“Ero forestiero e non mi avete ospitato – Mt 25,43”
Prima di esprimere alcune riflessioni in materia di politiche migratorie, c’è da prendere atto con grande amarezza del clima culturale e dell’ opinione pubblica che è venuta ad affermarsi via via negli ultimi anni sul problema dell’immigrazione, sia nel nostro paese che in Europa: i valori di accoglienza, di solidarietà e di apertura ai bisogni degli altri risultano nettamente minoritari.
La crescita dei voti alla Lega nelle recenti elezioni politiche ed amministrative ed il successo personale di Salvini sono indicativi di questo clima, che peraltro la stessa Lega ed il suo leader hanno contribuito ad alimentare, utilizzando slogan e messaggi fuorvianti e talora bugiardi:
“prima gl’italiani”, “è finita la pacchia degli immigrati che ci costano ogni giorno 35 €”, “finirà il business dell’immigrazione”, “fermiamo l’invasione”, “riporteremo a casa loro 600.000 clandestini”.
Queste “verità”, proclamate con enfasi da Salvini, condivise dal resto del centrodestra e confermate dal silenzio del M5S, sono ormai divenute “luogo comune” tra la gente e producono una percezione della realtà che stravolge la realtà stessa.
La chiesa, i movimenti , i partiti e le associazioni di sinistra non sono riusciti a contrastare con efficacia questa deriva culturale: tanti buoni cristiani votano Lega (Salvini poi ha sempre il vangelo in tasca e se ne vanta), così come tanti elettori del PD si sono lasciati sedurre dal verbo sicuritario e sovranista della sirena leghista.
E veniamo adesso alle politiche.
I governi di centrosinistra sono tutto sommato riusciti, in qusti anni, a gestire il grave problema dei flussi migratori dal nord Africa, coniugando valori di accoglienza e solidarietà con capacità di governo del fenomeno, in particolare con il ministro Minniti che era riuscito a ridurre drasticamente gli arrivi sulle nostre coste, quando stavano assumendo dimensioni incontrollabili, attraverso accordi con le autorità libiche.
Nel giudicare l’operato dei governi Letta, Renzi e Gentiloni non possono essere dimenticati problemi oggettivi quali il sostanziale disimpegno dell’Europa, il trattato di Dublino che penalizza il paese di prima accoglienza (quasi sempre l’Italia), l ‘atteggiamento di chiusura egoistica dimostrato dalla quasi totalità degli stati europei, l’instabilità politica della Libia ecc.
Nonostante ciò, negli ultimi anni gl’interventi di soccorso nel Mediterraneo da parte delle navi italiane e delle Ong hanno salvato migliaia di vite umane. Anche il sistema di identificazione e distribuzione dei migranti (tra cui migliaia di minori non accompagnati) sul territorio nazionale, al di là di alcune resistenze da parte di amministrazioni locali, si è sviluppato in modo tutto sommato positivo, anche tenendo conto del difficile contesto culturale di cui si è detto e dei problemi dovuti alla crisi economica. Certamente si poteva fare di più e meglio, sul piano organizzativo, in termini d’integrazione e d’inserimento dei migranti nel tessuto sociale ma tante sono le attenuanti di cui tenere conto.
Una delle critiche rivolte ai governi di centrosinistra è quella di non avere premuto con sufficiente energia sull’Europa per ottenere un maggiore coinvolgimento degli altri stati nella distribuzione dei migranti, e di avere voluto gestire in prima persona il problema del coordinamento dei soccorsi in mare. Mi pare che si dimentichi e si trascuri il fatto che è la geografia innanzitutto a consegnare all’Italia un ruolo di primo piano ed una responsabilità che non può essere disinvoltamente scaricata su altri, magari giocando sulla pelle dei migranti stessi.
Adesso al governo ci sono Lega e M5S.
Salvini ha impresso subito una svolta alla sua maniera, trascurando spregiudicatamente i principi umanitari, illudendosi di risolvere in questo modo un problema che non è emergenziale (tutti i numeri ci dicono che non c’è un’invasione in atto del nostro paese da parte dei migranti) ma strutturale e che richiede determinazione e capacità organizzativa non disgiunti da generosità e lungimiranza. La vicenda di nave Aquarius che sta costringendo centinaia di uomini, donne e bambini, sfuggiti ad un drammatico naufragio e ad indicibili sofferenze, ad una lunga, frustrante ed onerosa traversata via mare, in condizioni proibitive, per raggiungere la Spagna (altro che una “crociera” come l’ha definita il cinico Salvini), è rappresentativa della situazione assurda creata dal governo con il blocco dei porti alle navi che non battono bandiera italiana. Altre navi che hanno salvato e salveranno migranti, si stanno trovando e si troveranno in questa situazione, senza poter attraccare in un porto italiano, vicino e sicuro.
Ma in luogo delle “sparate” di Salvini, cosa si divrebbe fare? Provo a mettere in fila alcuni aspetti.
In primo luogo occorrerebbe un governo dotato di grande autorevolezza e capacità politica per ottenere che l’Europa ed i paesi che la compongono, si facciano pienamente e solidalmente carico del problema dei migranti. Questo richiede un forte impegno per unire i paesi europei e non dividerli come sta facendo Salvini, per di più cercando alleanze proprio con quei paesi (Austria, Ungheria, Polonia ecc.) che si sono fin qui dimostrati meno disponibili ad accogliere i migranti. I tempi non sono favorevoli: l’anno prossimo ci sono le elezioni europee ed facile immaginare che il tema dell’immigrazione sarà al centro della propaganda politica (come lo è nelle elezioni nazionali) con toni allarmistici e di chiusura nazionalistica.
I temi di questa auspicabile (ancorchè difficile da declinare) agenda europea sull’immigrazione dovrebbero essere i seguenti.
1.Accordi con paesi dell’Africa per cooperazione e finanziamenti allo sviluppo, contenimento delle partenze, hot spot in Africa e corridoi umanitari, stabilizzazione politica in Libia ed intervento sui campi profughi da parte dell’ agenzia Onu per i rifugiati, lotta agli scafisti ed ai trafficanti di esseri umani, accordi per i rimpatrii.
2.Revisione del trattato di Dublino nel senso di una distribuzione equilibrata dei richiedenti asilo tra i diversi stati europei, superando il principio della competenza esclusiva da parte dello stato di prima accoglienza e tenendo conto anche delle richieste e delle preferenze dei migranti.
3.Coordinamento europeo Frontex nei soccorsi in Mediterraneo da parte di navi europee e Ong. Chiarire i criteri per la scelta del porto di destinazione, evitando il ripetersi di un caso “Aquarius” ( d’altro canto questo aspetto dovrebbe essere meno cruciale se ci sono regole condivise per la gestione ed il ricollocamento dei migranti, a prescindere dal paese di prima accoglienza).
4.Accelerare l’iter per la valutazione delle richieste di asilo.
Resta infine il grave problema della sorte di tutti coloro (e sono la maggior parte dei migranti) ai quali non viene riconosciuto lo status di rifugiato, quelli insomma che possiamo definire migranti per ragioni economiche in senso lato. Questo è forse il problema di maggiore rilievo, che tuttavia viene sostanzialmente eluso o comunque non affrontato con il necessario coraggio. Tutte queste persone, in base alle norme internazionali vigenti, sono da considerarsi come immigrati clandestini e devono essere respinti e rimpatriati, cosa che in realtà avviene solo in minima parte per diverse ragioni di tipo organizzativo o istituzionale (in assenza di accordi con la maggior parte dei paesi di provenienza). Qui non c’è trattato di Dublino che tenga: non c’è una voce di responsabile politico o istituzionale in alcun paese europeo che si azzardi ad affrontare il tema, per timore di essere duramente punito alle elezioni. D’altro canto, al di là dei proclami propagandistici, il rimpatrio di centinaia di migliaia di persone (buona parte delle quali stanno lavorando, magari in nero o sfruttate come badanti o per la raccolta di prodotti agricoli) è oggettivamente impossibile, tant’è che il governo di centrodestra a suo tempo provvide ad una sanatoria generalizzata.
Tuttavia non c’è nessuno, a parte papa Francesco, che ha il coraggio e l’onesta intellettuale di dire che chi si sottopone a sofferenze e pericoli incredibili nella speranza di un futuro migliore ha evidentemente buone ragioni per farlo, che meritano di essere comunque apprezzate, siano esse legate a condizioni di guerra, di persecuzione politica o di povertà estrema.
E non c’è nessuno che si azzardi a dire che anche i nostri compatrioti che a suo tempo emigravano nelle lontane Americhe o nel vicino Belgio, lo facevano per ragioni economiche, come peraltro fanno oggi i nostri ricercatori, i nostri laureati o infermieri o…… pizzaioli, e chi si sognerebbe di dire che dovrebbero essere respinti o rispediti a casa loro?
Il nostro paese oltretutto sconta un grave squilibrio demografico, destinato ad aggravarsi: la popolazione è in calo, le nascite diminuiscono e l’età media è in aumento. La stessa dinamica, sia pure in misura meno accentuata, si manifesta in tutta Europa.
Sarebbe dunque il caso di considerare l’immigrazione nel nostro paese ed in Europa, non come un problema ma come una potenziale risorsa ed un’ opportunità che richiede di essere gestita e governata e non combattuta od ostacolata con ogni mezzo.
Io non ho certo la competenza necessaria per definire le linee di una nuova politica in materia di immigrazione. Penso comunque che la legge Bossi-Fini ed il reato di immigrazione clandestina andrebbero cancellati, sostituiti da una nuova regolamentazione che recuperasse il sistema delle quote programmate e che introducesse permessi di soggiorno temporanei condizionati alla ricerca di un lavoro e di una sistemazione abitativa. Penso che il progetto di legge d’iniziativa popolare “Ero straniero – L’umanità che fa bene” rappresenti un approccio condivisibile.
Commenti dei lettori
Un bel bicchiere di acqua fresca per la sete di intelligenza, merce sempre più rara in questi chiari di luna. Grazie Paolo. Interessante il progetto di legge d’iniziativa popolare “Ero straniero- L’umanità che fa bene”. Buone cose. Umberto
Grazie caro Umberto. Troppo buono, come sempre…. Un abbraccio