Renzi a Porta a Porta

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 17 giugno, 2015

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Matteo Renzi a Porta a Porta

Ieri sera ho visto per una mezz’oretta Porta a Porta e devo dire, in tutta franchezza, che Renzi non mi è piaciuto, nello stile e per alcuni contenuti. Comprendo la decisione di scegliere quella che è stata definita “la terza Camera” per comunicare ad un vasto pubblico le sue considerazioni a valle del poco brillante risultato elettorale, ed anche alcune decisioni dettate evidentemente dalla volontà di recuperare un consenso in calo. Resta il fatto che Matteo, di solito molto convincente ed efficace, mi è sembrato un po’ troppo “sopra le righe” e perfino un po’ “gigionesco” in alcuni atteggiamenti; inoltre anche qualche decisione mi è parsa poco ragionevole e dettata soprattutto dall’ansia di rivincita (che non è mai una buona consigliera).

Renzi si è dimostrato davvero grande quando è stato sconfitto alle primarie (ricordo ancora il bellissimo è nobilissimo discorso pronunciato in tale occasione) ed ha saputo costruire con pazienza e capacità politica la sua successiva vittoria. Ora, di fronte ad un’oggettiva, anche se parziale e limitata, battuta d’arresto deve dimostrare la sua levatura di statista reagendo con lucidità e determinazione senza farsi prendere dalla rabbia o da atteggiamenti di ripicca.

Le ragioni del risultato deludente nella duplice tornata di elezioni regionali ed amministrative sono molteplici. Tra queste, a mio giudizio, le principali sono: le vicende di Mafia capitale, lo scarso consenso e la feroce opposizione alla riforma della scuola, l’inadeguatezza di alcuni dei candidati governatori e sindaci e del partito a livello locale. Anche le tensioni e le difficoltà sul fronte dell’immigrazione hanno avuto certamente il loro peso.

Su quest’ultimo tema non credo che al governo Renzi si possano muovere molte critiche. Anche le opposizioni, in effetti, al di là delle sparate propagandistiche, non hanno da proporre soluzioni particolarmente brillanti ed efficaci. Credo che quello che Renzi deve continuare a fare è porsi con grande determinazione e risolutezza in Europa, rivendicando collaborazione, e, sul fronte interno, migliorare l’organizzazione e la gestione dell’accoglienza, spingendo con equilibrio tanto sul pedale della legalità che su quello della solidarietà.

Per quanto riguarda Roma non v’è dubbio che il PD debba chiedere ed al limite imporre al sindaco Marino un svolta decisa sul piano dell’azione amministrativa e di governo, di cui si vedano in tempi brevi risultati concreti (traffico e trasporti, decoro urbano e manutenzione della città, raccolta rifiuti ecc.). Probabilmente è necessario anche un robusto rimpasto nella squadra degli assessori (Sabella, come Cantone a livello nazionale, non è sufficiente). Se questo non avviene in tempi brevi è necessario che Marino si faccia da parte. Detto questo non mi è piaciuto che Renzi abbia scelto Porta a Porta per dichiarazioni che credo servano soltanto ad innervosire Marino ed a fargli assumere un atteggiamento non collaborativo, a scapito del risultato da ottenere.

In merito alla scuola è chiaro quello che Renzi intende ottenere rinunciando di fatto all’approvazione rapida della riforma e, con essa, all’assunzione dei 100.000 precari fin dal prossimo anno scolastico, e cioè o l’ammorbidiento dell’opposizione o il far ricadere la colpa della mancata assunzione dei precari sull’opposizione stessa (interna ed esterna). Il fatto è che così facendo, secondo me, Renzi rischia d’indebolire la sua immagine di uomo che governa avendo di vista innanzitutto l’interesse dei cittadini. I precari insomma temo che non se la prenderanno con le opposizioni ma con chi aveva la possibilità (l’obbligo, secondo l’Europa) di stabilizzare 100.000 persone e non l’ha fatto. Anche la Conferenza nazionale dei primi di luglio per far parlare tutti gli stakeholders della scuola in una sola giornata e poi decidere ha il sapore di una beffa.

Infine per quanto riguarda gl’insuccessi nelle elezioni locali Renzi non può pensare di scaricare la colpa sulle primarie. Il fatto che alcuni candidati usciti dalle primarie (Paita, Casson….) si siano rivelati perdenti, o che, in particolare in Liguria, le primarie abbiano suscitato, prima del voto, polemiche e spaccature insanabili, non deve indurre ad abbandonare questo strumento a cui, come ricorda Parisi in un bell’articolo su La Repubblica di oggi, Renzi stesso deve i suoi successi e che è insito nel dna del PD. Si tratta piuttosto di uno strumento del quale occorre fare, dopo anni di utilizzo, un’accurata manutenzione, secondo criteri che lo stesso Parisi indica e sui quali sta lavorando una commissione del PD. Diciamo che alla base dei successi o delle sconfitte nelle elezioni locali spesso sta la qualità del personale politico di cui il PD dispone (come ha ricordato opportunamente anche Vassallo) e qui il discorso si fa assai più complesso e delicato, certamente meritevole di tutta l’attenzione che Renzi vorrà dedicare ad esso.

Commenti dei lettori

ottimo , direi, Speriamo che Renzi abbia voglia di ascoltare.

Ciao Gian Carlo

#1 
Scritto da gian carlo il 18 giugno, 2015 @ 21:09

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