Il limite della Città metropolitana
Devo dire che non mi aspettavo che il limite d’origine della Città metropolitana, cioè il suo essere un ente di secondo grado, si manifestasse così presto e con tale chiarezza.
Oggi il sindaco di Imola Manca, vicesindaco della Città metropolitana, si è dimesso dalla carica in polemica con il sindaco Merola e con la consigliera delegata all’urbanistica e pianificazione territoriale Conti, sindaco di S.Lazzaro di Savena.
All’origine della grave crisi istituzionale c’è la bocciatura da parte dell’esecutivo della C.m. del Piano strutturale del comune di Imola ed in particolare dell’insediamento urbanistico previsto nella zona pedecollinare di via Roncaglie, sulla base del parere negativo espresso dai tecnici, tenendo conto dei vincoli e delle prescrizioni contenute nel PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale), approvato nel marzo 2004 dal consiglio provinciale di Bologna ed aggiornato con successive varianti l’ultima delle quali risale all’ottobre 2013.
Alcune delle dichiarazioni attribuite a Manca (“ognuno faccia il sindaco nel proprio comune”,”la città metropolitana dovrebbe essere una federazione di territori”) descrivono con chiarezza l’incerta identità della Città metropolitana, ente di secondo grado i cui organi di governo sono formati da amministratori dei comuni, sindaci e consiglieri comunali.
Qualsiasi atto della Città metropolitana che, in ragione di interessi superiori, vada contro le scelte di un singolo comune e leda la sua autonomia è destinato a scatenare pesanti reazioni di rigetto.