Il Grillo parlante
Senza dubbio Beppe Grillo ha dato prova fin qui di grande abilità ed intuito politico. In una situazione, che dura da anni, in cui i partiti e la classe politica a livello nazionale e locale hanno perduto la capacità di sintonizzarsi con i cittadini, venendo percepiti come una casta di separati e di privilegiati, con il moltiplicarsi di scandalosi episodi di sperpero e di utilizzo improprio del denaro pubblico, Grillo ha saputo interpretare e dare voce (sia pure in modo spesso becero e volgare) al diffuso sentimento di anti(cattiva)politica riuscendo a suscitare impegno e volontà di partecipazione da parte di tanti cittadini che hanno trovato nel M5S lo strumento e l’occasione per esprimere le proprie competenze ed i propri intenti in campo politico. L’innegabile esperienza comunicativa e mediatica di Grillo (esemplare la sua campagna elettorale in Sicilia) hanno fatto il resto, facendo crescere in modo repentino ed esponenziale i consensi elettorali del M5S, che è accreditato ormai dai sondaggi di percentuali che si aggirano attorno al 20%.
Ma con il crescere dei consensi, che si sono già tradotti in alcune vittorie elettorali (come al comune di Parma) hanno cominciato a manifestarsi problemi e divisioni, frutto di contraddizioni che credo saranno sempre più difficili da governare.
Gli episodi che hanno visto come interpreti Giovanni Favia (che ho avuto modo di conoscere e, per certi versi, di apprezzare durante i mesi del mandato Delbono, quando eravamo insieme in consiglio comunale a Bologna) e Federica Salsi (alla quale va tutta la mia solidarietà e che, nello stesso periodo, era consigliera di quartiere a Navile) segnalano un malessere che penso tenderà a crescere mano a mano che gli esponenti del M5S sul territorio saranno chiamati ad assumersi responsabilità in prima persona, a dover non solo indicare ma gestire la soluzione degl’innumerevoli problemi che la vita politico-amministrativa pone.
La forma “movimento” può andare bene per battaglie settoriali e locali ma è inadeguata a garantire un’azione politica efficace e, soprattutto, coerente a livello generale ed allargato, che richiede strutture e forme istituzionali regolate da norme e statuti decisi democraticamente. I partiti non godono (giustamente) di buona fama ma solo la forma “partito”, come la sperimentiamo faticosamente e non senza contraddizioni dal 2007 nel PD, è funzionale in tal senso.
A ben vedere tutti i partiti fondati da e su di un leader carismatico (Berlusconi, Bossi, Di Pietro…) sono fragili perchè la loro sorte è legata strettamente a quella del leader, passando rapidamente da momenti di grande successo ed euforia a crisi profonde e, in alcuni casi, fatali.
Ho l’impressione che anche il M5S seguirà una parabola analoga. Grillo ha infatti liberato e dato spazio al protagonismo generoso e disinteressato di tanti cittadini. Non so quanti di loro potranno accettare di ricevere da chi si è autoproclamato “capo politico” del movimento, attraverso il suo blog, regole e disposizioni indiscutibili. Alla faccia della partecipazione e della democrazia che sono due dei valori che hanno indotto tanti a militare nel M5S.
Grillo parla di democrazia diretta, trascurando il fatto che un’assemblea, per di più virtuale (con tutti i rischi di manipolazione e di esclusione che ciò comporta) può andare bene per gestire un condominio ma non appena si passa ad ambiti più vasti e multi settoriali occorre fare ricorso ad una democrazia rappresentativa, dove certamente i rappresentanti eletti sono tenuti ad un rapporto permanente di scambio informativo e di controllo, con la propria base elettorale ma, anche qui, senza scadere in forme a mio giudizio rischiose come le verifiche semestrali che possono portare anche alle dimissioni immediate degli eletti (non posso dimenticare a questo riguardo che nel nostro paese tutti gli eletti dal Comune al Parlamento lo sono “senza vincolo di mandato”).
Anche il divieto di partecipare ai “talk show”, del quale si possono comprendere ed anche accettare le motivazioni, così come le, per certi versi, stravaganti norme per le candidature al Parlamento, immagino apriranno ulteriori tensioni in un movimento nato a partire da istanze e motivazioni nobili, smentite e contraddette da indirizzi e da una guida imposta dall’alto, senza confronto e discussione.
Commenti dei lettori
grazie natali per l asue considerazioni . le condivdo i pieno e aprono molti spunti di riflessioni. ritengo che Grillo sia abile come critico e “demolitore”, ma questo è solo il 50 % di quanto occorre . Usando una metafora, dopo aver demolito un edificio desueto brutto ed instabile, occorre poi ricostruirlo e meglio; altrimenti si finisce che si rimane con nulla… Nella ricostruzione e ripartenza, temo proprio che Grillo non riesca ( non voglia - sappia cimentarsi ?) a mettersi all’opera. Grazie Natali, , sempre le cose migliori a lei e a presto !