E’ in pieno svolgimento la quarta tappa…..
Dal 22 agosto scorso sto percorrendo, come previsto, la quarta tappa del mio percorso. Dopo
qualche giorno di ricovero presso la Neurochirurgia (nuovo padiglione G) del Bellaria, da lunedì scorso 3 settembre sono ospite del reparto denominato Pacob (Post acuti), sempre dell’ospedale Bellaria.
Qui continuo a fare un‘ora di terapia fisica tutti i giorni ma, soprattutto, vengo seguito nel tentativo di ripristino della funzionalità di quello che ho definito “il mio impianto idraulico”. Senza scendere in particolari, mi è stato tolto il catetere permanente e si sta gestendo e monitorando la nuova condizione, sperando che essa possa evolvere verso la normalità.
Qualche parola sulla mia nuova situazione. Per quanto riguarda la “location”, la sistemazione “alberghiera”, è come essere passati da un “4 stelle” (moderne camere a due letti con bagno) ad una “pensione famigliare” (camere a 4/5 letti con bagno condiviso tra due). Però sul cibo si registra un primo elemento a favore della nuova sistemazione, dove è possibile, a differenza della neurochirurgia, scegliere cosa mangiare, all’interno di un menù abbastanza variato.
Tuttavia non sono certamente questi gli aspetti più importanti da considerare.
Il reparto dei Post acuti è destinato ad accogliere quei pazienti che, precedentemente ricoverati in altri reparti del Bellaria (Neorochirurgia, Medicina, Cardiologia ecc.), vengono ritenuti bisognosi di un ulteriore ricovero, per le cure e terapie necessarie, prima di essere definitivamente dimessi. Si tratta pertanto di un reparto un po’ sui generis, gestito soltanto da infermieri (con la collaborazione degli Oss) dove vengono curati in modo particolare gli aspetti assistenziali e di cura della persona, mentre le terapie mediche e riabilitative vengono somministrate sulla base delle prescrizioni del medico che ha trattato il paziente nel reparto specialistico di provenienza.
Dai primi giorni di questa nuova esperienza ospedaliera mi pare di poter dire che in effetti il personale che opera qui ha un orientamento alle necessità complessive del paziente (non solo terapeutiche) assai spiccato e positivo.
Si tratta di un particolare modello organizzativo della sanità ospedaliera , applicato oltre che qui, al Maggiore e in poche altre realtà. Da quanto mi pare di avere colto sembra tuttavia che questa esperienza non sia destinata ad essere estesa ma anzi si pensi di portarla ad esaurimento. Cercherò di capire meglio le ragioni di tale orientamento negativo nei confronti di un modello che a me pare al contrario piuttosto interessante e positivo per chi si trova in un condizione di particolare fragilità. Mi riservo di tornare sull’argomento con maggiori particolari ed informazioni e con un mio commento.