Fra due settimane si vota per il Quirinale
In un mio post di qualche tempo fa (“Chi mi aiuta a capire?”) avevo dato conto di alcuni problemi istituzionali che ci sarebbe da risolvere nel caso in cui Draghi transitasse direttamente da palazzo Chigi al Quirinale. D’altra parte non credo sia casuale il fatto che dalla nascita della Repubblica ad oggi nessun Presidente del Consiglio sia passato direttamente dalla sua poltrona a quella di Capo dello Stato.
I due ruoli sono profondamente diversi, per quanto riguarda compiti e profilo richiesto.
Non ho dubbi che Draghi potrebbe essere un degno Presidente della Repubblica. Ritengo tuttavia che se ciò avvenisse, il vuoto che si aprirebbe alla guida del governo non sarebbe colmato senza lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni, prospettiva questa preoccupante con la pandemia in corso e con la gestione del PNRR che non consentono a mio giudizio soluzioni di continuità nell’azione di governo ed una campagna elettorale prevedibilmente assai conflittuale.
Sento definire Draghi, con un certo disprezzo, “amministratore delegato”. Non capisco perchè.
L’azienda Italia ha bisogno di un amministratore capace e Draghi lo è. Se i partiti di maggioranza (soci del cda) gli conferiscono deleghe ampie e non sanno o non vogliono dare indicazioni vincolanti, non ci si può lamentare più di tanto dell’autorevolezza dell’amministratore delegato.
In estrema sintesi ritengo che nella delicata situazione attuale sia decisamente più facile eleggere un Presidente della Repubblica degno del suo ruolo che insediare un nuovo Presidente del Consiglio. Conclusione: Draghi resti dov’è fino al termine naturale della legislatura.