L’assemblea cittadina del PD
Ho accettato la nomina a membro dell‘assemblea cittadina e dell’assemblea di quartiere S.Donato-S.Vitale del PD, sperando di riuscire a dare un sia pur modesto contributo (condizionato anche dai limiti di autonomia che derivano dalla mia condizione attuale), alla vita della mia città e del mio quartiere, attraverso lo strumento rappresentato dal Pd, nel quale, nonostante tutto, continuo a riconoscermi.
Condizione preliminare perchè ciò possa realizzarsi è capire quali siano i poteri e le prerogative di questi organismi e, ancor prima, in quale relazione essi siano, da un lato, sul versante politico, con gli altri organismi di partito (in particolare i circoli e l’assemblea e la direzione provinciale), dall’altro, sul versante amministrativo, con le istituzioni di riferimento, vale a dire il consiglio comunale di Bologna ed il consiglio di quartiere S.Donato-S.Vitale ed i rispettivi gruppi consiliari del PD.
Provo a dire come la vedo io.
I nostri circoli (non è una novità) dovrebbero essere in stretto rapporto con il territorio e con i suoi abitanti.
Gl’ iscritti non sono più tanti come un tempo ma i nostri sostenitori che hanno votato alle ultime primarie sono un numero non trascurabile e comunque siamo il solo partito che ha una presenza significativa e che è in grado di assumere iniziative politiche. Credo che dovremmo (e potremmo) fare molto di più di quanto si è fatto in passato, da un lato curando l’informazione e la comunicazione politica sui principali fatti, problemi ed eventi nazionali ma soprattutto locali (della città e del quartiere), dall’altro mettendoci in ascolto dei cittadini per raccogliere suggerimenti, lamentele, proposte.
Gli strumenti a disposizione sono diversi e li conosciamo bene, sia quelli che sfruttano le nuove tecnologie (un buon esempio è stato di recente offerto dal Comune attraverso l’esperienza del Bilancio partecipativo) che quelli più tradizionali.
Perchè ad esempio ogni circolo non s’impegna una volta al mese (il sabato mattina) ad avere un banchetto in un punto strategico e frequentato del proprio territorio, per incontrare i cittadini e per mettersi in relazione con loro? Non possiamo farlo soltanto in campagna elettorale. Non possiamo limitarci a stare chiusi nelle nostre sedi.
I temi e gli argomenti da trattare dovrebbero essere quelli prioritari dell’agenda politico-amministrativa, soprattutto del quartiere ma, in casi straordinari, anche cittadina o nazionale.
Tanto per fare un esempio, al momento attuale temi come Passante, Interramento della ferrovia ex-Veneta, Fico, Sicurezza, Periferie, Immigrazione ecc. dovrebbero essere al centro dell’attenzione.
L’assemblea di quartiere dovrebbe svolgere un ruolo di raccordo, di coordinamento e di stimolo nei confronti dei circoli, favorendo anche una conoscenza tra i circoli dei due quartieri che si sono fusi in uno solo.
Alle riunioni dell’assemblea di quartiere dovrebbero prendere parte sia il presidente di quartiere che i consiglieri comunali residenti in quartiere che quelli di quartiere PD, oltre ai segretari di circolo.
Tra i circoli e le assemblee di quartiere e della città deve instaurarsi ed essere mantenuto costantemente attivo un canale di comunicazione che funziona nei due sensi: verso i circoli in termini d’informazione e di consultazione, dai circoli in termini di proposta e di risposta. Analogamente, sul piano istituzionale, è necessario che sia stretto il rapporto tra assemblee cittadina e di quartiere ed i rispettivi gruppi consiliari del PD (tra l’altro in alcuni casi, le stesse persone sono presenti nelle une e nelle altre). Solo in questo modo le scelte e le decisioni politico amministrative a livello della città e del quartiere(almeno le più importanti e significative) possono trovare un riscontro, in termini di consenso consapevole o di critica propositiva, a livello del territorio. Solo così si evita l’ autoreferenzialità e l’isolamento e si sente il polso della base, della nostra base.
Comprendo che questo sistema di relazioni può sembrare condivisibile ma, nei fatti, puramente teorico. Ma questo dipende da noi e dalla volontà di chi, ricoprendo diverse cariche (semplice iscritto, segretario di circolo, membro di un’assemblea territoriale, consigliere, amministratore) prova a fare la sua parte.
So bene che tra di noi ci sono persone (soprattutto amministratori) assai impegnate e che già oggi fanno tutto il possibile per dare informazioni e per ascoltare i cittadini, ma non basta. Infatti sembra che il PD, soprattutto i suoi circoli, con tutto ciò c’entri poco o nulla, rimanga sostanzialmente estraneo, almeno nel periodo che passa tra un’elezione nazionale o locale e l’altra.
Lo dico non per criticare chi oggi, nel nostro partito, ha responsabilità politiche ed amministrative. Io stesso so bene per esperienza diretta (in quartiere ed in consiglio comunale) che è molto difficile, a causa dei tanti impegni, sfuggire al rischio dell’isolamento e dell’ autoreferenzialità.
Tuttavia penso che se si crede davvero nella necessità di superare questa situazione, occorre definire un modello organizzativo ed un sistema di relazioni strutturato, tra i diversi organismi chiamati in causa, che preveda uno scadenziario preciso, con una periodicità d’incontri realisticamente non frequentissimi ma nemmeno annuali e cercare di rispettarli riempiendoli dei contenuti opportuni, presi dall’agenda politica ed amministrativa.
L’alternativa, d’altro canto, mi sembra l’irrilevanza degli organismi di base del Pd e, al limite, del PD stesso.
Non so quante riunioni ci siano state, nel corso degli ultimi anni, dell’ assemblea cittadina e di quella di quartiere ma l’impressione è che siano state assai poche e questo non depone a favore della loro vitalità ed importanza politica.
Concludo con una suggestione.
Il nome del nostro quartiere (S.Donato-S.Vitale) è poco accattivante e soprattutto, conservando la distinzione tra i due quartieri d’origine, non è funzionale a costruire un’ identità unitaria del territorio e dei suoi cittadini. Perchè non promuovere, come PD del quartiere, un concorso d’idee aperto a scuole, associazionismo e società civile, per una nuova denominazione?