Obbligo di vaccinazione e green pass
Il dibattito attorno ai temi dell’obbligo vaccinale generalizzato e del green pass è in questi giorni sempre più acceso. In particolare i principali esponenti della destra (Giorgia Meloni e, sia pure con qualche ambiguità, Matteo Salvini) ed alcuni intellettuali (ad esempio Cacciari e Barbero) da un lato esprimono la loro contrarietà nei confronti dell’obbligo vaccinale esteso a tutti e della estensione ulteriore del green pass ad altre categorie, dall’altro,un po’ paradossalmente, criticano la mancanza di coraggio del governo che, invece di introdurre per legge l’obbligo vaccinale, lo farebbe surrettiziamente e con ipocrisia attraverso il green pass. In ogni caso ci troveremmo di fronte ad un grave attacco alla libertà dei cittadini.
La mia opinione è, al contrario, che fino ad ora il governo Draghi si sia mosso, nei provvedimenti di contrasto alla pandemia, con efficacia e coerenza.
Provo a spiegarmi.
La premessa necessaria e dirimente è che, per sconfiggere o almeno limitare il diffondersi dell’epidemia, con tutte le conseguenze drammatiche del caso, sia necessario che venga vaccinato il maggior numero possibile di cittadini, a parte i minori di 12 anni e coloro (pochi per fortuna) per i quali la vaccinazione è sconsigliata per comprovate ragioni sanitarie.
Se non si condivide la premessa è inutile proseguire il confronto. Se la si accetta allora si tratta di capire quali siano gli strumenti più efficaci per raggiungere questo risultato: la vaccinazione obbligatoria generalizzata o il green pass ?
Fino ad oggi il governo si è mosso introducendo via via il green pass per categorie di lavoratori (cominciando da quelle più esposte, per motivi professionali, al contagio, attivo/passivo: operatori sanitari ed insegnanti) e per l’accesso a determinati luoghi e servizi(trasporto aereo e ferroviario veloce, ristoranti al chiuso, teatri e cinema, palestre e piscine ecc.). L’intenzione dichiarata è quella di procedere all’applicazione ulteriore del green pass ad altre categorie di lavoratori e alla frequentazione di ulteriori ambiti e locali in modo graduale, tenendo conto dell’andamento della pandemia che può indurre accelerazioni o rallentamenti in questo processo, il che mi sembra segno di saggezza e di prudenza.
E’ evidente che per i lavoratori ai quali si richiede il green pass per accedere ai luoghi di lavoro, il green pass stesso equivale all’obbligo vaccinale. Ma per tutti i casi nei quali non essere in possesso del green pass rappresenta una limitazione all’esercizio di un diritto anche importante, ma non vitale (come può essere l’andare al cinema o prendere un aereo o andare in palestra) il green pass mi sembra una misura che rispetta la libertà di determinazione di un cittadino, messo di fronte alla scelta tra il rifiuto della vaccinazione e la fruizione di una opportunità di carattere socio-culturale.
Da questo punto di vista, il fatto che il governo stia rimandando l’introduzione dell’obbligo vaccinale non mi pare segno di una mancanza di coraggio o di ipocrisia, ma di una volontà di rispetto della capacità e libertà di discernimento dei cittadini ed anche della rinuncia, almeno temporanea, ad una misura che, pur giustificabile e coerente con il dettato costituzionale, mi appare anche di difficile applicabilità e, quindi, scarsamente efficace. In che modo e con quali strumenti si riuscirebbe infatti a dare attuazione all’obbligo generalizzato di vaccinazione? Applicando sanzioni pecuniarie? Eppoi, di fronte all’eventuale rifiuto o anche al pagamento unito alla perdurante astensione dal vaccino che altro si farebbe? Su questo non trascurabile aspetto non mi pare che si sia fatta ancora chiarezza.