La governance del sistema di trasporto pubblico locale
In questi giorni la stampa locale ha dedicato spazio alle dimissioni di Moroder, amministratore unico di SRM di Bologna, causate, pare, da dissensi con il sindaco di Bologna.
Questo mi ha indotto ad una riflessione sulle contraddizioni della governance del sistema di trasporto pubblico a scala regionale.
Oggi la situazione è questa.
A livello delle istituzioni pubbliche le diverse competenze, di programmazione e regolazione, sono esercitate dalla Regione, dai Comuni, dalla Città metropolitana di Bologna e dalle Province. Ciascuno di questi enti ha di norma un assessore delegato al settore della mobilità e dei trasporti ed uno staff tecnico dedicato, formato da dirigenti e funzionari.
I soggetti gestori del trasporto pubblico locale su gomma sono quattro spa a prevalente capitale pubblico: Tper che gestisce il servizio a Bologna e Ferrara, Start che gestisce il servizio nelle province romagnole (Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini), Tep presente a Parma e Seta attiva a Modena, Reggio Emilia e Piacenza. I soci pubblici che indirizzano e controllano queste quattro aziende e ne nominano gli amministratori ed il collegio sindacale sono in generale gli enti locali del territorio servito dalle aziende stesse. Va tuttavia segnalato il fatto che Tper (i cui soci sono per il 95% delle azioni, Regione, Comune di Bologna e Città metropolitana di Bologna) è presente anche nel capitale azionario di Start e, con una quota di rilievo, in Seta.
Per completare il quadro esistono le Agenzie per la mobilità (tra queste, a Bologna, SRM): si tratta di s.r.l. partecipate dai Comuni capoluogo e dalla Città metropolitana (a Bologna) o dalle Province (nel resto del territorio regionale). In ogni provincia ne esiste una, salvo in Romagna dove ce n’è una soltanto per tre province. Il loro compito è soprattutto quello di esercitare il controllo sulle aziende e sulla corretta gestione dei contratti di servizio, di predisporre bandi di gara e gestire l’aggiudicazione delle stesse.
Il quadro, piuttosto complesso, mi sembra tale da richiedere una razionalizzazione ed una semplificazione.
Come detto gli enti locali già esercitano indirizzo e controllo delle società attraverso gli amministratori ed i sindaci delle stesse e dispongono di staff tecnici qualificati che rispondono direttamente ad essi e che magari potrebbero essere riorganizzati a scala provinciale/metropolitana.
Fatico pertanto a comprendere che bisogno ci sia di un ulteriore organismo tecnico (le agenzie) che oltretutto, a parte la Romagna, sono dimensionate su base provinciale quando tutte le aziende (a parte Tep) operano a scala sovracomunale. Magari potrebbe avere senso prevedere un’unica agenzia-autorità di regolazione a livello regionale, come avviene per sistema idrico e rifiuti.
Inoltre, a livello aziendale, Tper (partecipata, come detto dalla Regione) è presente nell’azionariato anche di Start e Seta ed era pensata, in prospettiva, come holding regionale che poteva garantire economie di scala ed una progressiva integrazione fra le quattro aziende locali anche al fine di dare vita ad un soggetto forte ed in grado di partecipare eventualmente a gare per l’assegnazione del servizio di trasporto pubblico su gomma in altre realtà regionali. Non mi risulta che tale processo abbia fatto passi avanti, al di là dell’impegno dell’assessore regionale Donini e dell’integrazione tariffaria, a causa del persistente municipalismo e localismo, sempre esistente ma accentuato oggi dalla frammentazione ed incertezza politica.
Per completare il quadro va detto che Tper insieme a Trenitalia gestisce il servizio ferroviario regionale.
Per concludere non v’è dubbio che il sistema attuale di governance presenti, a mio giudizio, più di una incongruenza.
Non soltanto il controllore (Regione ed enti locali) è anche proprietario del soggetto controllato (aziende) ma dispone addirittura di un ulteriore strumento di controllo (agenzie).
D’altro canto credo di poter dire che le quattro aziende che gestiscono il trasporto pubblico nella nostra regione operino con un buon livello di efficienza (conosco direttamente la situazione di Tper per essere stato per tre anni membro del suo cda), il che rende prudenti le amministrazioni nell’avvio di un percorso di liberalizzazione mediante l’indizione di gare che, in altre realtà, stanno creando non pochi problemi.
Insomma, alla luce di tutto ciò, il nome dell’amministratore di Srm di Bologna non mi sembra il problema più importante.