Ce la farà?

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 21 gennaio, 2014

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Renzi in Direzione

Qualche commento “a caldo” su come si sta muovendo Matteo Renzi, dopo la riunione della Direzione di ieri del PD (per chi fosse interessato al testo delle sue proposte, che sono state approvate, cliccare su allegato-alla-relazione-del-segretario-del-pd ).

Mi sembra che Matteo stia dando prova di una spiccata capacità e sensibilità politica, oltre che (ma questo gli era già riconosciuto) di una grande attitudine comunicativa.

Quali sono i due principali difetti che i cittadini italiani rimproverano alla politica ed ai suoi “stagionati” protagonisti, difetti che hanno fatto la fortuna del movimento di Beppe Grillo?

L‘incapacità di realizzare le riforme (elettorale ed istituzionali) di cui tanto si è parlato per anni senza riuscire a concludere nulla, ed i privilegi economici di cui godono i membri della “casta”, resi inaccettabili, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, dall’uso scandaloso dei fondi a disposizione dei gruppi regionali.

Bene. Renzi a poco più di un mese dalla sua elezione a segretario del PD, è riuscito a trovare una larga intesa su punti qualificanti come una nuova legge elettorale, la radicale trasformazione del Senato e delle Province, la revisione del titolo V della Costituzione (riducendo alcuni assurdi poteri delle Regioni) e la diminuzione delle indennità e dei fondi a disposizione dei consiglieri regionali. Mi pare un risultato non da poco, che può contribuire a riconciliare un po’ di cittadini con la politica.

Sulla proposta di nuova legge elettorale si sono già lette tante critiche, tutte legittime (soglia per il premio di governabilità troppo bassa e liste bloccate sarebbero a rischio d’incostituzionalità, soglie di sbarramento troppo alte, mancano le preferenze ecc. ecc.). Per ciascuna di queste critiche c’è una risposta che evito per non tenerla troppo lunga ma, in sintesi, la risposta più convincente è che se ciascun partito si limita a dire quale sistema preferisce, per ragioni di convenienza, rifiutando ogni compromesso, non si fa alcun passo in avanti, come è accaduto in questi ultimi anni.

C’era poi chi diceva (e c’è chi lo sostiene ancora) che Renzi puntava alla caduta del governo Letta ed a nuove elezioni politiche a maggio, alle quali presentarsi come premier. Mi pare che i fatti stiano smentendo queste opinioni. L’accordo in realtà allunga la vita al governo, che tuttavia continuerà ad essere incalzato e stimolato dal PD, sul piano dei provvedimenti per lo sviluppo, l’occupazione (Jobs act) ed i diritti (coppie di fatto e jus soli), visto che le luci e le ombre dell’ azione del governo saranno ascritte a merito o demerito del partito che ne è il principale sostenitore.

Ci sono altri aspetti (forse per qualcuno marginali ma secondo me significativi) che concorrono a dare di Renzi un’immagine di politico davvero nuovo e credo che la gente li percepisca: il muoversi in treno da Firenze a Roma, da solo, senza scorta né auto blu, come un cittadino qualunque, fare insomma il pendolare della politica, tra la sua Firenze (di cui intende continuare ad occuparsi come Sindaco) e la capitale, evitando di farsi omologare come uno dei soliti “politici di mestiere”. Anche le riunioni di segreteria convocate di primo mattino trasmettono un’immagine operativa ed efficiente. Qualcuno dirà che è tutta forma ed apparenza. A me sembra sostanza.

Certo questa rapidità decisionale, questa durezza un po’ brutale (“prendere o lasciare”) viene tacciata di autoritarismo. Ma, trovato faticosamente un accordo in un sistema politico complesso come il nostro, fin qui bloccato da veti, rinvii e discussioni infinite, qualsiasi cambiamento (anche ragionevole: ad esempio innalzare la soglia del premio di maggioranza o aumentare il numero dei collegi) può dare a qualcuno dei contraenti il pretesto per rimettere tutto in discussione e così siamo daccapo.

D’altro canto lo strumento democratico delle primarie ha dato a Renzi una legittimazione ed una responsabilità di cui lui sta facendo uso, con grande determinazione e mettendosi in gioco in prima persona.

Che dire poi del rapporto con Berlusconi, che ha indignato un certo numero di persone. L’incontro nella sede del PD non ha assolto il cavaliere dai suoi meritati guai giudiziari, né gli ha dato una legittimazione politica superiore a quella che fin qui (purtroppo) gli hanno conferito milioni di elettori. Certamente esso ha segnato la caduta dell’ antiberlusconismo come elemento identitario di una certa sinistra. In compenso io credo abbia aperto la strada ad un possibile travaso di consensi verso il PD di Renzi da parte dei delusi del centrodestra. Così come i ripetuti riconoscimenti da parte di Matteo nei confronti di una parte dei parlamentari del M5S (pronti al confronto ed insofferenti dei veti di Grillo) può portare a qualche ripensamento elettorale da parte dei cittadini che si sono riconosciuti in quel movimento.

Certo tutto questo si pone al di là delle ideologie, che danno sicurezza identitaria ma che impediscono di trovare sintesi ed accordi sulle riforme che riguardano le regole, per potere poi competere alle elezioni su programmi ben distinti tra loro perchè ispirati a idealità diverse.

Ce la farà Renzi? Lo spero vivamente perchè sono convinto che questa sia davvero l’ultima chiamata non solo per lui ma per il PD e per il sistema Italia.

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