Il comune di Bologna, i cambiamenti climatici e la transizione energetica.
- Il PAESC.
Nell’aprile del 2021, cioè oltre due anni orsono, il Consiglio comunale di Bologna approvò il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), un importante strumento di programmazione che ha lo scopo di rendere la città più adattabile ai cambiamenti climatici e climaticamente sostenibile.
L’obiettivo del Piano è la definizione delle azioni necessarie per raggiungere la decarbonizzazione nel 2040 – traguardo che l’Unione europea pone oggi al 2050 – ma si prefigge anche un proposito di medio termine.
Le azioni del PAESC arrivano a considerare uno scenario al 2030 che, attraverso le tecnologie già oggi disponibili, consente di arrivare ad una riduzione delle emissioni di CO2 del 44%, pari a oltre 500 mila tonnellate di anidride carbonica ogni anno.
I protagonisti di questa transizione saranno il Comune, gli altri enti pubblici e gestori di pubblici servizi, il mondo produttivo e i singoli cittadini; sarà infatti anche l’azione dei singoli che permetterà alla città di rinnovarsi. Bologna dovrà diventare una città resiliente, solare e a basso consumo, attraverso interventi in tutti i settori (trasporti, patrimonio edilizio pubblico e privato, spazi aperti, infrastrutture verdi e blu).
La sola realizzazione della linea tranviaria elettrica che attraverserà la città sarà in grado di ridurre le emissioni di oltre 50 mila tonnellate di C02 ogni anno.
In questa città elettrica verranno gradualmente eliminati i carburanti a base di carbonio tramite mezzi alimentati da energia rinnovabile, con l’uso di biogas derivato dai rifiuti organici (che già oggi alimenta molti autobus), con idrogeno verde, ossia prodotto dall’acqua a partire da energie pulite, e con i combustibili prodotti dai sistemi di immagazzinamento che convertono i surplus delle energie rinnovabili in gas (power-to-gas).
I macro-ambiti di intervento del PAESC sono:
a) ondate di calore in ambito urbano, da mitigare mediante interventi mirati all’incremento della fitomassa (alberi), controllo della radiazione solare e di riduzione della vulnerabilità della popolazione mediante sistemi di allerta, di informazione e partecipazione attiva.
b) eventi estremi di pioggia e dissesto idrogeologico, per migliorare la risposta idrologica della città e il drenaggio urbano, anche mediante interventi strutturali, di depavimentazione/desigillazione ecc.
c) carenza e qualità della risorsa idrica, mediante azioni di rinnovo delle reti, riduzione degli sprechi e razionalizzazione dei consumi idrici.
d) rigenerazione degli edifici civili e della relativa dotazione impiantistica, per la riqualificazione energetica profonda degli edifici e la creazione di zone ad energia zero o energia positiva, mediante un set di azioni coordinate di regolamentazione di diffusione delle competenze ecc.
e) produzione di energia da fonti rinnovabili, per aumentare la potenza installata di impianti fotovoltaici anche mediante la promozione dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche.
f) decarbonizzazione dei trasporti e mobilità sostenibile, mediante l’elettrificazione e la diversione modale dei trasporti verso il trasporto pubblico e la mobilità ciclabile.
g) edifici comunali e illuminazione pubblica, per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico e dei sistemi di illuminazione stradale.
h) transizione energetica nel settore industriale, per il contenimento degli usi finali elettrici ed il sostegno verso progetti di innovazione tecnologica ed il ricorso ai vettori di energia rinnovabili (idrogeno, power to gas e biogas).
Sono infine state individuate sei azioni chiave, ovvero misure di significative che affrontano gli aspetti di mitigazione e adattamento, avviate o già realizzate sul territorio comunale:
1) riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica
2) progetto GECO “Green Energy Community” in zona Roveri
3) linea rossa del tram
4) programmazione di aumento del verde e delle alberature
5) interventi di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico e di manutenzione dei rii collinari e del canale Navile
6) recupero delle acque dell’impianto IDAR (impianto di trattamenti dei fanghi industriali di via Shakespeare) nell’ambito dell’accordo di programma regionale.
2) Missione UE “Città Neutrali”
Nell’aprile 2022, Bologna è stata selezionata come una delle città dell’Unione Europea per partecipare alla Cities Mission delle città intelligenti e a impatto climatico zero entro il 2030. In tutto sono 112: 100, compresa Bologna, sono in paesi membri dell’UE, 12 in paesi partner. Il primo passo previsto da questo percorso per arrivare alla neutralità climatica è il Climate City Contract, uno strumento che aiuterà a delineare le tappe e i percorsi per raggiungere l’obiettivo.
Che cos’è un Climate City Contract?
Net Zero Cities (NZC), il consorzio europeo responsabile del coordinamento della Missione e supporto delle città durante tutto il percorso, ha stabilito che la costruzione di un Climate City Contract sarà il primo step che le città selezionate dovranno impegnarsi a raggiungere. La Commissione Europea descrive il Climate City Contract (letteralmente, “contratto cittadino per il clima”) come un processo e un documento composto da diverse componenti: gli impegni strategici, le azioni e gli investimenti. Tutte insieme, queste componenti accompagnano e guidano le città selezionate verso la neutralità climatica. Vediamoli più in dettaglio
Impegni
Gli impegni strategici nasceranno da un processo condiviso con attori locali, regionali e nazionali di definizione di una strategia per raggiungere la neutralità climatica il più rapidamente possibile. Per esempio, attraverso l’impegno delle aziende del territorio a decarbonizzare la flotta dei propri veicoli o l’impegno del Comune a preservare e favorire il rispetto del patrimonio verde. O ancora un’iniziativa della Regione per favorire e sostenere l’acquisto di prodotti di prossimità.
Il documento degli impegni sarà diviso in due parti. La prima descrive brevemente la Missione a Bologna: quali sono gli ambiti prioritari da affrontare e qual è l’obiettivo generale. In più, include le sottoscrizioni del Contratto dei principali attori coinvolti (Comune ed aziende partecipate). La seconda parte consiste in un appendice con la raccolta delle firme di accordi tra il Comune e ulteriori enti (privati o pubblici) che si impegnano a realizzare azioni concrete di trasformazione verso la neutralità.
Azioni
Il Piano d’Azione identifica i punti di forza e le lacune delle strategie, delle politiche e dei piani già esistenti a livello cittadino. Da questa sorta di analisi verrà costruito un vero e proprio portafoglio di interventi coordinato con il Piano di Investimenti per raggiungere l’obiettivo al 2030.
Investimenti
Il Piano di Investimenti fornisce una valutazione dei costi e dell’impatto delle azioni al fine di mobilitare strategicamente i finanziamenti pubblici e attrarre capitali privati per finanziare i percorsi della città verso la neutralità climatica.
A che punto è Bologna
Attualmente l’amministrazione comunale sta lavorando alla costruzione del proprio Climate City Contract, con quattro grandi obiettivi principali:
- Federare e unire gli attori principali, definire gli impegni, le funzioni e gli investimenti che possono fornire;
- Co-progettare le azioni da realizzare per raggiungere l’obiettivo;
- Co-realizzare le azioni co-progettate assieme a tutti gli attori individuati e coinvolti;
- Misurare gli esiti con metriche condivise, per valutare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi.
Per raggiungere la neutralità climatica Bologna dovrà progressivamente attivare diversi strumenti all’interno della cornice del Climate City Contract. Innanzitutto, l’Assemblea cittadina, formata da cittadini e cittadine che verranno estratti a sorte. L’Assemblea è uno strumento di dialogo e confronto che servirà a “scrivere in maniera partecipata il contratto sul clima previsto dalla missione europea sulla città neutrali”, avendo cura di allargare il più possibile la partecipazione perché rifletta la composizione reale della città.
Se l’Assemblea rimane il luogo privilegiato del confronto, questa verrà affiancata da una Piattaforma aperta di ascolto e collaborazione con i cittadini, anche nell’ambito di percorsi partecipativi già esistenti, e dal Piano di Investimenti, che è da intendersi come un vero e proprio business plan che guiderà gli interventi in modo da segnare il passo per la realizzazione della neutralità. Il senso, tra l’altro, è che la neutralità non sia solo una serie di misure. già importantissime, per azzerare l’impatto della città sull’ambiente, ma anche un’opportunità di sviluppo in senso sostenibile ed eco-compatibile.
Il percorso sarà monitorato da un Bilancio d’impatto che non si limiti, perciò, a indicare a che punto si trova la città rispetto agli obiettivi che si è posta e che sono indicati nel Climate City Contract, a cominciare dalle emissioni. Il Bilancio d’impatto renderà anche conto degli impatti sociali ed economici che questo percorso genererà. I prossimi mesi quindi saranno chiave per la costruzione del Contratto Cittadino per il Clima.
- L’Assemblea cittadina per il clima.
Lunedì 29 maggio 2023 si è tenuto il primo incontro dell’ Assemblea cittadina per il clima, lo strumento partecipativo grazie al quale un gruppo di abitanti e utenti di Bologna parteciperanno al processo decisionale della città per affrontare la crisi climatica.
Le 100 persone sorteggiate includono soprattutto residenti, ma anche pendolari e studenti fuorisede. si sono riunite lunedì sera negli spazi di Bologna Attiva, presso DumBO, per la prima seduta. L’appuntamento, inizialmente previsto per il 19 maggio, era stato rinviato a causa dell’alluvione che ha colpito Bologna: un segno ironico (?????) dell’urgenza di affrontare il cambiamento climatico, i cui effetti colpiscono già la città e la regione.
Durante la prima seduta di lunedì sera sono intervenuti esperti di fisica del clima, energie rinnovabili, mobilità, agricoltura e altri settori che hanno un impatto sul cambiamento climatico – o ne sono colpiti. Una sorta di “corso accelerato” sui cambiamenti ambientali in atto, in modo che i e le partecipanti all’Assemblea abbiano informazioni necessarie e complete sulla complessità del problema.
I 100 partecipanti hanno poi continuato il dialogo con un gruppo di esperte ed esperti in gruppi tematici, per approfondire e fare domande: energia, edifici, mobilità e infrastrutture, agricoltura e clima, giustizia climatica e sociale, adattamento. Gli esperti saranno a disposizione dell’Assemblea per approfondimenti e chiarimenti per tutta la durata del processo.
La serata si è conclusa con il sorteggio dei due portavoce dell’Assemblea – pescati da un bacino di volontari – che contribuiranno anche all’organizzazione delle prossime sedute per garantire le necessità dei partecipanti. Su queste – e sul funzionamento in generale dell’Assemblea – sorveglia anche un gruppo di osservatori indipendenti e una delegazione di Action Aid.
Le prossime sedute dell’Assemblea saranno a giugno e all’inizio di luglio, e riprenderanno a settembre dopo una pausa estiva. Complessivamente, gli incontri previsti sono 8, a meno che l’Assemblea stessa non decida che ci sia la necessità di prolungare i lavori del gruppo. L’obiettivo è stendere alcune proposte e raccomandazioni per il Comune su tre fattori cruciali per affrontare il cambiamento climatico: la strada da percorrere per la transizione energetica della città; come affrontare gli effetti già concreti del cambiamento climatico (come le ondate di calore, siccità e alluvioni); quali sono gli ostacoli al raggiungimento degli obiettivi (per esempio nelle norme e nei regolamenti comunali). Dopo i primi incontri dedicati alla formazione, i e le partecipanti all’Assemblea passeranno alle fasi di ascolto e confronto e infine di deliberazione.
OSSERVAZIONI CRITICHE
Il Comune di Bologna si era dotato fin dall’aprile di due anni fa, di un importante strumento di programmazione (PAESC) che anticipava di 10 anni, al 2040, gli obiettivi europei di neutralizzazione carbonica.
Un anno dopo Bologna entra a far parte del ristretto numero di città europee che s’impegnano nel progetto ambizioso e sfidante di anticipare di altri 10 anni, cioè al 2030, l’obiettivo di neutralità carbonica.
Mi sarei aspettato che l’impegno della nostra amministrazione si sarebbe concentrato sul PAESC e sulle azioni in esso previste, nel senso di rivederle ed integrarle, rendendole ancora più incisive ed efficaci, in modo da costruire a partire da esse, nel tempo più rapido possibile, il Contratto cittadino sul clima.
Io non so se questo sia avvenuto. Registro tuttavia che di questo non si fa cenno alcuno nei documenti al n.2 e 3: il PAESC sembra essere completamente ignorato.
Questa mancanza mi sembra particolarmente grave riguardo all’ Assemblea cittadina sul clima (n.3): un ‘analisi sui costi ed i benefici di questo strumento partecipativo potrà essere fatta, stando alla tempistica prevista, non prima della primavera 2024. Tuttavia qualche osservazione penso possa essere fatta fin da adesso.
Ho seguito da vicino la nascita di questo istituto di partecipazione ed è mia opinione che il Comune di Bologna sia stato trascinato verso questa scelta soprattutto da parte degli esponenti di Extinction Rebellion (da cui era nata la richiesta di dichiarazione di emergenza climatica da parte del consiglio comunale) e di alcuni fautori della democrazia deliberativa. Ritengo abbia pesato anche un certo sentimento di “narcisismo istituzionale” (a Bologna siamo sempre i primi ed i più progressisti). Il mio timore è che i 100 cittadini dell’Assemblea finiranno per consegnare al Consiglio comunale di Bologna una deliberazione che conterrà una serie di proposte e raccomandazioni per il Comune su tre fattori cruciali per affrontare il cambiamento climatico (non si fa alcun riferimento al PAESC) che temo saranno pesantemente influenzate dagli esperti che affiancano i lavori dell’assemblea, senza che la città nel suo complesso sia stata davvero coinvolta. Solo allora il Comune potrà perfezionare il Contratto cittadino sul clima, quando mancheranno poco più di 6 anni alla scadenza del 2030.
In estrema sintesi ritengo che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto seguire un percorso diverso. Non appena ottenuta la lusinghiera candidatura europea a “città neutrale” avrebbe dovuto mettere al lavoro i propri tecnici e l’insieme dei soggetti pubblici e privati (Hera, Tper, Acer ecc.) interessati alle azioni del PAESC, per una revisione del piano tale da adeguarlo alle nuove scadenze (2030) e consentire una tempestiva stesura del Contratto Cittadino per il Clima. In parallelo, attraverso la collaborazione della Fondazione Innovazione Urbana, attivare un’intensa campagna di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza (mediante Laboratori partecipativi ed altre modalità in cui la FIU è esperta) sui contenuti del Piano ed in particolare su quelli (e sono tanti) che richiedono la collaborazione attiva dei cittadini: ricordo solo a titolo di esempio il tema della mobilità sostenibile, la rigenerazione degli edifici civili e la produzione di energia da fonti rinnovabili (comunità energetica ed autoconsumo collettivo).
Questo lavoro, oltre a rappresentare un’occasione di verifica e di validazione della nuova versione del PAESC, da sottoporre al Consiglio comunale per l’approvazione, sarebbe stato propedeutico alla implementazione di alcune delle principali azioni previste dal Piano stesso. I laboratori partecipativi avrebbero potuto anche essere coinvolti nel monitoraggio delle azioni di piano negli anni successivi, fino al 2030.
Paolo Natali, giugno 2023
Ma sarà l’organismo istituzionale rappresentativo a prendere la decisione finale: quindi l’Assemblea non può essere considerata, a mio giudizio, uno strumento di democrazia deliberativa, come il Bilancio Partecipativo