L’”Italicum” non merita tanta ostilità.
Lunedì prossimo, 27 aprile, comincerà alla Camera la discussione in aula sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto “Italicum”.
La minoranza del PD ha espresso critiche feroci, e diversi suoi autorevoli esponenti hanno minacciato un voto contrario.
Debbo dire in tutta franchezza che queste critiche, spesso più accese di quelle espresse dai gruppi di opposizione, mi appaiono, nella loro virulenza,alquanto ingiustificate.
L’”Italicum”, rispetto alla sua versione iniziale, ha conosciuto sostanziali modifiche migliorative, per quanto riguarda la rappresentanza di genere, l’abbassamento della soglia di sbarramento al 3% (che permetterà di essere rappresentate in Parlamento anche alle formazioni minori), l’innalzamento dal 37 al 40% della soglia per ottenere il premio di maggioranza al primo turno, la limitazione ai soli capilista, nei 100 collegi elettorali, della elezione bloccata, senza le preferenze, previste per gli altri candidati.
Le critiche della minoranza PD trascurano ciò e si appuntano soprattutto su due aspetti.
Si vorrebbe che venissero eletti con le preferenze un numero più elevato di parlamentari (questo soprattutto per i partiti che non guadagneranno il premio di maggioranza): su questo si può obiettare da un lato che le preferenze, vista l’esperienza, non sono automaticamente sinonimo di democrazia, dall’altro che anche i partiti minori eleggeranno diversi parlamentari con le preferenze, dal momento che ricorreranno molto probabilmente alle candidature plurime, in molti collegi, dei loro leaders, per garantirne l’elezione.
Inoltre si critica il fatto che il premio di maggioranza venga attribuito alla lista e non alla coalizione. A me pare che questo eviti il formarsi di coalizioni fittizie, motivate solo dal desiderio di guadagnare il premio di coalizione, salvo poi sciogliersi dopo le elezioni: di questo abbiamo avuto molteplici esperienze con il “Porcellum”, fino alle ultime elezioni dove il PD era alleato con Sel, oggi all’opposizione.
In generale poi si fa carico all’”Italicum” ed a Renzi, che ne è il sostenitore e che non accetta di modificarne il testo, per evitare la necessità di una ulteriore approvazione da parte del Senato, del tutto incerta, visti i numeri in quel ramo del Parlamento, di non favorire il bipolarismo e l’alternanza. Anche questa mi sembra una tesi quanto meno azzardata, nel senso che non è colpa di Renzi, che sta coerentemente perseguendo la vocazione maggioritaria del PD, se il centrodestra è in crisi e non riesce ad esprimere una credibile leadership di governo.
Vorrei anche dire la mia opinione a proposito della probabile richiesta del voto di fiducia da parte del governo, che permetterebbe di evitare una molteplicità di voti segreti, salvo quello conclusivo sull’intero provvedimento.
Innanzitutto mi sembra che il voto segreto, quando non sono in gioco problemi di coscienza oppure giudizi sulle persone, non debba essere incoraggiato e valorizzato. Credo che ciascun parlamentare debba assumere a viso aperto la responsabilità delle proprie scelte e che sia giusto che un cittadino sappia come hanno votato i parlamentari che ha contribuito, con il proprio voto, ad eleggere.
Quindi il voto di fiducia, di cui il governo non dovrebbe normalmente abusare, viene ad assumere, nel caso specifico, un significato di legittima difesa, giustificato dalla volontà di dare al paese, dopo molti anni, una legge elettorale che non sarà la migliore in assoluto ma che assicurerà la governabilità e la rappresentanza. E non mi sembra poco.
Commenti dei lettori
Concordo. La minoranza deve essere rispettata, ma essa deve essere rispettosa della decisioni prese a maggioranza.
Le preferenze non hanno impedito di eleggere persone non propio limpide, spesso rubavano per rifarsi delle spese per farsi eleggere.
Luciano Sarti
Concordo!
Le critiche mi sembrano più un “prendiamo tempo” piuttosto che veri problemi da risolvere…