Caro Matteo ti (ri)scrivo
Caro Matteo, sono un iscritto al PD fin dalla sua nascita e ti ho sostenuto convintamente in ogni occasione, dalle primarie del 2012 fino a quelle della primavera scorsa passando per il referendum del 4 dicembre. Aggiungo che provo un’istintiva simpatia nei tuoi confronti, forse a causa della comune esperienza scout: io sono ormai un “vecchio lupo” di 74 anni.
Ti scrivo raccogliendo l’ invito che fai a conclusione delle tue news perchè vorrei farti conoscere la mia opinione in merito all’attuale situazione politica ed all’atteggiamento che ti suggerirei di assumere rispetto ad essa.
Dopo la sconfitta del referendum e la fuoriuscita degli scissionisti sei stato chiaramente rilegittimato come leader del PD. Votando per la tua riconferma, io (credo in buona compagnia) auspicavo da parte tua un atteggiamento più inclusivo, più disponibile al dialogo ed al confronto, meno autoreferenziale, più lontano dal modello dell’ “uomo solo al comando” e qualche segnale in questa direzione mi era sembrato di percepirlo. Devo purtroppo riconoscere che le vicende relative alla approvazione di una nuova legge elettorale ed ancor più le tue reazioni al negativo risultato delle recenti elezioni amministrative mi hanno fatto sorgere qualche dubbio.
Il tuo stile di leadership ed i risultati del governo dei mille giorni ti hanno guadagnato tanti sostenitori ma anche molti, troppi avversari, che assumono spesso atteggiamenti ostili, da veri e propri nemici. E’ un’ostilità che abbraccia e coinvolge anche il PD e che lo ha penalizzato in occasione dei ballottaggi.
In una situazione come questa penso che un vero e saggio leader debba interrogarsi e chiedersi quali tra queste inimicizie erano inevitabili in quanto motivate da una contrarietà rispetto a scelte politiche non condivise e quali si sarebbero potute attenuare e mitigare, se non evitare, con un atteggiamento meno “ruvido” e polemico, talvolta addirittura sprezzante. Ora io so bene che a tua volta sei stato oggetto e bersaglio di critiche ingiuste e perfino insultanti, ma penso che, pur dovendo difendere la propria dignità ci siano momenti nei quali si deve dare prova di una diversità di stile e di una superiorità morale.
In alcuni casi ci sei riuscito. Questo è il momento di riprovarci. Questo è il momento nel quale non ti è chiesto di fare sfoggio della tua capacità di comunicativa polemica ma di una paziente determinazione, di una costante ricerca e valorizzazione di ciò che unisce anziché di ciò che divide, di costruzione di ponti anziché di muri.
Gl’italiani ben conoscono ed apprezzano le tue doti di coraggio, di slancio, di energia, di ottimismo.
Questo è il momento di fare conoscere ed apprezzare loro le tue doti di pazienza, di forza d’animo, di costanza, di magnanimità (talvolta ci è chiesto anche di perdonare le cattiverie ed i torti subiti).
Nel merito. Non puoi snobbare con insofferenza il tema delle alleanze contrapponendo ad esso il programma delle cose da fare.
La vocazione maggioritaria del PD, nella quale in tanti abbiamo creduto, non può realisticamente consistere oggi nella prospettiva di una maggioranza parlamentare solitaria. Per questo in realtà tutto si tiene: programma, alleanze, legge elettorale e premiership.
Parto da quest’ultima. La tua legittima aspirazione a tornare a palazzo Chigi, non può prescindere dalla costruzione di una coalizione di centrosinistra la più ampia (ma governabile) possibile, al centro della quale ci sia il PD del quale tu sei il legittimo segretario, con un programma costruito tenendo conto di quanto realizzato dal tuo governo e da quello Gentiloni, con gli adeguamenti (non le abiure) che la costruzione della coalizione richiederà. Il contenuto del programma sarà ovviamente frutto del contributo e dell’identità del PD. Parlare di alleanze e di coalizione significa chiamare in causa la legge elettorale. A questo proposito mi sembra che il PD, dopo avere proclamato la sua preferenza per un sistema maggioritario (Mattarellum o Rosatellum) abbia ben presto abbandonato questa prospettiva con la motivazione che non c’erano i numeri in parlamento per approvarla. Secondo me si poteva fare ben di più prima di rassegnarsi ad un sistema proporzionale (similtedesco e Consultellum) che contraddice totalmente l’esigenza da te sempre sottolineata (ed alla quale si ispirava l’Italicum) di conoscere la sera delle elezioni chi aveva vinto.
Immagino che questa prospettiva politica, che ho descritto sinteticamente in modo anche un po’ confuso non ti sia congeniale. Non è questo lo schema di gioco che prediligi e che ritieni più adatto alle tue qualità. Forse però, se ci tieni a palazzo Chigi, ti è chiesto di fare ricorso a qualità e doti diverse da quelle che hai fin qui dimostrato.
Temo che l’alternativa sia quella che ti propone oggi Stefano Folli su Repubblica e cioè la rinuncia a palazzo Chigi.
Con stima, affetto, fiducia ed un sorriso.
Paolo Natali
Commenti dei lettori
Ciao, non penso che Matteo ti ascolti , ma sarebbe la soluzione di molti problemi .
Grazie caro Giancarlo. La speranza è l’ultima a morire.