Saverio o Gabriele e così via.
Ogni infermiere o OSS ha evidentemente il suo stile e la sua personalità, che con il passare del tempo sto imparando, almeno in parte, a conoscere. Posso dire che nella stragrande maggioranza dei casi sono persone che ti trattano con grande rispetto della tua dignità che, vista la condizione di parziale autonomia in cui ti trovi, è potenzialmente messa in discussione. Poi c’è quello che scherza sempre, quella più riservata, quello un po’ sbrigativo e quello più garbato, quello con cui ci si dà del tu e quella con cui si mantiene il lei, quella dolce e quella più energica.
Le persone che mi mettono un po’ a disagio per il loro modo di trattarmi si riducono ad una o due, e rappresentano quindi una netta minoranza.
Non so se anche in ospedale, come in altri luoghi di lavoro, esista una valutazione del personale, fatta dai superiori e da cui dipenda l’attribuzione di una quota di salario accessorio. Nel caso degl’infermieri e degli OSS si dovrebbe trovare il modo di raccogliere e far pesare (sia pure in misura simbolica) anche il giudizio dei malati, che alla fine, sono i destinatari delle loro prestazioni. Chissà se da qualche parte questo avviene. Si potrebbe provare…
Commenti dei lettori
Caro Paolo, grande è il TUO STILE! Anche in questa tua condizione un po’ debilitata traspare il rispetto per il lavoro e per la personalità di chi sta lavorando per il tuo benessere.
Grande Paolo! Un abbraccio
Caro Paolo
se domani nella fascia 12,30-14 ti veniamo a trovare io e giancarla,disturbiamo?
Tanti tanti auguri
e speriamo a domani!
Roberto Ridolfi (e Maria Paola)
Vi aspetto. A domani.
Paolo