Forse mi sfugge qualcosa…..
Forse mi sfugge qualcosa ma confesso che non riesco a comprendere la reazione scandalizzata di quanti stanno criticando la decisione del comune di Bologna di trasformare la tariffa del servizio di refezione scolastica applicata a coloro che frequentano la scuola dell’infanzia comunale in tariffa di frequenza, senza che questo comporti per le famiglie un aumento dei costi. Non so come verrà congegnato il meccanismo di trasposizione da un sistema (che prevede 15 fasce tariffarie commisurate all’ISEE, sconti per pluriutenze ed assenze ed esenzioni) all’altro ma mi fido di quanto garantito dal Sindaco.
Trascuro per il momento le motivazioni addotte per giustificare questo provvedimento, sulle quali mi pare che la giunta abbia manifestato qualche incertezza, invocando in un primo momento ragioni di carattere pedagogico (“riteniamo che il pasto consumato a scuola sia un momento pedagogico e per questo lo colleghiamo strettamente alla frequenza”), ammettendo poi che in questo modo il Comune risparmierà 1,3 milioni di Irap che potranno essere utilizzati per una forte riduzione delle tariffe degli asili nido.
M’interessa piuttosto ragionare sulle tesi dei fieri oppositori del provvedimento, che sostanzialmente lamentano il fatto che in questo modo viene cancellato il principio della gratuità della scuola dell’infanzia comunale bolognese, aggiungendo alcuni che questo rappresenta un attacco alla scuola pubblica.
Ora a me pare che una modifica al sistema tariffario non implichi in alcun modo una riduzione della qualità del servizio reso alle famiglie. Ma voglio stare sul discorso di principio, per dire in tutta franchezza che io non ho mai capito perchè la scuola dell’infanzia dovesse essere di fatto, se non sbaglio, l’unico servizio reso gratuitamente dal comune di Bologna, a prescindere dal reddito delle famiglie. Per tutti gli altri servizi comunali (dagli asili nido, all’assistenza domiciliare, ai centri diurni, alla refezione scolastica ecc.) sono in vigore sistemi tariffari articolati in numerose fasce di contribuzione rapportate all’ISEE, che vanno dalla gratuità per i redditi più bassi o per i casi sociali, fino al costo effettivo del servizio per i redditi più elevati.
Questa disparità mi è sempre apparsa incomprensibile, in particolare paragonando i nidi alla scuola dell’infanzia, dove una famiglia si trovava da un anno all’altro a passare da poco meno di 600 € al mese (per i redditi più elevati) alla gratuità (o, per meglio dire, ai 5,20 € a pasto, sempre per i più abbienti).
Sono andato a rivedere i post del mio blog ed ho trovato traccia di questa perplessità sia nel maggio che nel settembre del 2011.
Riprendevo poi il tema nel marzo del 2015 con queste parole:
“Sul versante tariffario: continuo a non capire il rifiuto di introdurre una tariffa, con tutte le modulazioni del caso in base al reddito, per la frequenza della scuola dell’infanzia. A questo riguardo vorrei ricordare alcuni dati, desunti dal consuntivo di contabilità economica 2013, l’ultimo disponibile.
Per le sue scuole dell’ infanzia il comune di Bologna ha speso circa 30 milioni di euro (per 5195 bambini), senza incassare un euro. Per i nidi il costo è stato di circa 18 milioni (per 3263 bambini), ma in questo caso il comune ha incassato proventi da tariffa per circa 5,6 milioni, pari a circa 1700 euro (medi) pro capite. La sproporzione mi pare evidente.
Sarebbe interessante sapere cosa accade in altri comuni. A Torino,per esempio, si applicano le tariffe che potete vedere cliccando su (omissis).
Quello che mi preme sottolineare è il fatto che su queste scelte della nostra amministrazione (che possono anche essere condivisibili, oltre che legittime) la discussione ed il confronto siano stati assai limitati.”
Guarda caso la misura che il Comune si accinge ora ad adottare avrà come conseguenza positiva proprio una mitigazione di questa sproporzione.
E allora cosa c’è che non va? Ma forse mi sfugge qualcosa……