A proposito di ballottaggi

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 17 novembre, 2015

In questi giorni sono stati resi pubblici i risultati di alcuni sondaggi effettuati da diversi istituti di ricerca (l’ultimo di Nando Pagnoncelli, di cui ha dato conto il Corriere della sera di domenica scorsa) , sulle intenzioni di voto per i partiti nel caso si svolgessero elezioni con il sistema elettorale vigente (il cosiddetto Italicum). A parte il schedefatto che al momento non è prevista alcuna consultazione elettorale nazionale e, quindi, tali sondaggi hanno un valore del tutto relativo, è tuttavia di qualche interesse riflettere soprattutto sull’esito degli eventuali ballottaggi che, in caso di mancato raggiungimento del 40% dei voti da parte di una lista, metterebbero a confronto i due schieramenti che avessero ottenuto il maggior numero di consensi.

Bene. Tutti gl’istituti demoscopici sono concordi nel ritenere che in caso di ballottaggio fra PD e M5S, sarebbero i grillini a prevalere, sia pure di stretta misura.

Più ampia sarebbe invece la vittoria del PD nei confronti di una lista di centrodestra (Lega, FI e Fratelli d’Italia).

Soprattutto il primo scenario si presta a qualche considerazione, nel senso che la vittoria del M5S dipenderebbe evidentemente dal fatto che gli elettori di centrodestra, dovendo scegliere tra PD e M5S darebbero la loro preferenza, in maggioranza, a quest’ultimo. Cosa ne pensano coloro che giudicano il PD di Renzi un partito ormai di centrodestra? Oltre a ciò, stando ai sondaggi, sarebbero soprattutto gli elettori della Lega a preferire il M5S al PD, sentendosi presumibilmente in sintonia con l’identità prevalentemente protestataria ed antisistema dei “pentastellati”.

Il fatto è che a tutt’oggi il M5S si caratterizza e riscuote consensi soprattutto per le (del tutto lodevoli ed apprezzabili) istanze di coerenza, onestà, disinteresse personale e sobrietà nell’uso degli emolumenti pubblici. Assai meno chiare ed in alcuni casi contraddittorie, sono le linee politiche di un’eventuale azione di governo nazionale, a parte il mantra, peraltro indefinito dal punto di vista della sostenibilità economica, del salario di cittadinanza.

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