Cara Variante di valico
Dove “cara” non sta per “costosa” o “dispendiosa” ma sta ad indicare un rapporto familiare, quasi affettivo, tra quest’opera ed il sottoscritto. Se avrete la pazienza di leggere capirete il perchè.
La Variante di valico, inaugurata ieri da Matteo Renzi, ha accompagnato per circa 30 anni la mia vita professionale e mi farà compagnia ancora per alcuni mesi.
I primi elaborati progettuali risalgono, com’è stato ricordato, agl’inizi degli anni ‘80. A quell’epoca non si parlava ancora di Variante di valico, ma di fronte alla inadeguatezza dell’autostrada A1 tra Bologna e Firenze a far fronte all’intenso traffico, soprattutto pesante, venne prospettata dalla società Autostrade, l’ipotesi di realizzare un raddoppio mediante una “camionale”, vale a dire un’autostrada destinata esclusivamente al trasporto merci.
L’opera si presentava assai impegnativa sul piano tecnico e particolarmente rilevante dal punto di vista dell’impatto ambientale. Il Ministero dell’Ambiente decise pertanto, in accordo con le due regioni interessate (Emilia Romagna e Toscana), di insediare una commissione di esperti con l’incarico di sottoporre il progetto ad una verifica di fattibilità sotto il profilo delle sue interferenze con l’ambiente. Della commissione, presieduta dal prof. Lupia Palmieri, facevano parte componenti di nomina ministeriale e regionale. Ebbi a quell’epoca l’onore di farne parte , insieme ad esimi professionisti tra i quali vorrei ricordare i compianti docenti dell’università di Bologna, proff. Roberto Alessi (Tecnica delle costruzioni) ed Umberto Bagnaresi (Forestazione). In quell’occasione feci anche la conoscenza della prof. Mercedes Bresso, economista e futura presidente della regione Piemonte, tutti designati dall’Emilia Romagna.
E’ interessante, per inciso, ricordare il nome della commissione e cioè “Commissione di studio sui profili d’interesse ambientale connessi con il nuovo attraversamento autostradale tra Firenze e Bologna”. Come si vede non si parlava di V.I.A.(Valutazione d’impatto ambientale). Infatti la commissione fu istituita nel novembre 1986, terminò i suoi lavori nel luglio 1987, esprimendo un parere critico, in base al quale Autostrade fornì approfondimenti che il Ministero chiese alla commissione di esaminare, ricostituendola nel dicembre 1987. La commissione consegnò il proprio parere definitivo, che conteneva numerose raccomandazioni e prescrizioni, il 28 giugno 1988.
Ho voluto ricordare queste date perchè la commissione svolse i propri lavori (i primi di quel genere a livello nazionale) anticipando la normativa in materia di V.I.A. Infatti la direttiva CEE risale al 1985 ma la prima norma di recepimento nel nostro paese fu il Dpcm del 10 agosto 1988.
Nel dicembre1990 vennero stipulate le convenzioni tra le due regioni, i ministeri competenti, ANAS, Autostrade ed enti locali.
Dopo tale data si sono dovuti attendere ben 12 anni per l’inizio dei lavori: nel 2002 sono cominciati i lavori dei primi 4 lotti, consistenti sostanzialmente nell’amplimento del tratto Casalecchio-La Quercia (oltre al nuovo ponte sul Reno, alle gallerie monte Mario ed Allocco, ed alla variante di Vado), mentre nel 2006 hanno avuto inizio i lavori della vera e propria Variante di valico, tra La Quercia e Barberino del Mugello ,sulle cui caratteristiche tecniche non mi soffermo perchè i giornali ne hanno diffusamente parlato.
Una delle clausole contenute nelle convenzioni del ‘90 prevedeva l’istituzione di due Osservatori Ambientali e socio-economici (O.A. nel seguito,uno per ciascuna regione), assegnando loro diversi compiti, che preciserò tra breve.
La Regione Emilia Romagna nominò il sottoscritto tra i membri di propria competenza e così, dal 2002, ripresi ad occuparmi della Variante.
Mi stupisce che nessun organo d’informazione in questi giorni, abbia fatto cenno all’esistenza dell’O.A. In effetti esso ha svolto, a mio avviso, un ruolo assai importante in tutti questi anni. Questi i suoi compiti, come previsti all’art.5 della convenzione del 1990.
La Commissione seguirà le varie fasi di esecuzione delle opere sino all’ultimazione di tutti gl’interventi progettati e previsti dalla presente convenzione, ed assicurerà l’efficacia e l’operatività dei sistemi di monitoraggio sia in fase di esecuzione sia in prima fase di esercizio (12 mesi dalla fine dei lavori) definiti dal progetto medesimo predisponendo inoltre i regolamenti di gestione per il monitoraggio in fase di esercizio. In particolare la Commissione dovrà garantire l’osservanza delle prescrizioni della convenzione stessa ed affrontare e proporre soluzioni per risolvere gli eventuali problemi non previsti che si evidenziassero in fase esecutiva.
Riassumendo, i compiti che l’O.A., coadiuvato efficacemente da una segreteria tecnica e da alcuni supporti tecnici garantiti da ARPA (per le componenti ambientali rumore, acqua, aria) e dall’Università di Bologna (per fauna, flora, vibrazioni, assetto del territorio), hanno riguardato: il progetto e la gestione di un complesso sistema di monitoraggio, le verifiche di ottemperanza di circa 2000 prescrizioni impartite dalle diverse amministrazioni competenti, l’espressione di pareri tecnici, le funzioni inerenti le richieste di informazioni che provengono dai cittadini o dalle amministrazioni pubbliche. Sulla nostra attività si sono prodotte e diffuse ampie relazioni semestrali ed un notiziario informativo, oltre ad un sito web.
Naturalmente non mi è possibile descrivere in dettaglio quanto abbiamo fatto in questi 13 anni.
Vi garantisco tuttavia che se un’opera delle dimensioni e dell’importanza della Variante è stata realizzata senza conflitti sociali di particolare gravità e senza inconvenienti ambientali significativi (con l’eccezione della frana di Ripoli) una parte del merito può essere attribuita all’attività dell’O.A.
I cittadini che si sono rivolti all’O.A. per segnalare inconvenienti ambientali di cui erano vittima hanno sempre avuto risposte adeguate e, ritengo, soddisfacienti.
Circa i danni ambientali ricordo in particolare il timore che l’attività dei cantieri potesse causare l’inquinamento del torrente Setta, dal quale com’è noto si prelevano le acque che alimentano l’acquedotto bolognese: nulla si è verificato in tutti questi anni.
Per quanto riguarda le cause della frana di Ripoli, esse sono probabilmente attribuibili ad un errore di progettazione che non ha previsto la riattivazione di una paleofrana da parte della galleria Val di Sambro. Ciò ha causato il lesionamento di diversi fabbricati che sono stati abbandonati per motivi di sicurezza. Il fenomeno è stato ed è tuttora tenuto accuratamente sotto controllo e, dopo l’ultimazione dello scavo della galleria, pare sostanzialmente stabilizzato. Sono in corso anche i risarcimenti dei cittadini danneggiati.
L’O.A. rimarrà in attività diversi mesi dopo l’entrata in esercizio della Variante, al fine di completare le verifiche di ottemperanza delle prescrizioni che riguardano non solo il tracciato autostradale ma anche le opere connesse (ripristino delle aree destinate a campi base e cantieri, restauro ambientale delle aree di deposito delle terre di scavo, viabilità di servizio ecc.) e allo scopo di controllare i risultati della rete di monitoraggio relativamente ad alcune componenti ambientali come il rumore.
Commenti dei lettori
Paolo, forse tu puoi spiegarci perchè i tempi di esecuzione della variante sono stati (o ci sono sembrati?) molto più lunghi di quelli della prima A1, e anche della recente alta velocità (sempre tratti appenninici, ovviamente)
L’opera è certamente assai impegnativa, con molti viadotti e gallerie, tra le quali quella di valico, lunga poco meno di 9 Km. In Toscana ci sono stati blocchi prolungati per una controversia giudiziaria sulla classificazione delle terre di scavo. Forse più ancora della durata dei lavori (la vera e propria variante è durata 9 anni) suscita perplessità il tempo intercorso fra le convenzioni e l’inizio dei lavori, ben 13 anni.