Verso il congresso provinciale del PD
Il congresso provinciale del PD bolognese si svolgerà nel prossimo mese di ottobre.
In attesa di poter partecipare al dibattito congressuale nel mio circolo, vorrei esprimere alcune considerazioni, anche alla luce di quanto leggo sulla stampa locale.
Innanzitutto mi stupisco dello stupore con cui i giornalisti commentano il fatto che l’area dei sostenitori di Renzi e quella dei sostenitori di Orlando al recente congresso nazionale si presenteranno con ogni probabilità divise al loro interno al congresso provinciale.
A me pare del tutto normale che questo avvenga. Infatti la scelta del futuro segretario provinciale dovrebbe essere fatta da un lato esprimendo un giudizio sulla gestione del partito in questi ultimi anni, dall’altro valutando nel merito le proposte ed il profilo dei candidati. Ho sempre sostenuto Renzi a livello nazionale ma non ritengo che un candidato alla segreteria provinciale sia bravo e capace per il solo fatto di essere “renziano” della prima o dell’ultima ora ed un candidato cuperliano sia da bocciare a prescindere. Per questo motivo non credo che debba essere Matteo Renzi a designare un candidato unico dell’area renziana bolognese. La quale, purtroppo, mi appare non da oggi divisa e frammentata non tanto a causa di differenti opinioni sulla vita politica locale e sulla gestione del PD bolognese (il che sarebbe del tutto fisiologico) ma soprattutto per ragioni assai meno nobili, riconducibili a pregiudizi personali ed a vicende passate (leggi, ultimo congresso provinciale) che fanno ancora sentire i propri effetti negativi.
In realtà a tutt’oggi mi pare di assistere ad un dialogo fra sordi e non ad un vero confronto fra candidati (che mi auguro possa realizzarsi in tempi brevi). Ci sono sul tappeto alcuni documenti politico-programmatici, firmati da diversi iscritti ed esponenti del partito, che vengono interpretati come sostegno delle diverse candidature che, peraltro, mentre scrivo queste note, non si sono ancora tutte formalmente manifestate.
In attesa di conoscere i candidati ufficiali ed i loro documenti programmatici (sui quali non mancherò di pronunciarmi), provo ad esprimere quelli che mi sembrano i due aspetti principali su cui mi aspetto la massima chiarezza e su cui giudicherò i candidati stessi.
Il primo riguarda le proposte relative alla vita, all’ organizzazione del partito a livello locale ed al suo rapporto con il tessuto cittadino. E’ auspicabile che non si tratti della semplice enunciazione di principi ma che questi siano supportati dalla indicazione degli strumenti e delle modalità con cui tali principi possano trovare concreta attuazione. Così come non potrà venire eluso un giudizio sulla segreteria che ha guidato il partito negli ultimi anni.
Il secondo, a mio giudizio ancora più cruciale e dirimente, riguarda il rapporto fra politica ed amministrazione, dove, a livello locale, alla politica corrisponde il partito ed all’amministrazione corrispondono le diverse istituzioni (Comuni, Città metropolitana ecc.) presenti sul territorio ed alla cui guida, in molti casi,ci sono donne e uomini del PD.
Si tratta di un tema assai complesso e sul quale non sarebbe male cercare di fare chiarezza una volta per tutte.
Innanzitutto mi sembra evidente che la vita dei cittadini è influenzata soprattutto dalle scelte dell’amministrazione e non dalle dichiarazioni della politica. Senza lo strumento attuativo dell’amministrazione, la politica (il partito) si riduce ad impotente teoria. Ma l’amministrazione ha bisogno della politica per evitare di ridursi ad una navigazione a vista, condizionata dai sondaggi d’opinione. Una politica debole rischia di ridursi ad un comitato elettorale che vive il suo momento forte in occasione del voto, con la presentazione ed il sostegno delle candidature a sindaco ed a consigliere comunale, limitandosi poi, nel periodo fra un’elezione e l’altra, a “fare il tifo” per l’amministrazione amica limitandosi al massimo a qualche puntura di spillo. In realtà il partito, in costante sintonia con i propri iscritti ed elettori, potrebbe/dovrebbe esercitare nei confronti dell’amministrazione un ruolo d’indirizzo e di controllo attraverso il gruppo dei consiglieri PD eletti in consiglio comunale. Tutto questo in teoria. Nella pratica accade che il partito fatica ad assumere in modo chiaro e democratico attraverso i propri organismi (direzione e segreteria) indirizzi ed orientamenti in merito ai principali dossier del mandato amministrativo. Nel gruppo consiliare sono anche presenti diverse sensibilità politiche. Inoltre è forte il richiamo alla disciplina di partito che, comprensibilmente, sconsiglia di mettere in difficoltà l’amministrazione amica.
Infine non va dimenticata la differenza di forza e di legittimazione fra una politica, espressa da un segretario che sarà scelto da poche migliaia di cittadini, ed un’amministrazione guidata da un sindaco votato da molte decine di migliaia di bolognesi.
Comprendo che il tema meriterebbe ulteriori approfondimenti ma penso di avere chiarito a sufficienza quanto il rapporto fra politica ed amministrazione (a tutti i livelli) sia cruciale e delicato e meriti di essere sottratto, per quanto possibile, alla sua opacità.
Darò il mio sostegno al candidato che mostrerà di avere idee chiare ed oneste in proposito e di averlo testimoniato con il suo passato.
In coerenza con quanto detto sopra penso che i candidati alla segreteria dovrebbero dare prova di grande sobrietà, nei propri documenti programmatici, in merito ai temi sui quali la politica entra in relazione (consenso o dissenso) con l’attività dell’amministrazione. La nuova segreteria dovrebbe piuttosto prendere l’impegno di promuovere sui temi più importanti della vita politico-amministrativa, un dibattito che coinvolga tutte le strutture del partito ed al quale anche gli amministratori prendano attivamente parte, in atteggiamento di ascolto.