Quanto conta un consigliere comunale?

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 11 gennaio, 2017

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L'aula del Consiglio comunale di Bologna

Sulle pagine del Corriere di Bologna si è aperto nei giorni scorsi, con un’intervista a Giulio Venturi, consigliere comunale del gruppo “Insieme Bologna”, un confronto sul ruolo del Consiglio comunale e dei suoi componenti. Venturi esprimeva la sua delusione, a pochi mesi dalle elezioni, per la scarsa rilevanza e la sostanziale inutilità del proprio ruolo.

Si tratta, lo dico sulla base dell’esperienza che ho fatto in consiglio comunale dal 2004 al 2010, di un sentimento abbastanza diffuso tanto tra i consiglieri di minoranza che tra quelli di maggioranza, sia pure per ragioni in parte diverse, sentimento peraltro alimentato da un lato da attese troppo alte, che scontano una mancanza di conoscenza del quadro delle competenze amministrative e istituzionali vigenti, dall’altro da ragioni oggettive sulle quali è possibile intervenire.

Quanto al primo punto è necessario che un consigliere comunale sia consapevole del fatto che, a seguito delle norme in vigore ormai da diversi anni, il Consiglio comunale ha perduto molte delle sue competenze di un tempo: atti che in passato erano votati dal Consiglio ora sono di competenza della Giunta, la quale a sua volta, assume soltanto atti amministrativi di carattere discrezionale essendo tutti gli altri sottratti ai politici e demandati ai dirigenti.

Restano tuttavia al Consiglio competenze importanti (approvazione di piani e programmi, gestione finanziaria ecc.) ed i consiglieri possono svolgere una funzione d’indirizzo e di controllo nei confronti dell’esecutivo, per la quale è necessario dedicare parecchio tempo (l’assenteismo non aiuta certo a valorizzare il proprio ruolo) non soltanto per partecipare alle sedute del Consiglio ed a quelle delle Commissioni di lavoro, ma anche per documentarsi, leggere preventivamente gli atti sui quali si è chiamati ad esprimersi, incontrare cittadini facendosi interpreti delle loro istanze attraverso interventi, interpellanze, interrogazioni, richiesta di udienze conoscitive, presentazione di ordini del giorno.

Questi ultimi sono a mio giudizio uno strumento privilegiato che il consigliere ha a disposizione per influire sull’azione amministrativa e, in definitiva, sulla vita della città. E’ ovviamente necessario che il contenuto dell’ Odg sia ben ponderato e che se si vuole che non resti un atto di pura testimonianza ma che venga approvato dal Consiglio, è necessario acquisire attorno ad esso il necessario consenso da parte dei colleghi sia di maggioranza che di minoranza, ciò che richiede, ancora una volta, tempo ed impegno.

Affinchè gli ordini del giorno approvati non restino lettera morta è poi indispensabile verificarne periodicamente l’ottemperanza da parte della Giunta e degli uffici.

Aggiungerei infine due considerazioni relative alle difficoltà ed alle frustrazioni che incontrano i consiglieri comunali.

Quelli di minoranza, se vogliono dare efficacia alla propria iniziativa politica, hanno soprattutto il problema di lavorare insieme e ricercare faticosamente unità e convergenze tra i diversi gruppi che la compongono, portatori sovente di idealità e di visioni della città diverse se non addirittura opposte.

Quelli di maggioranza vivono spesso il problema di essere chiamati, per ragioni di disciplina, a votare quasi alla cieca le delibere proposte dalla giunta, senza avere la possibilità di esercitare il proprio ruolo d’indirizzo e di proposta. Per evitare ciò è indispensabile strutturare tra giunta e gruppi consiliari di maggioranza, un sistema permanente ed organico di relazioni e di comunicazione che renda i consiglieri più informati, consapevoli ed in grado di collaborare efficacemente all’azione dell’esecutivo.

Leggo che la presidente del Consiglio comunale Luisa Guidone ritiene utile avviare una verifica ed un’eventuale modifica del regolamento del Consiglio allo scopo di rispondere all’ insoddisfazione dei consiglieri per il proprio ruolo e di migliorare i lavori del Consiglio.

Si può certamente lavorare in quel senso, intervenendo, come si è già fatto più volte in passato, non solo sul regolamento ma anche sullo statuto, ma non credo che per quella strada si otterranno cambiamenti sostanziali.

In definitiva ritengo che l’unica strada utile sia quella di non alimentare attese impossibili e d’ impegnarsi a fondo utilizzando tutti gli strumenti e le possibilità offerte dalla propria condizione di consigliere comunale.

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