Quale Città Metropolitana ?
Qualche giorno fa Walter Vitali, ex sindaco di Bologna e profondo conoscitore del sistema delle autonomia locali, in un’intervista pubblicata sull’edizione regionale di Repubblica, si è dichiarato favorevole alla elezione diretta da parte dei cittadini, tra qualche anno (2019?), del Sindaco della Città Metropolitana (CM) di Bologna. Questa proposta ha raccolto immediatamente consensi ma anche radicali ed autorevoli stroncature da parte del sindaco di Imola e di un assessore della Regione.
Il tema è di grande attualità, dal momento che da pochi giorni il Parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” che tra l’altro prevede , al comma 12 del suo unico articolo, la costituzione immediata di alcune città metropolitane tra cui quella bolognese, e l’avvio (regolamentato dai commi successivi) di una complessa fase transitoria, destinata a durare fino alla fine del 2014, nel corso della quale coesisteranno la “vecchia” provincia di Bologna, amministrata a titolo gratuito dalla Presidente e dalla giunta attualmente in carica, e la nuova CM i cui organi saranno il Sindaco (individuato obbligatoriamente nel sindaco di Bologna) il consiglio e la conferenza metropolitana, da eleggersi da parte di sindaci e consiglieri comunali del territorio provinciale, entro il 30 settembre prossimo. Il consiglio provinciale deve approvare entro la fine dell’anno lo statuto della CM, la cui redazione è affidata ad una conferenza statutaria da eleggersi quanto prima, secondo una composizione e con modalità analoghe a quelle che saranno utilizzate per l’elezione del consiglio metropolitano. Dal 1 gennaio 2015 cessa di esistere la provincia di Bologna e prende formalmente vita la CM.
Dopo questo noioso, ma spero utile, inciso, torniamo all’intervista di Vitali.
In effetti è proprio lo statuto della CM, la cui redazione dovrà essere curata nei prossimi mesi, che dovrà decidere (c.22 della legge ) se, in alternativa all’assetto obbligatorio nella fase di avvio (sindaco di Bologna ed elezione di secondo grado di consiglio e conferenza) si debba prevedere l’elezione diretta a suffragio universale di sindaco e consiglio metropolitano, come avveniva per presidente e consiglio provinciale, anche se con un sistema elettorale che dovrà essere definito. Perchè tale soluzione possa trovare attuazione è inoltre necessario che il consiglio comunale di Bologna deliberi l’articolazione del proprio territorio in zone (ex-quartieri aggregati tra loro e ridotti di numero) destinate a divenire nuovi comuni (con la conseguente soppressione del comune di Bologna), che tale proposta venga approvata dai cittadini della CM attraverso un referendum e che la regione provveda con propria legge alla istituzione dei nuovi comuni.
Si tratta in tutta evidenza di un percorso complicato ed irto di difficoltà. Si fatica a pensare ad un consiglio comunale che deliberi la propria fine, una fine che comporterebbe tra l’altro l’estinzione di un soggetto (il comune di Bologna) simbolicamente fortissimo ed assai radicato nella mentalità e nel cuore dei cittadini bolognesi.
Quindi si tratta di una prospettiva eventuale, che richiederà i tempi e la maturazione necessarie ma che, se condivisa, va prevista fin d’ora nello statuto.
Ma che senso ha una proposta di questo tipo che oltretutto, come detto, ha immediatamente scatenato bordate di radicale dissenso?
Provo a motivare tanto la proposta (che condivido) che le opposizioni che essa ha suscitato.
Si tratta a mio giudizio di partire dalle competenze della CM.
Esse sono individuate dal c. 44 della legge . Per brevità non sto ad elencarle per intero ma segnalo che alle vecchie competenze della provincia, ed a quelle eventualmente delegabili da regione e comuni, se ne aggiungono altre di grande rilievo tra cui l’adozione e aggiornamento di un piano strategico triennale del territorio metropolitano, la pianificazione territoriale generale …. , anche fissando vincoli ed obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni,………..mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale……..ecc. ecc.
E’ mia opinione che un ente di secondo grado non possa svolgere se non funzioni di semplice coordinamento intercomunale o di gestione associata di servizi (come un’ unione di unioni di comuni), ma manchi totalmente dell’autorevolezza e della legittimazione, attribuita dall’elezione diretta, necessaria a svolgere funzioni come quelle sopraccennate che richiedono, almeno in certi settori strategici, poteri sovraordinati rispetto a quelli dei comuni. Difficile che questo ruolo possa essere svolto da un’istituzione che è espressione degli stessi comuni che da questo dovrebbero ricevere indirizzi e prescrizioni vincolanti.
Questa secondo me è anche la ragione per cui , tanto il comune di Imola che la Regione non vedono di buon occhio un’istituzione metropolitana forte ed autorevole, che limiterebbe l’autonomia che Imola ha sempre rivendicato e che contribuirebbe a rafforzare quel ruolo di Bologna capitale che la Regione, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sembra restia a riconoscere nei fatti. D’altro canto se fino ad oggi non è stato possibile realizzare la CM a Bologna qualche ragione ci sarà stata……
Alla luce di queste considerazioni trova ulteriore valore e significato l’iniziativa promossa da Laboratorio Urbano (un’organizzazione sorta per iniziativa di Walter Vitali ed altri) per sabato prossimo 12 aprile, nella quale, a conclusione di un percorso d’informazione e formazione, che ha coinvolto diverse associazioni ed istituzioni, alcune centinaia di cittadini si troveranno per dare un contributo alle istituzioni preposte, per la redazione dello statuto della CM, rispondendo ad una serie di domande, tra le quali quelle che riguardano appunto il profilo del governo metropolitano ed il relativo sistema elettorale.
P.S. (15 aprile 2014). Per conoscere i risultati del Town Meeting cliccare su 140413-tm_risultati_votazioni-1