A più ampio respiro
Il titolo di questo post allude alla necessità di una riflessione sulla qualità dell’aria che tenga conto non soltanto dei picchi emergenziali ma che sappia guardare, appunto con “più ampio respiro”, a periodi più lunghi ed alle linee di tendenza.
E’ appunto quello che vorrei fare a pochi giorni dal termine di questo 2018, basandomi sui dati misurati fino a ieri, 26 dicembre 2018.
Cominciamo dalle Pm10.
La centralina di P.ta S.Felice (traffico urbano) ha registrato fin qui 17 superamenti giornalieri del limite di 50 mcgr/mc, così come la centralina di Imola, anch’essa rappresentativa del traffico urbano. Se si guarda al trend dei superamenti a partire dal 2006 si può rilevare un generale miglioramento. Fino al 2013, ed anche nel 2015 (38) e nel 2017 (40) è sempre stato superato il numero di giorni di sforamento consentiti dalla normativa, che è pari a 35. Quest’anno, se anche tutti i giorni che mancano alla fine dell’anno venisse superato il limite dei 50 mcgr/mc., si rimarrebbe comunque largamente al di sotto dei 35 giorni, segnando il dato migliore in assoluto e battendo il primato del 2014, pari a 23 giorni.
Questa buona performance della qualità dell’aria bolognese viene confermata anche da un confronto con i dati delle altre province della regione. Infatti, a ieri, il numero dei superamenti giornalieri della centralina rappresentativa del traffico urbano della provincia di Bologna (17, come detto) è il migliore in assoluto, seguito da Ravenna (20), Forlì-Cesena (24), Piacenza (28), Rimini (32), con le altre province che hanno già superato il limite di 35 giorni: Ferrara (37), Parma (43), Modena (47) e Reggio Emilia (52).
Tornando a Bologna, la tendenza al miglioramento nei valori delle Pm10 si può notare anche se si valutano le medie annuali: qui il limite di 40 mcgr/mc, a P.ta S.Felice viene rispettato dal 2008, con valori in generale riduzione, fino ai 29 del 2017 (record di 25 nel 2014). Vedremo il valore del 2018 che dovrebbe confermare il trend positivo.
Per quanto riguarda le Pm2,5 il limite è quello della media annuale che è pari a 25 mcgr/mc. Vedremo quale valore comunicherà Arpae dopo la fine dell’anno. C’è da dire che le medie giornaliere misurate a P.ta S.Felice ed ai Giardini Margherita non sono molto inferiori rispetto a quelle delle Pm10, il che non è particolarmente confortante.
L’altro parametro da tenere d’occhio è l‘NO2, biossido d’azoto.
Qui i valori da considerare sono due: il valore limite orario, pari a 200 mcgr/mc (che non è mai stato raggiunto) ed il valore medio annuo di 40 mcgr/mc. che nella centralina di P.ta S.Felice è sempre stato superato e che tuttavia evidenzia anch’esso un tendenziale (anche se modesto) miglioramento anno dopo anno fino al valore di 46, raggiunto l’anno passato. Anche qui vedremo il valore del 2018, non appena Arpae lo avrà comunicato.
Tornando ai valori delle Pm10, un’altra osservazione che si può fare, confrontando i valori misurati dalle diverse centraline della provincia di Bologna, è che, a parte quella di Castelluccio (che misura sempre dati assai bassi) tutte le altre misurano valori che non presentano grandi differenze. Tanto è vero che i superamenti di P.ta S.Felice ed Imola, come detto, sono gli stessi (17), quelli di S.Lazzaro (anch’essa traffico urbano), sono 13, quelli di via Chiarini (suburbana fondo) sono 14, pari addirittura a quelli di S.Pietro Capofiume (rurale fondo). A parte Porretta, la situazione migliore pare quella dei Giardini Margherita (urbana fondo) con 10 superamenti fino a ieri.
La conclusione che mi sembra si possa trarre da questi valori è che sui livelli di polveri sottili incide certamente il traffico veicolare, come vedremo tra breve, ma determinanti risultano le condizioni meteorologiche (pressione, precipitazioni, stabilità o instabilità atmosferica).
E veniamo allora ad alcuni dati tratti dall’inventario delle emissioni a livello regionale (dati Arpae del 2013).
Per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10), più del 50% delle emissioni sono da attribuirsi ai sistemi di riscaldamento domestico e residenziale, oltre il 30 % è da attribuirsi ai trasporti (con particolare riguardo ai diesel), mentre più del 10% è dovuto ai processi industriali.
Per quanto concerne invece gli ossidi di azoto (NOX), la responsabilità principale (quasi il 70%) è dei trasporti, per il 15% essi sono dovuti ai processi industriali, per l’8% al riscaldamento domestico e per poco meno del 5% alla produzione di energia.
La conclusione che mi sentirei di trarre è che i provvedimenti di limitazione del traffico e di contenimento degli sprechi nel riscaldamento che le amministrazioni assumono quando si verificano situazioni di emergenza sono doverosi ma hanno un’efficacia limitata. Assai di più contano le misure di carattere strutturale, che spiegano anche in parte i discreti risultati (almeno stando ai dati di cui sopra) ottenuti nel bolognese. Tra questi possiamo enumerare: l’ottimizzazione degl’impianti di riscaldamento (contabilizzazione del calore ecc), l’utilizzo di combustibili meno inquinanti, l’ammodernamento ed il miglioramento della flotta automobilistica privata e pubblica, lo spostamento della mobilità dall’auto privata al trasporto pubblico e condiviso ed alla bici, anche attraverso l’implementazione del byke sharing e del car sharing.
P.S. (1 gennaio 2019).
Vi do una buona notizia: nel corso del 2018 nella centralina di P.ta S.Felice a Bologna i superamenti giornalieri del limite dei 50 mcgr/mc di Pm10 sono stati soltanto 18 (il limite è 35). E’ di gran lunga il miglior risultato da sempre (nel 2017 i superamenti furono ben 40). Inoltre il dato di Bologna è il migliore a livello regionale. Infatti i superamenti nelle centraline rappresentative del traffico urbano sono stati 31 a Piacenza, 44 a Parma, 55 a Reggio Emilia, 50 a Modena, 40 a Ferrara, 21 a Ravenna, 26 a Forlì-Cesena, 35 a Rimini.