Cronache ospedaliere 4
Chi ha la mia età o è anche un po’ più giovane, ed ha frequentato a suo tempo il catechismo, ricorda certamente le 7 opere di misericordia corporale, che si accompagnavano alle 7 opere di misericordia spirituale: tra le prime era compreso “visitare gl’infermi”.
Bene, in questo mese abbondante di degenza al Bellaria ho avuto modo di apprezzarne in modo particolare il significato ed il valore.
Oltre alla cara presenza quotidiana di mia moglie e delle mie figlie (in particolare di Emanuela che, visto il mestiere che fa, ha assunto un ruolo particolarmente attivo nella vicenda) ho avuto modo di godere della visita, anche ripetuta, di tantissime persone amiche che hanno manifestato premura e solidarietà per le mie condizioni, incoraggiamento per il percorso terapeutico che sto seguendo e auguri per il suo esito.
Un conto infatti è sapere di avere molti amici e conoscenti, e un conto è farne esperienza in un momento difficile della propria vita. Mi sono davvero sentito avvolto (e mia moglie con me) da una rete fitta e robusta di relazioni di amicizia autentica, una rete costituita non solo dalle tante persone che sono venute a “visitarmi” (in taluni casi davvero inaspettatamente, in altri casi ripetutamente e con un’assiduità che mi ha commosso) ma anche dalle ancor più numerose altre persone di cui esse mi portavano i saluti e gli auguri.
Ho sempre percepito, in modo molto evidente, dalla tenerezza di uno sguardo, dal tono delle parole,o da una forte stretta di mano, che quella visita non era l’espletamento di un dovere ma la manifestazione di una sincera partecipazione al momento difficile di un amico, l’espressione più autentica del saper farsi prossimo.
Ci sarà tempo per cercare di comprendere per intero il senso di questa esperienza che sto vivendo, ma la ricchezza e il dono rappresentato da tutte queste presenze amiche ne sono già parte essenziale.