Il Rapporto BES
L’ISTAT ha pubblicato in questi giorni il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile, oggi alla sua undicesima edizione, che offre un ritratto multidimensionale dell’Italia, fedele e rispettoso della ricchezza e della complessità del Paese. Il Rapporto è scaricabile dal sito dell’ISTAT.Il Rapporto
Che lo si consulti per una visione complessiva di come si vive in Italia, per studiarne le dinamiche nel tempo o nel territorio, per comprendere progressi, sviluppi e battute di arresto, o per orientare le decisioni politiche e gli interventi, il Rapporto Bes e la sua documentazione statistica sono l’espressione matura di una visione operativa, oltre che fine ed evoluta sul piano teorico e metodologico, della sostenibilità, nei suoi pilastri ambientale, economico, sociale, e culturale.
I 12 domini fondamentali (sanità, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione ricerca e produttività, qualità dei servizi) che ne costituiscono dal 2013 il quadro di riferimento e i 152 indicatori che sono proposti in questa edizione mettono a disposizione dei lettori una molteplicità di tratti significativi delle vicende del nostro Paese, con attenzione immutata alle persone che lo abitano, alle loro necessità, alle risorse e alle opportunità vecchie e nuove alle quali possono accedere, ai cambiamenti che hanno ottenuto o subìto, alle disuguaglianze dalle quali cercano di affrancarsi, ai loro stati di animo e alle loro prospettive per il futuro.
Come si vive, in Italia? Per più della metà degli indicatori, i dati sono disaggregati per genere.
Ancora oggi, il loro andamento descrive lo svantaggio delle donne, soprattutto nel lavoro, nel benessere economico, e nella presenza negli organi decisionali.
Quest’anno, poi, il Rapporto dedica una particolare attenzione alle disuguaglianze per livello di istruzione, una delle più importanti determinanti del benessere. A un livello di istruzione più elevato corrisponde un vantaggio rispetto a tutti gli indicatori economici, sociali e culturali. Particolarmente evidente la protezione rispetto ai numerosi indicatori di disagio economico. Tra i laureati, infatti, appena lo 0,6 per cento vive in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, mentre tra coloro che hanno al massimo la licenza media la percentuale sale al 7,5 per cento. L’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio: è pari al 13,6 per cento tra chi ha al massimo la licenza di scuola media e scende al 2,2 per cento tra chi ha conseguito un titolo terziario. Tra chi ha un titolo di studio più basso, inoltre, più di una persona ogni quattro è a rischio di povertà di reddito (25,8 per cento rispetto all’8,7 per cento tra chi ha un titolo di studio alto).
I fenomeni e i processi descritti dalla ricca documentazione statistica sul benessere resa disponibile con il Rapporto tracciano una mappa notevolmente accurata e concreta dei bisogni di politiche espressi dal Paese.
L’impegno dell’Istat è quello di fornire, attraverso l’evoluzione del benessere, elementi utili per monitorare anche nei prossimi anni i risultati dell’ampio spettro di misure oggetto delle missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Anche l’equità, tema centrale nel sistema di misurazione Bes, è particolarmente rilevante per il monitoraggio del PNRR che ha tra le sue priorità trasversali la riduzione dei divari di genere, generazione e territoriali.
Tra i possibili ambiti di analisi delle disuguaglianze di benessere, quello territoriale assume un a particolare importanza nel nostro Paese, e il sistema Bes consente di misurare le disuguaglianze territoriali fino al livello regionale per 144 su 152 indicatori.