Cronache ospedaliere 13
Questa volta non dedicherò la cronaca ospedaliera a qualche aspetto della mia vita al Bellaria ma ad un fatto che riguarda la sua storia che mi ha particolarmente impressionato, di cui si è occupato “Segno 7″, supplemento domenicale de l’Avvenire.
Quando nacque, nel 1930, l’ospedale Bellaria si chiamava Pizzardi ed era, come i bolognesi sanno, un sanatorio, cioè un ospedale specializzato nella cura delle malattie respiratorie ed in particolare della tubercolosi, allora contagiosissima e con un tasso molto alto di mortalità. Il Pizzardi rimase in funzione con quella destinazione fino al 1960 ed il personale che si occupava dell’assistenza ai degenti, della pulizia e della cucina era rappresentato da 95 religiose appartenenti all’ordine delle Piccole suore della Sacra Famiglia. In totale, in tutti quegli anni si turnarono nel servizio 574 religiose. Di queste, avendo contratto la Tbc, ne morirono ben 40, alcune giovanissime.
Questa storia mi ha impressionato e colpito, per la sua intrinseca drammaticità e per l’estrema generosità e dedizione di cui è segno, ma anche, evidentemente, per essersi svolta nello stesso luogo nel quale ora io mi trovo, in queste stesse grandi ed alte stanze nelle quali si continua a soffrire, a curare, a guarire, a morire, sia pure per cause diverse da quelle di allora.