Il lettorato e l’accolitato alle donne
Papa Francesco, con un motu proprio del 10 gennaio ha aperto alle donne l’accesso ai ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato, rimuovendo dopo quasi 50 anni, la limitazione posta da papa Paolo VI nella lettera apostolica “Ministeria quaedam”, istitutiva dei ministeri stessi.
Sono molto lieto per questa decisione che, sia pure tardivamente, riconosce alla donna un ruolo nella Chiesa che le compete, in quanto battezzata, al pari dell’uomo.
Avevo scritto sul mio blog l’1 dicembre del 2018 un post con il quale auspicavo motivatamente questo provvedimento ed avevo scritto un anno dopo, per la precisione il 13 ottobre del 2019 una lettera in tale senso al nostro arcivescovo, in occasione della lettera apostolica di papa Francesco “Aperuit illis” con la quale veniva istituita la Domenica della Parola e si aggiungeva che
“I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione.”
Diversi commentatori hanno minimizzato la portata della decisione papale sostenendo che in definitiva essa non fa altro che dare conferma istituzionale alla prassi ormai diffusa che consente alle donne, durante le Messe, di leggere le letture dall’ambone e di distribuire la comunione ai fedeli.
Benchè non ci troviamo di fronte ad un fatto “rivoluzionario” a me pare che gli effetti del motu proprio siano più ampi.
Intanto anche sotto il profilo strettamente liturgico credo che la presenza delle donne lettore ed accolito in veste bianca sul presbiterio durante tutta la celebrazione eucaristica offrirà un’immagine un po’ più equilibrata e corrispondente alla diversità sessuale del popolo di Dio di quella attuale, solo maschile.
Inoltre anche i ruoli di catechista, evangelizzatrice, guida di gruppi del Vangelo o di coordinatrice di gruppi Caritas, già ampiamente ricoperti da donne, riceveranno dal riconoscimento ministeriale un’autorevolezza ed una riconoscibilità maggiore.
Infine dal momento che spesso nelle parrocchie i ministri istituiti ed i diaconi sono nella sostanza i collaboratori più stretti del parroco, il fatto che le donne possano avere accesso a tale ruolo attua quanto spesso papa Francesco ha affermato, cioè la necessità che nella Chiesa alle donne siano aperti spazi nei ruoli “dove si prendono le decisioni”. Qualcosa di analogo potrebbe/dovrebbe verificarsi anche all’interno delle curie episcopali.
Anche se il motu proprio mette bene in chiaro (quasi a voler tranquillizzare i fedeli conservatori) che la decisione del papa riguarda ministeri “istituiti” e non “ordinati”, io non dubito che il riconoscimento del lettorato e dell’accolitato alle donne è un passaggio verso l’apertura, prima (speriamo) o poi, al diaconato permanente, oggi ancora riservato ai maschi.
I tempi delle riforme ecclesiali, si sa, sono lunghi, ma lo Spirito lavora incessantemente.
Commenti dei lettori
Bravo Paolo riesci sempre a cogliere e mettere in luce gli aspetti positivi e quelli che consentono aperture e spazi di miglioramento.
Leggendo il commento successivo mi verrebbe da proporti come consigliere del ragazzo di Firenze ne trarrebbe notevole vantaggio
Grazie Patrizia. Forse Matteo accetterebbe, vista la comune esperienza di capi scout……..Ma che tristezza.