Al via il Contebis
La crisi di governo aperta da Salvini un mese fa, si avvia a soluzione: lunedì e martedì prossimi il governo Contebis dovrebbe ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento.
Nel mio post del 16 agosto ritenevo difficile (pur sperando di sbagliarmi) la formazione di un governo formato da M5S e PD e pensavo più probabile il voto anticipato in autunno: sono lieto di essermi sbagliato perchè la sconfitta di Salvini e delle sue mire di “pieni poteri” è una buona notizia per il paese.
Non sono tra quelli che ritengono che l’accordo tra M5S e PD si poteva raggiungere anche dopo le elezioni del marzo 2018 e che Renzi allora abbia sbagliato ad ostacolare tale accordo. Un anno e mezzo fa non c’erano le condizioni per dare vita ad una coalizione tra questi due partiti dopo una campagna elettorale di contrapposizione feroce e senza esclusione di colpi.
C’era bisogno (purtroppo per il paese) di passare attraverso il fallimento del “contratto” fra Lega e M5S. Questo fallimento dovrebbe avere insegnato qualcosa a tutti i protagonisti politici, in particolare PD e “grillini”, che mi auguro abbiano bene appreso la lezione.
Ho letto i 29 punti che sono alla base del programma di governo:essi rappresentano una piattaforma di taglio progressista, con diverse apprezzabili novità, ma si tratta solo di una premessa necessaria ma non sufficiente a garantire la durata del governo stesso fino alla fine della legislatura.
In questo caso è più che mai vero che “la bontà del budino si potrà provarla solo dopo averlo assaggiato”.
Perchè il nuovo governo abbia lunga vita e sia davvero un governo di svolta, come auspicato da Zingaretti, è necessario che si verifichino diverse condizioni.
Il PD innanzitutto dovrà saper fare proprie alcune tra le istanze più genuinamente “popolari” del M5S. Quest’ultimo dovrebbe, a mio giudizio, proseguire nella maturazione che è iniziata nel corso della fallimentare esperienza di governo con la Lega: alcune ingenuità sono già state accantonate (i capigruppo in carica per sei mesi, l’”uno vale uno”, l’introduzione del “mandato zero” per aggirare il vincolo dei due mandati); è auspicabile che venga abbandonata anche l’assurda affermazione “non siamo né di destra né di sinistra”.
Resta purtroppo la concezione sbagliata di una democrazia diretta (peraltro opaca, vedi piattaforma Rousseau gestita da un privato) contrapposta alla democrazia rappresentativa.
L’aver fatto esperienza di quel Parlamento nel quale erano entrati per “aprirlo come una scatoletta di tonno”ha certamente contribuito a misurarsi con la realtà ed a migliorare la preparazione di una classe dirigente inesperta.
Tutto questo forse richiederebbe anche un cambio di direzione politica nel M5S, ma questo resta un auspicio forse destinato a rimanere tale.
Un ruolo importante per il successo del nuovo governo è destinato a giocarlo il primo ministro Giuseppe Conte: la dura filippica contro Salvini davanti al Senato non può far dimenticare i quattordici mesi di sudditanza alle politiche della Lega. E tuttavia l’esperienza fatta è servita anche a lui, non soltanto in termini di “professionalità” ma anche per assumere fino in fondo il ruolo di colui che indirizza e guida l’azione di governo, non limitandosi soltanto a “fare da paciere” ma propiziando con la necessaria autorevolezza, la ricerca delle necessarie sintesi politiche.
La formazione del nuovo governo non cancella le diversità, anche profonde, che esistono tra PD e M5S. Tuttavia affinchè queste diversità non si manifestino giorno dopo giorno attraverso dichiarazioni polemiche dall’una e dall’altra parte, in una continua campagna elettorale (come nel corso degli ultimi mesi del governo con la Lega), è necessario che gli esponenti dei due partiti evitino di agitare le rispettive bandiere attraverso gli organi d’informazione ed i social e s’impegnino in un confronto laborioso e discreto per la ricerca delle soluzioni che fanno davvero quell’”interesse degl’italiani” che tutti dicono di voler perseguire.
C’è chi (Bersani, Speranza) con un ingenuo (secondo me) ottimismo della volontà, vede già in questa alleanza di governo una coalizione fondata su valori comuni di sinistra esportabile anche a livello locale, a cominciare dalle prossime elezioni regionali.
Personalmente credo che questa non sia già una realtà ma soltanto una prospettiva che va conquistata attraverso una maturazione politica che nasce dalla conoscenza e dalla stima reciproca, frutto di un lavoro comune sostenuto dalla convinzione che l’eventuale fallimento di questo governo propizierebbe una assai probabile vittoria di Salvini e della destra estrema da lui egemonizzata: una pessima notizia per l’Italia e gl’italiani.