Il “perfido” Rosatellum
Confesso di essere rimasto indignato leggendo l’articolo del costituzionalista Michele Ainis su Repubblica di domenica scorsa, dedicato al cosiddetto Rosatellum, cioè al sistema elettorale che regolerà le elezioni del prossimo 4 marzo.
Per Ainis il Rosatellum è “una legge con l’inganno”, “una creatura perfida e astuta. Il Porcellum almeno era un mascalzone dichiarato” e via demolendo implacabilmente, utilizzando in abbondanza ironia e sarcasmo, in cui Ainis è maestro.
Ma quali sono le ragioni di questo giudizio impietoso e senza scampo?
In primo luogo il fatto che “gli eletti sono decisi dai partiti”. Forse Ainis non intendeva “eletti” ma “candidati”. Ed è vero che sia i candidati nei collegi uninominali che quelli nel proporzionale sono decisi dai capi politici dei partiti, ma questa non è una novità: accadeva così, almeno dal 1993, con il Mattarellum e poi con il Porcellum. La novità, secondo me positiva, è che con il Rosatellum troveremo sulla scheda tutti i nominativi, sia dei candidati nei collegi uninominali che nelle liste (brevi) del proporzionale e potremo votarli o rifiutarli.
Ma è soprattutto contro il sistema delle pluricandidature che si scaglia Ainis, il fatto cioè che una persona potrà essere candidata sia in un collegio uninominale che in un massimo di cinque liste del proporzionale: questa possibilità, che sarà utilizzata da tutti i partiti, rappresenta in effetti una sorta di “paracadute” che consentirà anche a candidati bocciati nel collegio maggioritario uninominale di essere recuperati nel proporzionale, il che, lo riconosco, può dispiacere. E tuttavia, come Ainis ammette, le pluricandidature, non essendo una novità, sono state giudicate legittime dalla Corte costituzionale.
Infine Ainis rimpiange le alleanze che si costruivano in passato, attorno a Prodi e Berlusconi, in una logica bipolare. Ora invece saremmo di fronte ad “alleanze truccate senza programma comune tra leaders condivisi”.
Un articolo con questo tono a me è sembrato, di fatto, un invito a non andare a votare, una legittimazione ed un incoraggiamento a tenersi lontani dalle urne, il che, per un costituzionalista, mi sembra davvero scandaloso: non siamo di fronte infatti ad una proposta di legge (su cui è del tutto normale esprimere la propria opinione), ma ad una legge in vigore, approvata dal Parlamento e che regolerà le prossime elezioni.
Ed in effetti come conclude Ainis? Invitando ironicamente, chi può, ad andare a votare in Svizzera, oppure, più seriamente, a votare solo per i candidati nel maggioritario che non siano in lista anche nel proporzionale, il che si traduce ancora, di fatto, in un invito ad astenersi dal voto perchè si tratta di una informazione quantomeno difficile da ottenere, almeno per l’elettore medio.
La mia indignazione nasce dal fatto che una persona esperta e competente come Ainis non abbia speso una parola per dire:
- che era necessario approvare una nuova legge elettorale prima delle elezioni, per armonizzare i sistemi di Camera e Senato che le sentenze della Corte costituzionale sull’Italicum e sul Porcellum, avevano lasciato differenti e disomogenei;
- che erano state avanzate dal PD diverse proposte, che tuttavia non avevano trovato il consenso necessario in un Parlamento privo (almeno al Senato) di una maggioranza chiara;
- che la legge approvata è, con ogni evidenza, il risultato di un faticoso compromesso e che comunque non esiste la legge elettorale ideale, che va bene a tutti;
- che il Rosatellum presenta una serie di pregi (rispetto delle quote di genere, liste del proporzionale brevi e segnate sulla scheda, presenza di una percentuale di maggioritario che potrà fare sì che con una percentuale attorno al 40 % nel proporzionale, una coalizione od una lista si aggiudichi la maggioranza assoluta dei parlamentari, evitando al paese l’ingovernabilità).
Queste considerazioni, che non sono “partigiane” ma oggettive, da un costituzionalista me le sarei aspettate.
Commenti dei lettori
Ormai pochi sanno resistere alla tentazione di sparare alzo zero sulle decisioni prese dalle autorità costituite, prescindendo dalle circostanze che le hanno generate. Forse perchè con queste critiche facili si sentono superiori e “giusti”. Ed anche un costituzionalista cede a questa vanità.
Pienamente d’accordo.