Costi e benefici del Passante

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 25 giugno, 2018

Il ministro Toninelli

Nei giorni scorsi, interpellato a proposito della sorte di alcune grandi infrastrutture di cui è prevista la realizzazione, il ministro “concentrato” Toninelli ha pensato di cavarsela brillantemente chiamando in causa l‘analisi costi-benefici, quale strumento da utilizzare per decidere se un’opera si farà o meno. Stessa dichiarazione da parte di Luigi Di Maio.

La mia sensazione è che i due autorevoli esponenti del M5S in realtà non sappiano bene di cosa parlano e stiano ripetendo questo mantra, tenendosi le mani libere per prendere decisioni squisitamente politiche, del tutto al di fuori da ragioni oggettive.

Tipico è il caso del Passante di Bologna, già finanziato (con fondi privati di Autostrade per l’Italia, che rappresentano un onere dovuto alla concessione di cui la società gode), sottoposto ad un lungo processo di consultazione pubblica, alla valutazione positiva d’impatto ambientale ed alle soglie della Conferenza dei servizi preliminare alla fase attuativa. Il progetto esecutivo dell’opera contiene una valutazione comparata che ne dimostra la preferibilità rispetto alle possibili alternative (Nord e Sud) ed anche, implicitamente, all’opzione “zero”.

Che senso avrebbe sottoporre ora il Passante ad un’analisi costi-benefici?

L’ analisi costi-benfici è un metodo di valutazione utilizzato per stimare l’opportunità o meno di un investimento o per decidere tra diverse alternative quale sia preferibile. La Banca Mondiale ad esempio lo utilizza per decidere in merito alla allocazione di finanziamenti per progetti di sviluppo.

L’utilizzo del metodo ha senso, in una fase decisionale preliminare, se le variabili che caratterizzano l’investimento sono quantificabili in unità di misura monetarie.

Ma un progetto infrastrutturale come il Passante, chiama in causa, oltre a parametri economici, anche e soprattutto parametri ambientali, territoriali e sociali di non facile valutazione in termini monetari.

Appare pertanto assai ingenuo (o astuto) affermare che l’opera si farà se il beneficio complessivo che ne deriverà supererà il costo. Oltretutto un’analisi di questo tipo, di per sé assai complessa e discutibile sul piano teorico, sarebbe da fare in fase di progettazione preliminare e non in prossimità del suo iter realizzativo.

Altra cosa, ma sempre in fase preliminare, potrebbe essere quella di utilizzare l’analisi per confrontare diverse alternative. Meglio sarebbe tuttavia, in questo caso, ricorrere ad un’analisi multicriteriale che non richiede necessariamente di valutare tutti i parametri influenzati da un progetto in unità di misura monetarie, ma necessita di una pesatura dell’importanza relativa dei diversi parametri, dato questo marcatamente soggettivo e, se del caso, abilmente “adattabile” per giustificare una decisione assunta prevalentemente per ragioni politiche.

Sarà questo il metodo che userà il governo del cambiamento per bocciare il Passante di Bologna?

P.S. Dall’intervista di Romanini a Di Maio sul Corriere di Bologna del 26 giugno:

Romanini: “Davvero bloccherete la realizzazione del Passante di Bologna?”

Di Maio: “Riteniamo il Passante di Bologna un’opera inutile, di forte impatto ambientale su un’area che è già fortemente inquinata. Il dossier è sul tavolo del Ministero competente, verrà fatta una seria analisi dei costi e benefici. Anche la Lega su questa opera inutile la pensa come noi.”

Commento mio: come volevasi dimostrare. Se l’opera è giudicata inutile e dannosa, a che serve una “seria analisi costi benefici”?

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