La diversità del PACOB (Post acuti del Bellaria) può dare fastidio a qualcuno?
Dopo due settimane di degenza al PACOB (Post acuti del Bellaria) ho cercato di riflettere sulle caratteristiche e sullo “stile” che contraddistinguono questo reparto ospedaliero, per come io le ho percepite soprattutto in confronto con la precedente, lunga degenza in Neurochirurgia.
Ciò che mi ha colpito qui è la cordialità e l’atteggiamento accogliente che contraddistingue tutti gli operatori, infermieri ed oss, che fa sì che ci si senta messi a proprio agio e che si trovi pronta risposta alle proprie esigenze di cura e di assistenza, che sono in certi casi molto onerose ed impegnative per chi le deve fornire. Gli operatori inoltre sono (o appaiono) sempre di buon umore (segno anche di un clima positivo e di armonia nell’ambiente di lavoro), in un modo tuttavia rispettoso dello stato d’animo dei pazienti.
Intendiamoci: non voglio dire che negli altri reparti, infermieri ed oss siano sgarbati e tristi, però qui ho respirato un’aria diversa e mi sono chiesto quale possa essere la ragione di questa diversità.
La risposta che mi sono dato e che sottopongo alla vostra opinione è questa.
Il fatto che il PACOB sia affidato alla responsabilità di infermieri ed oss esalta e valorizza la loro professionalità che non va vista in termini antagonisti rispetto a quella dei medici (che conservano la responsabilità e la competenza nelle decisioni terapeutiche dei vari degenti),ma che altrove rischia di essere ingiustamente sottovalutata. In effetti spesso si considera l’infermiere come colui che fa le iniezioni, ignorandone le competenze ampie ed approfondite in materia sanitaria, frutto di un lungo percorso formativo integrato dall’esperienza derivante dal tirocinio e dalla pratica di reparto. In più l’infermiere, e l’oss, hanno un orientamento a soddisfare i bisogni di assistenza del malato che, se lasciato libero di esprimersi (come al PACOB) risponde ad un‘esigenza del degente che è altrettanto forte di quella di cura (cui peraltro l’infermiere dà risposta, attraverso diverse prestazioni, su indicazione del medico). Insomma mi sembra che l’esperienza del PACOB affermi nei fatti una cultura sociosanitaria nella quale si cerca di dare risposta ai diversi bisogni (tutti ugualmente importanti, nel rispetto della unitarietà della persona) di chi è infermo, integrando con pari dignità ed equilibrio l’apporto delle diverse professionalità, medici, terapisti della riabilitazione, infermieri ed oss.
Non vorrei che la prevista eliminazione del PACOB trovi la sua spiegazione nella inespressa volontà di contrastare proprio questa cultura e di affermare il primato incontrastato del medico. “A pensar male si fa peccato ma talvolta ci si prende” (Giulio Andreotti)
Commenti dei lettori
Grazie Paolo per le tue parole. Dimostrano che quello che ogni giorno veniamo a fare, non è soltanto un lavoro ma è per noi una vera e propria filosofia di vita.
Il post acuti del Bellaria ci ha semplicemente dato l’ opportunità di mettere in pratica tutti quegli atti che trasformano un operatore sanitario in un Infermiere. Qui abbiamo il tempo e la possibilità di esprimerci come professionisti, ognuno con il suo modo particolare. Qui abbiamo avuto la possibilità di trattare i nostri utenti come esseri UNICI, fatti non solo della patologia per cui sono ospedalizzati, ma anche di un vissuto personale, un carattere particolare, dei bisogni diversi, una famiglia. In reparti come i post acuti, la PERSONA è davvero al centro, e i professionisti gli girano intorno. E la nostra piu grande soddisfazione è proprio vedere che questa filosofia viene recepita dalle persone ricoverate e dalla loro famiglia.
Se chiudesse il post acuti tutti noi che ci lavoriamo ( come tutti quelli che ci hanno lavorato in passato) porteremmo con noi questa filosofia, questo è certo, è soltanto amaro pensare che la politica e l’ economia di questo paese tenderà a chiudere tutti i posti come questo.
La chiamano RAZIONALIZZAZIONE, ma di fatto è una MONETIZZAZIONE: produrre di piu con il minimo delle risorse.
Ma la storia insegna che la qualità è inversamente proporzionale alla quantità. Se l’ utenza aumenta e le risorse diminuiscono la qualità non può che diminuire.
Ma adesso siamo tutti devoti fedeli di nuovi dei: lo spread comanda su tutto, la crisi è usata come scusa per diminuire diritti di popolazione e lavoratori, e non possiamo che piegarci a questa logica. Anche perché il ricatto morale è sempre dietro l’angolo: ringrazia di avercelo ancora un lavoro!!! E’ quello che ti senti rispondere appena osi chiedere un perché.
Ma le mie domande sono: chi è responsabile dei milioni di euro di disavanzo di quest’ azienda? Come mai adesso a pagare saranno gli utenti? Come mai le soluzioni che si vogliono mettere in atto sono scelte dal sapore tanto anacronistico?
Disse Manzoni: ai posteri l’ ardua sentenza!
Grazie ancora, per averci dato voce, speranza e forza di reagire.
Angela.
Grazie a te cara Angela, di questa testimonianza alla quale non ho nulla da aggiungere e che mi auguro venga letta da tanti.
Ed in bocca al lupo per il tuo futuro professionale, nel quale, come hai detto, lo spirito del PACOB non andrà perduto.
Un abbraccio.
Paolo
Solidarietà e grande stima ad una lavoratrice che con grande dignità e professionalità svolge con passione e sensibilità il suo lavoro, al servizio di PERSONE momentaneamente fragili.
Dobbiamo essere vicini a persone come Angela che vedono minacciato non solo il proprio posto di lavoro, ma soprattutto la propria filosofia di vita, estremamente meritoria.
Grazie Angela!