Qualche riflessione sul PUMS

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 14 gennaio, 2018

PUMS

Sui siti del Comune e della Città Metropolitana di Bologna ho letto delle prime iniziative di partecipazione alla elaborazione del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Bologna Metropolitana). I miei trascorsi professionali (direttore del Settore ambiente della Provincia di Bologna) e politici (ex-consigliere comunale e presidente della Commissione Mobilità del comune di Bologna, ex-vicepresidente di Tper) hanno stimolato la mia curiosità e mi hanno indotto a cercare di capire meglio in cosa consista questo Piano.

Confesso che il primo approccio non è stato incoraggiante.

Innanzitutto il nome: Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Bologna metropolitana.

I due termini “urbano” e “metropolitano” non aiutano comprendere a quale scala territoriale si applicherà il PUMS.

Un’ipotesi potrebbe essere quella che il Piano riguardi la mobilità dei centri urbani di una certa dimensione di tutta la Città metropolitana.

L’altra questione che riguarda il titolo è l’aggettivo “sostenibile”: si tratta di un termine ormai talmente inflazionato ed abusato da avere perduto la sua efficacia originaria.

Vale pertanto la pena di richiamarne il significato.

Il Rapporto Brundtland del 1987 (”Il nostro comune futuro”) contiene la definizione di “sviluppo sostenibile”: “è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

La sostenibilità ruota attorno a tre componenti fondamentali:

  • Sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione.
  • Sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, partecipazione,salute, istruzione, democrazia, giustizia) equamente distribuite per classi e genere.
  • Sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali.

Ho provato poi ad esaminare, sia pure sommariamente, i primi documenti pubblicati sul sito del Pums, soprattutto per cercare di individuarne obiettivi e contenuti essenziali.

Per quanto riguarda gli obiettivi mi sono imbattuto in un sondaggio, rivolto ai cittadini della Città metropolitana, che chiede di esprimere un giudizio di priorità (da alta, a media, a bassa, a irrilevante) sugli obiettivi generali del Piano. Ho provato a rispondere ma mi sono imbattuto in obiettivi che sono tutti altamente desiderabili (accessibilità, tutela del clima, della salute e salubrità, sicurezza, vivibilità e qualità delle città) tanto che privilegiarne alcuni rispetto ad altri risulta francamente impossibile. E’ un po’ come chiedere ad un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà.

Per quanto riguarda i contenuti mi pare di avere letto che il Pums è il contenitore del (o dei) Pgtu (Piano generale del traffico urbano), del Puls (Piano urbano della logistica sostenibile) e del Biciplan (Piano della mobilità ciclabile).

Attualmente a Bologna sono in vigore un Pgtu (che contiene anche un capitolo dedicato alle piste ciclabili) ed un Piano merci approvati dal consiglio comunale nel 2006: li conosco bene perchè, come detto, in quegli anni ero consigliere.

Se le cose stanno così si tratterà allora essenzialmente di esaminare le azioni, gl’interventi e le strategie che i piani del 2006 contenevano, verificandone l’ attuazione e l’efficacia, modificandole ed integrandole alla luce delle novità intervenute nel frattempo, il tutto in ottica metropolitana?

Ma allora qual’è il valore aggiunto del Pums? Quali le sue peculiarità? Resto in fiduciosa attesa.

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