Parliamo un po’ di pensioni

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 7 maggio, 2015

fornero

L'ex ministro Fornero

Il tema dei trattamenti pensionistici è probabilmente quello di maggiore rilievo, nel nostro paese, dal punto di vista economico e sociale, non soltanto perchè riguarda di fatto tutti i cittadini (sia quelli che la pensione già la ricevono sia quelli che confidano, un giorno, di percepirla) ma anche perchè le pensioni rappresentano la fetta più pesante della spesa pubblica.

Su “Repubblica” di oggi, 7 maggio, è apparso un interessante articolo di Chiara Saraceno, nel quale mi riconosco pienamente e che vi consiglio di scaricare e leggere cliccando su saraceno

Aggiungo qualche considerazione di carattere personale.

Sono andato in pensione dal 1 gennaio 2005, all’età di 61 anni, con 41 anni di contributi versati (tra i quali 5 di riscatto della laurea). Definirei la mia pensione, calcolata con il metodo retributivo, di livello medio-alto, comunque tale da garantire a me e mia moglie (che non percepisce pensione) una vita più che dignitosa.

Sono consapevole di godere di un trattamento privilegiato rispetto a tutti coloro che godranno di una pensione calcolata col metodo contributivo, anche se , quanto a privilegi, penso di essere in buona compagnia (pensionati/e baby, pensioni d’oro ecc.). Per avere una misura esatta del privilegio di ciascuno sarebbe peraltro necessario conoscere con precisione l’entità dei contributi versati e poterla confrontare con l’importo del trattamento pensionistico fin qui percepito. Su questo tornerò più avanti.

Per quanto riguarda la recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha annullato il provvedimento Fornero/Monti (assunto per evitare il default dell’Italia) di blocco per il 2012 ed il 2013 dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni d’importo superiore a tre volte il minimo (circa 1443 € lordi al mese), io mi auguro che il governo riesca ad applicarla limitandone gli effetti sulla spesa pubblica, riconoscendo i rimborsi fino ad un certo tetto di pensione (6/8 volte il minimo?). Personalmente rinuncerei di buon grado ad un rimborso che non mi aspettavo nemmeno di ricevere e che non modificherebbe sostanzialmente il mio tenore di vita mentre contribuirebbe a peggiorare il bilancio pubblico del paese.

Dico di più. Sarei pronto ad aderire e a dare il mio sostegno ad un provvedimento che, avendo come base il confronto di cui ho detto sopra, tra contributi versati e montante pensionistico percepito, decidesse un prelievo “una tantum” o una riduzione della pensione stessa, commisurati all’entità dell’eventuale squilibrio calcolato, tenendo ovviamente conto della necessità di non stravolgere il tenore di vita delle persone, garantendo ad esse condizioni economiche comunque dignitose e sostenibili.

Naturalmente dovrebbero essere molto chiare la destinazione e la finalità di una manovra come questa, che potrebbe contribuire, nel segno dell’equità e della solidarietà sociale, ad un riequilibrio dei conti pubblici.

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Commenti dei lettori

Sono assolutamente d’accordo e disponibile alla proposta

#1 
Scritto da Elisabetta Cammelli il 8 maggio, 2015 @ 07:29

Grazie cara Elisabetta (e Guido).

#2 
Scritto da Paolo Natali il 8 maggio, 2015 @ 09:35

Anch’io condivido tutto, in particolare la tua proposta. Ritengo che la decurtazione della mia pensione, derivante dall’accertamento di un eventuale squilibrio fra contributi versati e montante pensionistico da me percepito, vada a colmare l’insopportabile divario fra le pensioni in essere e quelle future dei nostri figli e nipoti. Grazie Paolo

#3 
Scritto da Umberto Tadolini il 10 maggio, 2015 @ 20:33

Grazie Umberto. Il tuo consenso mi fa molto piacere.

#4 
Scritto da Paolo Natali il 11 maggio, 2015 @ 09:11

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