I fatti di Macerata
Ha fatto molto discutere in questi giorni la scelta del PD (e dello stesso sindaco di Macerata) di mantenere un “basso profilo” di fronte ai drammatici fatti accaduti in questa città, ed in particolare la decisione di non promuovere e partecipare alla manifestazione contro il fascismo ed il razzismo svoltasi nella stessa città nella giornata di sabato scorso.
Ho riflettuto sulla cosa e sono giunto alla conclusione che l’ errore del PD, è stato quello di avere dato la sensazione di avere preso una posizione timida, passiva e motivata solo dalla paura di perdere consensi, nell’incapacità di assumere un’ iniziativa in grado di rispondere a tutte (e non solo ad alcune) delle questioni e dei problemi sollevati dai fatti di Macerata, anche per non acuire le divisioni e le lacerazioni del tessuto sociale ma per contribuire ad aumentarne la coesione.
Da questo punto di vista io credo che le tradizionali manifestazioni antifasciste ed antirazziste, con tanto di marcia, cartelli e slogan urlati e privi di controllo (vedi le ingiurie contro le vittime delle foibe), che rispetto a certi episodi possono essere necessarie e doverose, si rivelino, nel caso specifico, insufficienti perchè incapaci di interpretare lo stato d’animo non dico universale di una popolazione ma almeno quello nettamente maggioritario,utili soprattutto, in definitiva, a mettere la coscienza in pace a noi che non possiamo non dirci antifascisti ed antirazzisti.
Quello che ha detto Matteo Renzi, insomma, è vero ma troppo riduttivo, nel senso che non possiamo soltanto dire che ci troviamo di fronte a due gesti criminali, odiosi e da condannare senza se e senza ma. Una forza politica degna di questo nome non può giocare in difesa lasciando ad altri l’iniziativa ma deve essere capace di prendere una posizione tale da far fare un salto di qualità in positivo alle coscienze.
Se manifestazione doveva esserci, si trattava di orientarne i contenuti e lo svolgimento in modo tale da analizzare e contrastare sia la situazione di degrado umano e sociale messa in luce dalla tragica storia di Pamela, che ha diverse sfaccettature, non esclusa quella di una immigrazione difficile da gestire e governare nella sua complessità ma che genera paura e disagio (alimentati da speculatori come Salvini) in ampi strati della popolazione, anche di idee genericamente progressiste, sia l‘inaccettabile comportamento (dai contenuti razzisti e xenofobi) di chi ha ritenuto di dover fare giustizia da sé sparando nel mucchio di donne e uomini innocenti, colpevoli solo del colore della loro pelle.
Certo tenere insieme i due aspetti in una manifestazione (e non per cerchiobottismo ma perchè la situazione oggettivamente lo richiede) non era facile, avrebbe richiesto autorevolezza politico-culturale, capacità di creare consenso ed adesione senza fomentare ulteriori divisioni (come è purtroppo accaduto) ed anche creatività dal punto di vista organizzativo.