Cronache ospedaliere 5
Questo post è dedicato ad un altro degli aspetti della mia esperienza ospedaliera, che mi ha colpito e che penso meriti di essere raccontato: mi riferisco ai legami che si creano tra compagni di camera e di “sventura”.
Parlare di amicizia, nel significato autentico del termine (non stile Facebook), sarebbe eccessivo, ma è qualcosa che ci va molto vicino.
E’ un sentimento che nasce tra chi si trova a condividere una condizione di malattia, il che genera una comune speranza di guarigione, la solidarietà per la sofferenza altrui ed il conforto per la propria.
Insomma, bastano pochi giorni per fare nascere relazioni e legami che prescindono da affinità di carattere o da omogeneità socioculturali e che si fondano sulla “sorte comune”.
Dopo pochi giorni ci si saluta (perchè uno dei due viene dimesso dall’ospedale) con la promessa assolutamente sincera (anche se d’improbabile realizzazione) di rivedersi a casa dell’uno o dell’altro, per festeggiare (si spera) la comune guarigione e per ricordare magari qualche episodio dell’esperienza in ospedale.
Dal momento che io mi trovo ad occupare un letto destinato alla terapia fisica intensiva, all’interno del reparto di neurochirurgia, capita che di queste “amicizie consortili” ne abbia conosciute già diverse ed altre ancora ne sperimenterò. La mia infatti sarà una degenza abbastanza lunga, mentre i ricoverati in neurochirurgia (da quanto ho visto) vengono in genere dimessi mediamente dopo una settimana dal ricovero.
E così ho fatto conoscenza di Martino, di S.Lazzaro di Savena, genitore di due bambini che frequentano la scuola dell’infanzia dove lavora mia figlia Daniela, Massimo di Spoleto che ha creato e gestisce un Parco Attivo, in una zona boscata, con innumerevoli attività attraenti per grandi e piccoli (mi sono ripromesso di andarci con figlei e nipoti, una volta ristabilito),un signore di Casumari, paese vicino a Ferrara colpito dal terremoto di questi giorni, appassionato di fotografia di aerei di ogni tipo, Carlo,un simpatico medico di Gabicce, Federico, un giovane di Rimini, macellaio di mestiere e grande tifoso della Juventus (famiglia simpaticissima che la pizzeria Il Pirata a Torre Pedrera (altra visita obbligata), Icbal giovane del Bangla Desh, in Italia da diversi anni, facchino all’aeroporto, che indossa un’improbabile ma simpaticissima T-shirt con la scritta “Nato in Italia” su sfondo tricolore, Daniele, diciottenne di Messina……
Commenti dei lettori
caro Paolo, sono M.Grazia, ho parlato poco fa con tua moglie e poi sono venuta a leggere il tuo Blog. Questa è stata una settimana difficile per me, ma visto che ci siamo detti che dobbiamo farcela, andiamo avanti. Ti saluto con affetto e arrivederci. Anche da Pietro i più cari auguri.
Certo che ce la faremo, cara Maria Grazia. Sono contento ti essere in tua compagnia in questo cammino.
Un forte abbraccio anche a Pietro.
Paolo
caro paolo apprezzo il tuo spirito di fraternità che sa sempre ti caratterizza e che pratichi anche in ospedale…
ammiro che tu non abbia perduto il tuo prezioso humour, malgrado la battosta!
che bello questo blog, dai la parola ai senza voce, spesso dimenticati: i malati.
al più presto vengo a trovarti…
con tanto affetto
Agnès
Grazie carissima.
Ti aspetto.
Paolo
Le sue parole sono davvero belle e raccontano in modo delicato momenti di vita particolari. E sono convinto che, in modo e per ragioni diverse,aiutano chiunque le legga. Ma non stupiscono, conoscendola un pò Natali e avendo apprezzato da tempo il suo modo di essere. A presto, Natali! giampaolo