Dopo tre mesi di guerra

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 22 maggio, 2022

Guerra in Ucraina

Sono ormai tre mesi da quando, il 24 febbraio scorso, le truppe russe hanno invaso il territorio dell’Ucraina. La sensazione, per come la percepisco dalle notizie che quotidianamente mi giungono attraverso i mass media, è che qualcosa si stia muovendo in termini di un cambiamento negli atteggiamenti dei principali attori di questo sanguinoso conflitto, i presidenti della Federazione Russa e dell’Ucraina. I colloqui tra le parti in causa ed i loro alleati hanno ripreso ad infittirsi, le sanzioni più dure stentano ad essere applicate a causa delle resistenze di chi, oltre alla Russia, ne subirebbe le conseguenze, la conquista di Mariupol e la resa dei combattenti asseragliati nell’acciaieria Azovstal, le trattative per lo scambio dei prigionieri, infine le proposte per giungere al cessate il fuoco e, successivamente, ad una pace non effimera.

Mi viene da pensare (da sperare) che a questo punto basterebbe un colpo d’ingegno ( e di saggezza) da parte di qualcuno dei protagonisti del conflitto per suscitare una reazione a catena positiva, una “spirale di pace” dalle conseguenze al momento imprevedibili.

Il governo italiano mi sembra particolarmente attivo in questa fase nel tentare una mediazione.

La proposta avanzata nei giorni scorsi è basata su 4 punti che seguono una sequenza logica.

Tutti questi punti sono assolutamente ragionevoli ma di non facile realizzazione perchè richiedono a tutte le parti in causa, ma soprattutto ai governi Russo ed Ucraino, di assumere un atteggiamento di fiducia ed una disponibilità al compromesso di cui al momento si colgono segnali quasi impercettibili. Questi 4 punti (cessate il fuoco, neutralità garantita dell’Ucraina, status delle zone contese, nuovo accordo multilaterale sulla pace e la sicurezza in Europa) sono tutti non scontati ma il più delicato e difficile mi sembra il terzo, che è quello maggiormente influenzato dall’andamento

del conflitto e dalle attese e dagli obiettivi di Russia ed Ucraina.

Non c’è bisogno di essere acuti analisti di geopolitica per comprendere che il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati di pace saranno tanto più probabili in una condizione di “stallo” e di equilibrio della guerra, nella quale entrambi i protagonisti possano considerarsi e “vendersi” come vincitori (la propaganda ha un ruolo molto importante in questa guerra). Fintanto, viceversa, che uno dei contendenti avrà la speranza di trarre dal proseguimento della guerra qualche vantaggio in termini di occupazione del territorio, non avrà interesse a sedersi al tavolo dei negoziati.

Purtroppo in queste considerazioni sembrano non avere alcun peso le migliaia di morti che la guerra ha già causato e che potrà continuare a causare se non la si fermerà, e nemmeno giudizi sulle ragioni ed i torti (mi sembra riconosciuto da tutti – o quasi tutti – che la responsabilità del conflitto ricade su Putin e sul suo governo).

Per concludere tornerei al terzo e più delicato punto del piano di pace dell’Italia.

Credo che non possano essere considerate come accettabili le due situazioni estreme, di annessione alla Russia dei territori delle cosiddette Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk e della Crimea o di recupero da parte dell’Ucraina di una sovranità totale di questi territori. Penso che la trattativa verterà attorno ad altre due possibilità: la prima (oggi inaccettabile da parte ucraina), di una divisione dell’Ucraina, evocata più volte, in un’ Ucraina dell’Ovest ed un’Ucraina dell’ Est (satellite della Russia) sul modello della Corea; la seconda (più accettabile per gli ucraini) che dovrebbe riconoscere a questi territori un’autonomia delle aree contese che non contrasti con la sovranità di Kiev su tutto il territorio nazionale. In questo quadro potrebbero avere spazio anche iniziative referendarie e si dovrebbe porre particolare attenzione al nodo della sovranità, al controllo dei territori, alle disposizioni costituzionali e legislative di queste aree oltre che alle eventuali misure di autogoverno. Inoltre, dovranno essere regolati i diritti linguistici della popolazione e la conservazione del patrimonio storico-culturale.

Questa soluzione che oggi appare non gradita alla Russia, riporterebbe la situazione, dal punto di vista territoriale, a prima dell’invasione russa, ma dovrebbe porre rimedio alle condizioni di un’amministrazione ucraina violenta, oppressiva e sorda ai diritti delle minoranze sui territori di cui parliamo, dal 2014 in poi, che è stata la ragione ufficiale dell’intervento armato della Russia.

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