Le dimissioni di Zingaretti
Neanche a farlo apposta, il giorno dopo aver postato un giudizio assai critico sulla situazione del PD, le improvvise dimissioni di Zingaretti confermano secondo me il giudizio di Gianfranco Brunelli.
Nel merito io penso quanto segue:
1) Le dimissioni mi sembrano il tentativo di drammatizzare in chiave personale la situazione del partito, cercando di evitare di affrontarne le ragioni politiche.
2) E’ urgente che il PD chiarisca la propria linea politica. Si conferma quella dell’alleanza (subalterna) con un M5S in crisi di identità, mascherata dalla scelta di Conte (”punto di riferimento fortissimo dei progressisti”) come leader - ma in realtà il vero leader è l’imprevedibike comico Grillo ? E a Roma sosteniamo la riconferma della Raggi?
3) A tal fine il PD, come gli altri partiti, dovrebbe approfittare di questo periodo di “letargo” della “politica politicante”, assecondando l’azione del governo Draghi allo scopo di superare la crisi pandemica e rilanciare il paese attraverso le riforme e l’utilizzo dei fondi del Recovery.
4) Penso che sia l’ora di smetterla di cavarsela scaricando tutte le colpe e le responsabilità su Renzi e sugli “ex-renziani”. Renzi ha commesso degli errori che ha pagato personalmente (l’ultimo, assai grave, quello del legame con il principe ereditario saudita) ma chiamarlo in causa addebitandogli le colpe delle difficoltà di Zingaretti non fa altro che sottolineare l’inadeguatezza di Zingaretti stesso. Ed i cosiddetti “ex-renziani” sono uomini politici che hanno, fino a prova contraria, una loro autonomia e che non sono eterodiretti.