A cosa serve un consigliere comunale?
Leggo sul Corriere di Bologna di oggi, sabato 25 giugno, che il segretario provinciale del PD, Critelli, riprendendo un’idea lanciata dal sindaco Merola, proporrà alla direzione del partito di lunedì prossimo “che sulle questioni più rilevanti della vita del partito e soprattutto sui prossimi cinque anni di amministrazione, il PD organizzi un referendum fra gli iscritti impegnandosi a tenere conto dell’esito del voto”.
Si tratta com’è evidente, di un’iniziativa del tutto distinta dal referendum consultivo promosso da un certo numero di cittadini, previsto dallo Statuto del comune di Bologna. Qui siamo di fronte ad una proposta che ha lo scopo di rilanciare la vita, ultimamente un po’ asfittica, dei circoli del PD, facendo in modo che gl’iscritti sentano di contare di più.
Tuttavia, se fossi stato eletto consigliere comunale del Pd, questa notizia mi metterebbe molto a disagio.
Quale dovrebbe essere infatti il compito di un consigliere comunale e di un gruppo consiliare nel suo insieme, se non quello di svolgere la propria funzione di proposta e di indirizzo (oltre che, ma questo è compito peculiare della minoranza, di controllo) nei confronti del Sindaco e della giunta?
Per fare questo il consigliere comunale dovrebbe mantenere un contatto assiduo con la cittadinanza ed in particolare con quegli iscritti ed elettori del PD, segnatamente quelli appartenenti al suo territorio di riferimento, che hanno contribuito ad eleggerlo, rendendosi così interprete delle opinioni, delle esigenze, delle richieste dei cittadini. Naturalmente questo richiede, oltre ad un costante impegno nel mantenere relazioni, capacità e sensibilità nell’interpretare le istanze popolari, sapendo poi contribuire a trovarne una sintesi politica all’interno del gruppo consiliare.
Viviamo infatti in una democrazia rappresentativa e non mi convincono affatto (ancor più dopo la recente vicenda del Brexit) le scorciatoie plebiscitarie o referendarie soprattutto con risultati vincolanti per gli eletti. Altrimenti a che scopo eleggiamo i nostri rappresentanti? Le elezioni cosa le facciamo a fare?
Ma c’è un altro aspetto che mi lascia perplesso nella proposta Merola/Critelli.
Il ricorso da parte di chi ha ricevuto dai cittadini la responsabilità di governare la comunità, a forme di consultazione referendaria sulle principali scelte della vita amministrativa, non tradisce forse un’incertezza ed una rinuncia ad esercitare quel potere che gli è stato attribuito, cercando, con uno strumento improprio, un rapporto diretto con i cittadini, ma mettendo così fuori gioco l’organismo consiliare, già peraltro pesantemente ridimensionato da molti anni nelle sue prerogative istituzionali dalle norme che si sono succedute e che hanno rafforzato il ruolo dell’esecutivo e dei dirigenti?
Meglio piuttosto, come partito, promuovere il potenziamento del rapporto tra eletti e territorio di riferimento.
Commenti dei lettori
Grande Paolo! Come sempre sintetico e chiaro!
Caro Paolo sono così sconvolta da questa proposta che non so come possiamo fare per bloccare questa deriva plebiscitaria. Questi non si rendono conto che stanno trasformando il partito nel sacro blog grillino.
La base della democrazia è la democrazia rapprentativa, dove le classi dirigenti si assumono la responsabilità di governare il paese. La democrazia diretta è la negazione della democrazia. Non riesco a capire come sia possibile che si smarrisca il fondamentale principio della democrazia. La Brexit non ha insegnato nulla. Dal giorno delle elezioni sono preoccupata e ora mi accorgo che anche nel partito si sta facendo strada questa deriva popolusta.
Grazie per il tuo contributo.
Grazie caro Nando. Un abbraccio.
Grazie a te Giovanna per le tue riflessioni.
Prima di conoscerti non avevo mai parlato con un consigliere comunale, nè mi era mai venuto a cercare per aiutarlo nella sua funzione d’indirizzo. Nè peraltro un consigliere regionale o un segretario di partito. Lo strumento della consultazione con gli iscritti del PD attraverso lo strumento di internet è invece attivo da qualche anno e mi permette di esprimere delle valutazioni che spero servano a comporre un quadro della situazione secondo il mio modo di vedere.
Caro Stefano, le consultazioni del PD regionale sui grandi temi (riforma costituzionale) vanno benissimo. Anch’io rispondo sempre. Ma sui temi amministrativi di politica locale si dovrebbe soprattutto ricorrere al rapporto iscritti/eletti attraverso i circoli.
Paolo, sono d’accordo con te. Tra l’altro, il consigliere comunale rappresenta tutti i cittadini che l’hanno votato, non solo quelli iscritti al Pd. Anzi, per molti (per me di sicuro) la stragrande maggioranza dai voti proviene da non iscritti, e molti hanno votato proprio perché hanno fiducia nella persona, alla quale hanno assegnato una delega. L’amministrazione comunale, poi, è l’amministrazione di tutti i cittadini, non solo di quelli iscritti (che sono sempre meno). Per concludere, molto meglio un rapporto costante degli iscritti con i propri territori e con i cittadini, con conseguente assunzione di responsabiltà politica nelle scelte. La consultazione degli iscritti è comunque sempre utile, ma nelle forme e modo più adeguati: non può essere una delega.
Aggiungo la considerazione che la politica dovrebbe fungere da traino, non andare a rimorchio. Proporre idee forti e sostenerle. Altrimenti non è più politica, ma marketing.