Qualità della vita 2016
Come tutti gli anni Italia Oggi pubblica la classifica della qualità della vita nelle province italiane, basandosi su dati del 2015.
Ecco la tabella dei risultati, che contiene la posizione delle diverse province paragonata a quella ottenuta l’anno precedente. Clicca su vita2016a
Bologna passa dal 61° posto al 47°, peraltro preceduta da tutte le altre province emiliano-romagnole ad esclusione di Ferrara.
Vedremo cosa dirà la classifica del Sole 24 ore che viene normalmente pubblica a fine anno.
Il corposo lavoro indaga le dimensioni di affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita, a loro volta articolate in 21 sottodimensioni e un elevato numero di indicatori di base, 84. Dai dati generali del 2016 emerge che sono 56 su 110 le province nelle quali la qualità della vita è risultata buona o accettabile, contro le 53 della passata edizione. E’ un timido miglioramento in accordo con i deboli segnali di ripresa economica, ma tradotto in termini di popolazione significa che ancora il 53,9% degli italiani vive in territori dove la qualità della vita è scarsa o insufficiente.
Tiene il Nord Est, Roma tra i peggiori. I ricercatori, visto che il lavoro viene ripresentato ormai da 18 edizioni, possono individuare i trend del medio periodo: “Una crescente vulnerabilità del nord ovest, molto verosimilmente causata da determinanti di carattere economico, quali i processi di deindustrializzazione e ristrutturazione produttiva in atto, e i problemi strutturali e tuttora irrisolti che stanno determinando un perdurante peggioramento della qualità della vita in Italia meridionale”. A tenere botta meglio sono invece le province medio-piccole del nord est e del centro: “Mostrano un notevole grado di ‘resilienza’, determinato forse dalla struttura del tessuto produttivo. Anche quest’anno tali linee di tendenza sono pienamente confermate: fra le 54 province in cui la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente, 6 sono dislocate nel nord ovest, 2 sono ricomprese nel nord est, 7 in Italia centrale e 39 su 41 in Italia meridionale e insulare. Quindi, in sintesi anche quest’anno si vede una stabilità nel livello di qualità della vita nelle province del nord ovest, un miglioramento nel nord est e in Italia centrale, un lieve peggioramento nell’Italia meridionale e insulare. “L’altra conferma riguarda gli effetti della congiuntura economica: una situazione di crisi economica che tende ad avere ripercussioni più severe nel nord ovest che nel nord est, determinando l’emersione di fenomeni di polarizzazione fra le due aree”, dice lo studio.
I grandi centri: Roma dietro la lavagna, Torino risale. In questo quadro stabile, per la prima volta nel gruppo dei peggiori, il 4 dove la qualità della vita è classificatac ome insufficiente, accanto alle province del Mezzogiorno, compare per la prima volta la provincia di Roma. Anche al Nord, d’altra parte, si conferma la presenza di una serie di centri urbani di dimensioni grandi e medio-grandi che faticano a raggiungere e mantenere posizioni di eccellenza e la stessa Milano - celebrata per l’Expo e la rinnovata attrattività internazionale e turistica - peggiora il suo posizionamento. Tra i grandi centri, Torino infatti scala 6 posizioni e si attesta al 70° posto in classifica generale; Milano conferma la battuta di arresto già osservata lo scorso anno, arretra di 7 posizioni e annulla i miglioramenti conseguiti tra il 2010 e il 2014, piazzandosi al 56° posto. Napoli è stabile su posizioni di coda, cede 5 posizioni e passa dal 103° al 108° posto. La situazione peggiore si registra a Roma. Infatti la Capitale non arresta la caduta verso le posizioni di coda e, come lo scorso anno, cede ben 19 posizioni (31 dal 2014) portandosi all’88° posto, cioè su livelli di qualità della vita insufficienti.