Ancora sul “perfido” Rosatellum
Il 22 gennaio scorso avevo dedicato un post a controbattere ad un articolo di critica “velenosa” di Michele Ainis al sistema elettorale detto Rosatellum, con il quale si sono svolte le elezioni del 4 marzo scorso. Ora, ad urne chiuse da un mese, vorrei tornare sull’argomento, smentendo, alla luce dei risultati elettorali, alcune tra le altre critiche che venivano mosse al Rosatellum.
Intendiamoci: io non considero questo sistema elettorale come il migliore possibile (peraltro è opinione comune che non esista un sistema elettorale ideale ed esente da critiche) ma credo che giudicarlo come nefasto, antidemocratico e fonte di ogni male, come soprattutto gli esponenti del M5S e di LEU hanno fatto prima del 4 marzo, fosse sbagliato.
Dicevano che era un sistema pensato appositamente per far perdere i grillini e per propiziare un governo di larghe intese fra PD e FI e abbiamo visto come sono andate le cose.
Dicevano che era un sistema pensato per non fare vincere nessuno: tutti gli analisti politici (Istituto Cattaneo, You Trend ecc.) hanno dimostrato che qualunque sistema elettorale, in una condizione di tripolarismo come quella attuale, avrebbe dato più o meno il medesimo risultato, senza nessun vincitore con la maggioranza assoluta dei seggi.
Dicevano che il sistema delle pluricandidature (peraltro criticabile) avrebbe giocato a sfavore delle candidate donne: questo è il Parlamento con il maggior numero di donne di sempre.
Dicevano che le liste bloccate avrebbero prodotto un Parlamento di “nominati” dalle segreterie dei partiti: è comunque un fatto che si tratta del Parlamento più giovane di sempre e con un fortissimo ricambio di nomi, superiore al 60%.
Dicevano infine che il divieto del “voto disgiunto” (possibile nelle elezioni amministrative) avrebbe indotto in errore tanti elettori e prodotto un numero elevato di schede nulle: a conti fatti le schede bianche e nulle sono state meno che in tutte le elezioni del passato.
Detto tutto questo io sono convinto che il Rosatellum sia migliorabile in diversi punti, ma non so se, quando e come nel nuovo Parlamento si troverà una maggioranza (la più ampia possibile) capace di trovare una intesa. In ogni caso se alle prossime elezioni politiche, tra sei mesi, tra un anno o tra cinque anni, andremo a votare con una legge diversa dal Rosatellum, l’Italia avrà consolidato il suo primato di paese ad “alta instabilità e nervosismo elettorale”.