Si fa presto a dire “pace”
In questi giorni si svolgeranno tante manifestazioni per la pace in Ucraina, che si aggiungono a quelle che già si sono svolte negli scorsi mesi.
Sono iniziative che interpretano il desiderio di tutti che la guerra finisca al più presto e con essa le sofferenze, le morti e le devastazioni del popolo e del territorio ucraino e il senso di precarietà e di timore che provoca angoscia in tutti noi.
Bene quindi le manifestazioni e bene anche le (ormai poche) bandiere arcobaleno alle finestre.
Tuttavia vorrei aggiungere alcune considerazioni.
In primo luogo mi auguro che non venga turbato l’aspetto ed il carattere unitario che le manifestazioni per la pace debbono avere: pertanto nessuno dovrà intestare a sé la titolarità delle iniziative usando parole divisive oppure esibendo simboli ed immagini di parte.
Ciò che accomuna tutti i partecipanti, ed anche chi comunque solidarizza con una manifestazione, è il desiderio che le armi tacciano lasciando spazio ai negoziati di pace. Analogamente tutti riconoscono che c’è un aggressore ed un aggredito.
Sottolineo con forza questa esigenza di spirito unitario perchè sono convinto che tra coloro che partecipano a marce e manifestazioni per la pace in Ucraina esistano nella realtà numerosi motivi di contrasto e divisione.
Ad esempio ci sono opinioni diverse sulle cause della guerra e su chi ne porti la responsabilità principale: chi l’attribuisce esclusivamente a Putin, chi chiama in causa gli Stati Uniti e la Nato, chi punta il dito contro l’intransigenza di Zelensky….
Altro aspetto fortemente divisivo riguarda l’invio di armi all’Ucraina: c’è chi è d’accordo, vedendo in questo un doveroso sostegno alla legittima difesa degli ucraini e c’è chi ritiene che in questo modo si alimenta colpevolmente il conflitto.
E infine c’è un tema che viene normalmente sottaciuto anche dai tanti che chiedono (giustamente) a gran voce l’apertura di un serio negoziato di pace, ed è su quale piattaforma, su quali punti dovrebbe fondarsi tale negoziato.
Ad esempio: l’esercito russo dovrebbe ritirarsi o no dai territori occupati ripristinando la situazione ante 24 febbraio? I territori della Crimea, del Donbass, e del Lugansk, dovrebbero far parte del territorio ucraino, magari con un regime di parziale autonomia o dovrebbero acquisire l’indipendenza, magari a seguito di una libera consultazione elettorale? E l’Ucraina stessa, stato sovrano, potrebbe liberamente scegliere di aderire alla Unione Europea ed anche alla NATO oppure dovrebbe impegnarsi a mantenere uno status di neutralità.
Sono solo alcuni degli aspetti che il negoziato di pace che tutti auspichiamo dovrebbe affrontare.
In conclusione ribadisco che le manifestazioni e le marce pacifiste sono opportune anche se, per mantenere il loro indispensabile carattere unitario, sono obbligate a tenersi alla larga da quei problemi che in realtà si frappongono tra la guerra e la pace.